“Se vogliamo rilanciare l’economia europea come quella americana” è “essenziale” portare a termine “con vigore la pulizia dei bilanci” nel sistema bancario. Lo sostiene il presidente dell’Eba (Autorità bancaria europea) Andrea Enria, in audizione al Senato presso la commissione Finanze. Secondo Enria, “negli Stati Uniti questo processo” di pulizia “è stato molto più rapido che in Europa”, e ciò “ha consentito di far ripartire prima i prestiti per imprese e famiglie”.
In soldoni, “pulire” i bilanci delle banche vuol dire liberarli dalle passività costituite da titoli tossici e crediti inesigibili. Operazione alla quale, in alcuni Paesi, si è provveduto attraverso un intervento diretto dello Stato per salvare gli istituti di credito. In Italia ci “stiamo lavorando”, continua a ripetere da qualche settimana il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il quale – come ha dichiarato in occasione della presentazione del rapporto Ocse sull’italia – sta cercando di mettere a punto “degli strumenti che genericamente vanno sotto il nome di Bad Bank”, letteralmente una ‘banca cattiva’ che acquisti le sofferenze degli istituti di credito. L’intento dichiarato dal ministro è duplice: da un lato minimizzare l’intervento pubblico, facendo sì che all’operazione partecipino anche i privati – un’impresa ardua di per sé, perché richiederebbe un investimento ad altissimo rischio – e dall’altro lato evitare di cadere nella tagliola della regolamentazione europea sugli aiuti di Stato, in questo caso alle banche che ne beneficerebbero.
“Non è compito mio pronunciarmi sugli aiuti di Stato”, premette Enria davanti ai senatori, ammettendo che il problema sussiste. Tuttavia, ribadisce, “è auspicabile la pulizia dei bilanci del sistema bancario” per evitare il prolungarsi della crisi economica. Infatti secondo il presidente dell’Eba, “se non si ristruttura il credito delle banche, l’altro lato della medaglia è che i debiti continuano a gravare in modo eccessivo su imprese e famiglie, ritardando la ripresa di consumi e investimenti”.
Nel corso dell’audizione, parlando più in generale dell’Unione bancaria, il capo dell’Autorità europea ha sottolineato l’importanza dell’armonizzazione delle regole tra i vari Stati membri perché il mercato unico creditizio funzioni. Compito affidato in buona parte proprio all’Eba, incaricata di stilare il ‘sigle rulebook’. “Al momento, abbiamo pubblicato 95 ‘technical standards’ (le indicazioni tecniche che valgono per tutti i 28 paesi dell’Ue), e ne stiamo preparando circa altri 50 che dovrebbero essere terminati per la fine del 2015”, rivela Enria. Tuttavia, “nonostante i notevoli progressi nella creazione del Single Rulebook”, lamenta il presidente dell’autorità, “la legislazione lascia ancora eccessivi spazi di discrezionalità alle autorità nazionali nell’applicazione di aspetti chiave delle regole”.
Gli standard definiti dall’Eba “includono anche quelli necessari per l’applicazione della direttiva sulla risoluzione delle crisi bancarie”. Tra questi ce n’è uno, in particolare, che merita di essere segnalato, perché implica l’assunzione di rischi da parte degli investitori che, pensando siano più sicure, puntano sulle obbligazioni invece che sulle azioni degli istituti di credito.
La norma in questione, spiega Enria, “prevede la possibilità che i sottoscrittori di titoli emessi dalle banche siano chiamati ad assorbire le perdite, in caso di crisi, con la trasformazione delle obbligazioni in azioni”. Un meccanismo che punta a “evitare in futuro la necessità di nuovi salvataggi con risorse pubbliche”, ma che appunto aumenta i rischi per gli investitori obbligazionari. Non a caso, lo stesso Enria sottolinea quanto sia “importante che tali strumenti (le obbligazioni bancarie) siano collocati solamente a clienti consapevoli dei rischi che stanno assumendo”.