È durata poco più di un anno l’avventura di Alenka Bratusek come primo ministro della Slovenia. La prima premier donna della storia del Paese, eletta a marzo del 2013, è già stata costretta a dimettersi. Secondo i media locali avrebbe inviato oggi la lettera di dimissioni al presidente della Repubblica Borut Pahor e al presidente del Parlamento Janko Veber. Il passo indietro, già annunciato, è arrivato una decina di giorni dopo la sconfitta nella battaglia per la leadership del suo stesso partito, “Slovenia positiva”, conquistata dal sindaco di Lubiana, Zoran Jankovic.
A fare esplodere la crisi di governo il rifiuto, da parte degli altri partiti della coalizione, di appoggiare un esecutivo guidato da Jankovic, accusato di abuso d’ufficio. La ex premier, in un messaggio su Twitter, ha auspicato per il Paese elezioni anticipate già prima dell’estate: si parla, come possibile data, del 22 giugno. Per la Slovenia, si tratterebbe della seconda tornata di elezioni anticipate in tre anni. Non è però escluso che il centrodestra proponga il nome di un altro premier incaricato per far slittare il voto a ottobre, quando potrebbero presentarsi con un’unica lista popolari e Nuova Slovenia.
La piccola repubblica ex jugoslava è ancora alle prese con l’attuazione del piano di austerità per superare la crisi bancaria e finanziaria che l’attanaglia dal 2011. “La Slovenia – ha assicurato Bratusek nel suo ultimo discorso da premier – si è rimessa sulla buona strada. Ora ci sono segnali incoraggianti di stabilizzazione economica con una crescita che si è attestata al 2,1% nel 2013”.
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