“Controllare i prezzi dell’energia”: il presidente di Confindustria interviene a Bruxelles al convengo “European Industrial Policy: An Industrial Renaissance”. “La coesione sociale è minacciata”
Il processo per la ripresa economica “è lento e difficile” e l’industria è “l’unico pilastro” sul quale fondare la ripresa. Non ha dubbi Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, come non ne ha nel rivelare “di avere un sogno: gli Stati Uniti d’Europa”. Il leader degli industriali italiani parla al convegno “European Industrial Policy: An Industrial Renaissance”, in corso a Bruxelles, dove si stanno confrontando i maggiori attori economici ed istituzionali europei.
“Anche prima della crisi – ricorda – la forza lavoro impiegata nel settore manifatturiero era in calo. Tra il 1998 e il 2009, 6 milioni di posti di lavoro sono stati persi. La crisi economica e finanziaria ha inflitto danni profondi al settore industriale. Rispetto al 2008, la produzione dell’industria manifatturiera europea ha perso circa il 12,4% e il suo contributo al PIL è diminuito di un punto, per l’attuale 15,1%”. Il grande rischio ora, ammette anche il capo degli industriali italiani, è che “la coesione sociale è minacciata dalla crisi. Rispetto ai livelli precedenti, abbiamo perso 3,8 milioni di posti di lavoro e l’11% dell’occupazione totale. Al contrario, i nostri principali concorrenti hanno dimostrato una maggiore flessibilità e più pragmatismo e stanno recuperando più velocemente”.
“In questo contesto – ha sottolineato – abbiamo bisogno di cambiare marcia…l’austerità da sola non può essere una garanzia di crescita. Nel dibattito “austerità contro crescita” dobbiamo trovare gli elementi per una strategia anti-crisi che si basa su un giusto equilibrio tra la responsabilità e lo sviluppo. Ridurre la burocrazia, la mobilitazione di risorse per investimenti produttivi, un più facile accesso al credito, riduzione costi: questo è ciò che abbiamo bisogno di fare rivivere l’industria europea”. Squinzi ovviamente sottolinea che “l’industria è in realtà il cuore dei nostri sistemi economici, è l’unico pilastro su cui costruire un futuro più promettente e che non ci può essere produzione di ricchezza senza industria”. Per questo, dice, “è essenziale” che le politiche in materia di energia, il clima, l’ambiente, il commercio e la concorrenza siano “sviluppate e attuate con l’obiettivo di re-industrializzazione dell’Europa, riducendo i costi complessivi e di rafforzamento della competitività globale”. In questo campo il costo dell’energia e la sicurezza dell’approvvigionamento “sono due dei fattori più importanti che determinano le opzioni per la localizzazione della produzione e degli investimenti”.
Altri punti sui quali concentrarsi sono “gli investimenti in ricerca e innovazione” e “la situazione del credito che rende quasi impossibile investire”. Infine, dice il leader degli industriali italiani, “abbiamo bisogno di lavorare sulla riduzione dei costi di produzione, mettendo le imprese in grado di competere su un piano di parità con i loro concorrenti internazionali”. Per Squinzi “dobbiamo proseguire lungo la via aperta dalla comunicazione sulla politica industriale lo scorso ottobre, che ha fissato l’obiettivo di aumentare al 20% la quota di produzione del PIL entro il 2020. Ci sono molte iniziative interessanti in cantiere. Penso, per esempio, circa il nuovo piano europeo di acciaio, L’industria siderurgica, insieme con le automobili, prodotti chimici, elettronica, e la costruzione, è infatti uno dei capisaldi dell’industria europea”.
Per fare tutto questo sono necessarie due cose: Golden rule per gli investimenti ed eurobond. Dice Squinzi: “Abbiamo bisogno di esaminare la possibilità di separare la spesa produttiva dal computo dei deficit, l’introduzione di obbligazioni per finanziare le infrastrutture critiche e di un programma di sostegno per l’occupazione, sia dei giovani e di coloro che perdono il posto di lavoro in una fase successiva della vita”.
Ezio Baldari