Costringere lavoratori ad accettare lavoratori interinali anche quando la mansione prevederebbe un contratto a tempo indeterminato, tentando di interpretare a proprio modo la direttiva europea in materia. È quanto starebbe facendo l’industria petrolifera finlandese aprendo un caso alla Corte di Giustizia Ue che potrebbe avere conseguenze su tutto il mondo del lavoro europeo. È la denuncia della Confederazione europea dei sindacati, lanciata il giorno della prima audizione sull’argomento al tribunale comunitario che dovrà decidere se il contratto collettivo stipulato tra sindacati e datori di lavoro nel settore petrolifero, che autorizza l’impiego di lavoratori temporanei esclusivamente in casi specifici, sia conforme alla direttiva o se piuttosto questa non dica che si deve poter fare ricorso agli interinali più spesso.
Nello specifico la domanda di pronuncia pregiudiziale si chiede se l’articolo 4, paragrafo 1, della direttiva sul ricorso al lavoro tramite agenzia interinale affermi o meno che “il ricorso per lungo tempo a lavoratori interinali a fianco dei lavoratori propri dell’impresa nelle abituali mansioni di quest’ultima possa considerarsi un’utilizzazione vietata di manodopera interinale”. “Questo caso poggia sull’interpretazione dell’articolo 4 della direttiva che impone ai paesi di rivedere le restrizioni o i divieti al ricorso a lavoratori temporanei. I datori di lavoro affermano che la direttiva impone l’eliminazione di tali restrizioni o divieti mentre invece non dice niente del genere”, si legge in una nota della Ces. “Sollevando questo caso, i datori di lavoro stanno solo cercando di tagliare i costi e aumentare i profitti a scapito dei lavoratori”, denuncia il segretario confederale della confederazione, Veronica Nilsson. Per questo i sindacati europei, continua la segretaria “chiedono alla Corte di giustizia di respingere il tentativo palese di datori di lavoro di riscrivere la legge a proprio beneficio”, e allo scopo di “superare i contratti collettivi che hanno volontariamente stipulato”.
Con questa decisione, afferma ancora la Ces nella nota “la Corte ha l’opportunità di preservare questa importante normativa sociale da interpretazioni fuorvianti che potrebbero portare ad un aumento dei posti di lavoro a tempo parziale a scapito di lavoro a tempo pieno”.