Bruxelles – Non fa sconti e non ne riceve. Il tour di David Cameron tra le capitali europee per insistere sulla necessità di “riformare l’Europa” così da evitare il peggio al momento del referendum sulla Brexit, mostra tutta la distanza tra le posizioni britanniche e quelle dei leader europei. Nell’Ue “lo status quo non è abbastanza buono”, è andato dritto al punto Cameron dopo l’incontro a Parigi con il presidente francese, François Hollande. “Credo ci siano cambiamenti che possiamo fare – ha detto – di cui beneficerà non solo la Gran Bretagna ma anche il resto dell’Europa”. Cambiamenti necessari per “rendere l’Ue più competitiva” ma soprattutto per “affrontare le preoccupazioni del popolo britannico a proposito della nostra appartenenza”.
Ma anche le risposte degli interlocutori arrivano chiare. La premier polacca Ewa Kopacz, che oggi lo ha ricevuto, avrebbe rifilato all’omologo londinese, secondo la stampa britannica, un “netto no”. In particolare avrebbe rifiutato qualsiasi ridimensionamento della copertura previdenziale per i lavoratori immigrati dell’Ue, richiesta che Londra ha presentato come una “esigenza fondamentale” per rimanere nell’Ue. Al Telegraph Janusz Lewandowski, capo consigliere economico di Kopacz ha detto: “Cameron non andrà molto lontano a Varsavia. Vuole limitare i diritti degli immigrati e udirà un no definitivo, come è successo in altre capitali europee”. Anche Downing street ha confermato che “sui temi concernenti l’interazione tra libertà di movimento e sistemi di welfare nazionali” Kopacz e Cameron “hanno concordato che servono ulteriori discussioni”.
Ma anche con Hollande “le priorità sono diverse”, ha ammesso Cameron dopo l’incontro. Quella francese, ha detto, “è di rafforzare l’Eurozona per assicurare il successo della moneta unica”. Un obiettivo che Londra “non vuole ostacolare”, ma che di certo non è in cima alle preoccupazioni britanniche. Francia e Gran Bretagna, comunque, “condividono l’obiettivo comune di trovare soluzioni a questi problemi”. L’importante, insiste il premier britannico, “è che l’Unione europea e i suoi 28 membri siano abbastanza flessibili e fantasiosi e che lavorino insieme per trovare risposte che possano rendere l’Ue più di successo”.
Il premier britannico “farà le sue proposte, le discuteremo e vedremo come potremo procedere per fare sì che il popolo britannico possa rispondere alla domanda” se rimanere o meno parte dell’Ue “sulla base migliore”, si è limitato a sottolineare il presidente francese. “La Francia – ha comunque ribadito Hollande – si augura che il Regno Unito resti nell’Unione europea” perché “è nell’interesse sia dell’Europa che del Regno Unito restare insieme” anche se “starà al popolo britannico scegliere sovranamente cosa vogliono per il loro futuro”. A chiarire meno diplomaticamente la posizione francese ci ha pensato ieri anche il ministro degli Esteri, Laurent Fabius: “I britannici – ha detto – hanno aderito a una squadra di calcio. Non possono dire, nel mezzo della partita, adesso giochiamo a rugby. O è una cosa o l’altra”. Insomma “per quanto diciamo di sì a un miglioramento dell’Unione, altrettanto non possiamo essere d’accordo con un suo smantellamento”.
Più morbida la cancelliera tedesca, Angela Merkel che ricevendo oggi Cameron a Berlino ha fatto notare: “Non possiamo dire che sia una cosa completamente impossibile cambiare i trattati, però sappiamo quanto sia difficile”. La cancelliera ha ricordato che ci sono “linee rosse” che non si possono oltrepassare come il rispetto del principio della libertà di movimento per i cittadini Ue. Insomma prima di tutto bisogna occuparsi “dei contenuti” ma “dove c’è una volontà c’è anche una strada”, ha aperto Merkel, assicurando che la Germania “vuole essere parte del processo che sta avvenendo in Gran Bretagna ed essere un partner costruttivo”. In ogni caso da parte tedesca, ha tenuto a sottolineare Merkel, “ci sono chiare speranze che la Gran Bretagna rimanga membro dell’Ue”.
Il viaggio di Cameron è passato anche dall’Olanda dove, con il premier Mark Rutte, il premier britannico ha sottolineato convergenza sulla necessità di “flessibilità, impegno su occupazione e crescita e sul perfezionamento del mercato interno”. Ma entrando in tema di riforma dell’Ue il primo ministro olandese ha chiarito: “Nel lottare per un’Europa migliore, secondo il governo olandese, è più utile usare lo spazio già esistente nei trattati”.