Bruxelles – La crescita c’è, la riduzione dell’indebitamento generale dei governi anche. La situazione economica, in sostanza, può far sorridere. Le previsioni economiche di primavera della Commissione europea sono “incoraggianti”, non esita a dire il commissario per l’Euro, Valdis Dombrovskis. Il Pil dell’Ue crescerà dell’1,8% nel 2015, quello dell’Eurozona dell’1,5%. Numeri migliori di quelli forniti in occasione delle previsioni economiche invernali, pubblicate tre mesi fa (+0,1% il rialzo previsto oggi a Bruxelles per l’Ue, +0,2% quello per Eurolandia). Nel 2016 il Prodotto interno lordo dell’Ue crescerà del +2,1%, e l’1,9% nell’Europa a diciannove. La ripresa spingerà in basso la disoccupazione. Il trend per l’Ue è il seguente: 10,6% nel 2014, 9,6% nel 2015, 9,2% nel 2016. Tasso in dimunizione anche nell’area Euro: 11,6% nel 2014, 11% nel 2015, 10,6% nel 2016. Insomma, “le prospettive di crescita europee si fanno più rosee”, premette lo studio.
L’Europa beneficia di molti fattori di sostegno. I prezzi del petrolio che rimangono bassi, la crescita globale stabile, l’euro che continua a deprezzarsi sono tutte elementi favorevoli. Sul fronte monetario, il Quantitative Easing della Bce “sta avendo un impatto significativo sui mercati finanziari, contribuendo ad abbassare i tassi di interesse e le aspettative di miglioramento delle condizioni di credito”. Ancora, con la politica di bilancio generale dell’Ue sostanzialmente neutrale – né rigida né troppo flessibile – la politica fiscale “è accomodante”. Ma a questi fattori si aggiunge quello delle riforme. “Il proseguimento delle riforme strutturali deve produrre i suoi frutti”, sostiene la Commissione Ue. “Riforme strutturali, aumento degli investimenti e responsabilità fiscale restano le tre priorità”, scandisce Dombrovskis. Dello stesso avviso il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici. “Va fatto di più per consolidare la ripresa ed evitare che sia solo un fenomeno stagionale”, sottolinea il francese, che invoca “investimenti, riforme e politiche fiscali responsabili”, tre condizioni “chiave” per crescita e occupazione in Europa.
Tra i Paesi più sotto la lente d’ingrandimento benino la Francia. Il Pil crescerà quest’anno (+1,1%) e soprattutto nel prossimo (+1,7%), l’eccesso di deficit nel rapporto al Pil si ridurrà per tornare sotto la soglia del 3% richiesto (3,8% nel 2015 e 3,5% nel 2016 rispetto al 4% di fine 2014), ma aumenterà la spesa (+1,4% di debito nel 2015, e un ulteriore +0,6% nel 2016). Cambia poco o niente in Germania, ancora troppo competitiva. Bruxelles chiede da tempo di ridurre la mole di esportazioni, ma l’export tedesco “è destinato a crescere per via alla crescita della domanda dei partner commerciali”. Non solo. Il surplus delle partite correnti tedesco “è destinato a salire ulteriormente nel 2015 a causa di miglioramenti delle ragioni di scambio”.
“Ci sono elementi che indicano che una vera ripresa ciclica è in corso”, sottolinea Moscovici. “Tutti i Paesi dell’Ue dovrebbero beneficiare di queste condizioni, ma dipenderà dalla reattività delle singole economie”. Tradotto, servono fare riforme. “Il fatto che ci siano queste condizioni non deve indurre a ritenere che non servano più sforzi. Al contrario, è proprio adesso il momento di continuare con le riforme”, anche perchè le è vero che riforme strutturali portate avanti finora “stanno producendo i loro frutti”, ma è altresì vero che “permangono ancora alcune debolezze strutturali” che vanno eliminate. In questo le scelte della Commissione Ue possono giocare un ruolo importante. La scelta di neutralità di questo esecutivo comunitario, rimarca Moscovici, “concretamente significa che l’impatto del consolidamento di bilancio sulla crescita sta scemando e non ha più effetto negativo su quest’ultima”.