colonna sonora: Montefiori Cocktail – Quando Quando Quando
Finalmente è terminato il G7, l’incontro dei capi di stato dei grandi paesi che cenano e pranzano insieme a spese dei contribuenti e cercano di capire perché tra i grandi sia inclusa anche l’Italia.
Putin non è stato invitato, sennò sarebbe stato un G8, ma parteciperà domani (oggi, per voi che mi leggete di venerdì) alla commemorazione dello sbarco in Normandia. Speriamo senza sommergibili nucleari.
Uscendo di casa stamattina, a giugno con sciarpa e ombrello, ho avuto un principio di depressione, ma poi mi sono reso conto che ho la fortuna di trovarmi nei luoghi in cui si scrive la storia, quella con la esse maiuscola, cioè la Storia.
(Le ridondanze sono per raggiungere un numero di righe sufficiente a far sembrare che abbia un sacco di cose da dire.)
(In effetti anche le parentesi esplicative sono per lo stesso motivo.)
(Che poi non è la parentesi in sé che esplica, ma le frasi ivi contenute. Ok, sto esagerando.)
Quando mi trovo sotto la pioggia del Fuckin’ Nordeuropa penso che nella vita avrei potuto compiere scelte differenti, tipo aprire un chioschetto di trippa e pajata su una spiaggia caraibica o diventare un culturista ossigenato o guidare un taxi rubato, ma alla fine stando qui mi sento parte di qualcosa di importante. Non ho ancora capito bene cosa, ma vedo che ogni giorno i giornali ne parlano.
Per esempio ieri sono rimasto bloccato in ufficio mezz’ora perché stava passando Obama e dopo quattordici ore di lavoro per tornare a casa ho dovuto fare il giro lungo perché stava uscendo Hollande. Sono cose che ti segnano, non si può dire che i politici non facciano niente. Quanto meno bloccano le strade.
Sono molto provato da questi giorni di vertici importanti perché devo sempre correre da una parte all’altra come una trottola, sono una figura di spicco, nel senso che sono altissimo, e quindi devo muovermi continuamente per non far capire al capo che non ho un cazzo da fare e rischiare di dover saltare le meritatissime birette del Consiglio o le sigarette negli acquari della sala stampa.
Ho scoperto che per far finta di essere impegnati basta parlare senza sosta al telefono, anche se è spento. Nel caso le minacce arrivino invece dal telefono si deve sovrastare la voce dell’ interlocutore con un nervoso “si, scusa, guarda, devo richiamarti”, attaccare e chiudersi in uno sgabuzzino in cui non c’è campo.
Scherzi a parte, ci sarebbero un sacco di cose di cui parlare, tipo lo schifo della paludosa corruzione italiana, la disfatta di Bruno Sacchi alle elezioni europee, l’abbassamento dei tassi della BCE (facendo finta di capire cosa significa), i mondiali che si avvicinano con le loro pajette alla faccia dei poveracci che muoiono di fame intorno agli stadi, il culo di Rihanna…
Ma sono troppo stanco per riflettere o per scrivere una puntata di Fuori Tema, devo farlo per una questione di delicatissimi equilibri politici ma lo faccio a tirar via, con rammarico, ma il tempo è poco e devo andare a farmi qualche birretta all’ultimo sole nordeuropeo che va avanti fino alle undici, quando c’è.
Buon uichènd a chi si posa e poi lo fa di nuovo e quindi si riposa.
PieSse:
Per i reclami potete telefonare a qualsiasi ora alla mia segretaria sordomuta.