Il Portogallo è ufficialmente uscito dal programma di assistenza finanziaria della Troika. Dopo 3 anni, 78 miliardi di prestiti e un severo programma di riforme e austerità, che è stato duramente contestato dai cittadini e anche portato davanti alla Corte Costituzionale e in parte da questa bocciato, il Paese esce dalla “sorveglianza” anche se i ministri dell’Eurogruppo continueranno a monitorare la fase post-programma.
“Grazie agli sforzi determinati delle autorità portoghesi e la resilienza e il coraggio del popolo portoghese, sono stati compiuti importanti progressi per affrontare gli squilibri economici che gravavano sul paese da molti anni”, ha commentato il commissario ad interim agli Affari economici e monetari, Siim Kallas, che sostituisce Olli Rehn in congedo in quanto candidato alle europee. Per il commissario il governo di Lisbona in questi tre anni ha intrapreso una “azione decisiva” per “riportare le finanze pubbliche su una traiettoria sostenibile”, il settore finanziario “è stato stabilizzato e rafforzato” e le riforme strutturali “in molti settori dell’economia” hanno “cominciato a far crescere la competitività del Portogallo” e rimosso “gli ostacoli agli investimenti e alla creazione di posti di lavoro”.
Dopo l’Irlanda e la Spagna, il Portogallo è il terzo paese dell’area dell’euro a terminare il suo programma di assistenza finanziaria. Per Kallas però “non c’è motivo di compiacimento” perché ora bisogna “far scendere l’ancora inaccettabilmente alto livello di disoccupazione”, che secondo i dati Eurostat è al 15,2%, tre punti percentuali in più rispetto all’inizio del ‘piano di salvataggio’. E per combattere la disoccupazione secondo il commissario “sarà essenziale mantenere un impegno costante per sane politiche di bilancio e riforme che favoriscano la crescita nei mesi e negli anni a venire”.
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