Dalla nostra inviata
Amatrice – Ogni volta lo stesso copione. Cambiano luoghi, date e orari, cambiano i volti delle istituzioni che il giorno dopo si recano sul luogo del disastro, ma non cambiano gli occhi di chi ha perso tutto, non cambiano i soccorsi, la solidarietà del Paese, gli elenchi dei nomi da ricordare. Succede in Italia, ad ogni terremoto. Anche l’ultimo evento sismico, che ha provocato 296 decessi tra i comuni di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto nel centro Italia, riproduce un copione già noto: case non abbastanza sicure, pochi soldi per la prevenzione stanziati negli anni e mai spesi. E il prezzo da pagare per un evento naturale è sempre la morte delle persone.
Nel nostro paese manca una politica della prevenzione che riesca a prevenire non solo i terremoti ma soprattutto la morte di molti cittadini. Basterebbe costruire meglio le case in cui si decide di vivere, sapere se il tetto sotto cui si dorme è sicuro oppure no e se il suolo su cui camminiamo si muoverà da un momento all’altro.
In Italia fino ad oggi sono stati spesi 150 miliardi di euro per la ricostruzione degli edifici distrutti dal sisma e solo 965 milioni di euro in prevenzione. Si stima che per la messa in sicurezza dell’intero patrimonio immobiliare italiano, il 60% del quale è stato costruito prima dell’introduzione delle norme antisismiche, costi 36 miliardi di euro, un quinto dei soldi fino ad oggi spesi in ricostruzione post-sisma.