Giovanni La Via è il presidente della commissione Ambiente del Parlamento europeo. L’eurodeputato del Nuovo Centrodestra è stato eletto per acclamazione ed è andato a riempire la casella che spettava agli italiani del Ppe. Nel presentare la sua candidatura il popolare Peter Liese ha definito La Via “un eurodeputato molto attivo che già nella scorsa scorsa legislatura ha lavorato come relatore per il Bilancio pluriennale e la riforma della Politica Agricola Comune (Pac)”, un politico che “lavora sodo e che ha grandi conoscenze” e che fa parte di un partito “che è al governo in Italia e questa è una buona prospettiva in vista del semestre di presidenza italiano”.
“Sarà per me un onore guidare la più grande commissione legislativa in termini di membri e di dossier esaminati nella scorsa legislatura”, ha dichiarato a caldo La Via a eunews. “I primi provvedimenti che discuteremo – ha continuato La Via – riguarderanno le buste di plastica e il cambiamento climatico, dossier che abbiamo ereditato dalla scorsa legislatura. Ma anche l’autorizzazione degli Ogm voluta dal Consiglio Ue dove prevedo ci sarà una dura battaglia”.
Come nelle altre commissioni anche in quella Ambiente è stata negata una vicepresidenza al gruppo Efdd di Farage e del Movimento 5 Stelle. Eppure il primo candidato, Valentinas Mazuronis, aveva tutte le carte in regola per ricoprire quel ruolo essendo stato ministro dell’Ambiente della Lituania anche durante la presidenza di turno dell’Unione europea. Vibranti le proteste dell’eurodeputata Verde, Margrete Aukenn, che ha ricordato che “la nostra antica prassi parlamentare è di garantire che tutti i gruppi siano rappresentati secondo le dimensioni”, escludere l’Efdd, ha attaccato, “non è equo ed è dannoso per la nostra credibilità e minaccioso verso l’elettorato”,
“Come possono i candidati dell’Efdd girarsi durante l’Inno e poi pretendere di essere presi sul serio”, ha tagliato corto il popolare Liese riferendosi al plateale gesto messo in atto dall’Ukip di Nigel Farage durante la prima plenaria. Liese ha anche tirato una stoccata agli stessi Verdi: “Non è la prima volta che non si rispetta il metodo D’Hont, che è solo uno strumento che ci aiuta nella ripartizione delle cariche. È successo anche in passato con l’aiuto degli Verdi che la settimana scorsa con noi hanno deciso di non votare il candidato Efdd alla vicepresidenza, una scelta commentata positivamente da molti di loro”. I 5 Stelle non si sono però arresi di fronte alle dichiarazioni di voto e dopo la prima esclusione hanno protestato e continuato a proporre candidati vicepresidente, nello specifico Marco Affronte e Eleonora Evi, costringendo i colleghi alle votazioni, che però sono andate sempre a loro sfavore.