In linea di principio tutti sono d’accordo sul fatto che – fermo restando la necessità delle riforme e del risanamento dei conti – ci possano essere margini per scappare alla morsa del patto di stabilità, ma nelle pratica è tutto da vedere. Il primo Eurogruppo sotto presidenza di turno italiana si chiude così, con un risultato che induce il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, a essere ottimista. Come spiega, “oggi abbiamo cominciato a discutere delle priorità italiane, che riguardano crescita e occupazione e che si articolano su tre pilastri: più integrazione e più mercato interno, riforme strutturali, e investimenti per la crescita”. Su tutto questo “c’è stato un ampio scambio di vedute e un accordo sul fatto che queste devono essere le priorità”, e dunque – a sentire il titolare del Tesoro – in Europa si inizia a lavorare per la crescita – come chiesto più volte dal capo di governo, Matteo Renzi – e non solo sulla stabilità. Tuttavia, riconosce Padoan, “c’è anche divergenza di vedute su quale tipo di specifiche misure sono necessarie, ma lo considero un inizio molto incoraggiante per la discussione che avremo domani in Ecofin”.
Non più tardi di questa tarda mattinata il presidente dell’Eurogruppo aveva ripetuto per ben tre volte che la flessibilità si concedere a chi fa le riforme. Padoan potrebbe aver cominciato col piede giusto, ma si saprà domani. Intanto incassa il sostegno degli irlandesi. “Adesso che le l’Eurozona si è ripresa penso che le regole debbano essere riviste e un’interpretazione più precisa per avere più flessibilità sarebbe la benvenuta”, sostiene Michael Noonan. Padoan comunque precisa che “non è stato fatto alcun ragionamento che lega specifiche misure alla flessibilità di bilancio”. Per il momento ci si concentra sul taglio del cuneo fiscale, “che è una priorità non solo per l’Italia ma per altri paesi”. L’obiettivo è trovare “un disegno che sia il più efficace sia in termini di risultati che in termini di copertura”. Un tema che sta caro al dicastero di via XX settembre, dato che – rileva Padoan – “in Italia il carico fiscale rimane ancora molto elevato, bisogna farlo cadere compatibilmente con gli spazi fiscali che il paese ha a disposizione”.
A parte l’irlandese però la linea di Bruxelles non è cambiata rispetto al Consiglio europeo di fine giugno. “Non esiste debito buono o debito cattivo; il debito è sempre debito, è deficit: su questo non ci piove”, ha detto il commissario agli Affari economici pro tempore Siim Kallas al termine dell’Ecofin, stroncando dunque ogni discussione sul debito per fare investimenti. Poco prima il presidente dell’Eurogruppo Jeroem Dijsselbloem aveva spiegato che “abbiamo preso atto delle conclusioni del Consiglio e del fatto che nessun paese ha chiesto di cambiare le regole”. Però oggi “non si è discusso di flessibilità, anche se vedo un dibattito molto interessante sui giornali… Noi stiamo dentro le regole esistenti dove la flessibilità c’è, e il tempo in più è già stato concesso in alcuni casi”. Come quello francese, e dunque in serata sembrava quasi disperato l’appello del presidente François Hollande che diceva che “ogni Paese, inclusa la Francia, deve rispettare gli impegni ma vanno usati tutti i margini, tutta la flessibilità per chi è impegnato nella riforme”.