Bruxelles – La Commissione europea “è decisa” a raggiungere un accordo tra Grecia e creditori fino all’ultimo momento, per evitare che il paese lasci la moneta unica, benché ci sia “qualcuno che punta a un’uscita di Atene dall’euro”. In un discorso senza alcuna novità, proposta, slancio, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha espresso oggi davanti al Parlamento europeo la sua posizione dopo il referendum ellenico.
Il lussemburghese inizia il suo intervento con una polemica e domanda “su cosa ha votato il popolo greco? I cittadini si sono espressi e io li rispetto, ma vorrei capire su cosa si sono espressi, perché hanno detto ‘no’ a una proposta che era già superata”. Juncker parla in maniera disordinata, più volte perde il filo e poi lo riprende, ha voglia di fare polemica. Poi accusa il governo greco, “che ha fatto l’errore di lasciare il tavolo negoziale”, ma nonostante questo “la Commissione è decisa a raggiungere un accordo”.
La Grecia però non è l’unica democrazia e non è neanche l’unico problema di “povertà” in Europa, dove “ci sono dei livelli di vita inferiori a quello della Grecia, e dunque non dobbiamo cedere alla demagogia o al populismo. Non solo alcuni greci vivono nella miseria – insiste seguendo una dialettica per lo meno sorprendente Juncker – ci vivono anche altri europei”. Insomma, la Grecia non può avere il primato delle difficoltà economiche e neanche quello della democrazia: nella Zona euro “ci sono diciannove democrazie – dice il presidente della Commissione – e noi dobbiamo tutelare gli interessi e la volontà di tutti”.
Ora la Commissione lavorerà a raggiungere “un accordo con lo spirito di tolleranza reciproca”, e per farlo “bisogna por fine in modo perentorio e immediato a ogni discorso di parte”. Certo, fa capire Juncker, le dimissioni di Yanis Varoufakis aiutano, perché “è inaccettabile essere tacciati di essere dei terroristi”.
“I greci e gli europei possono fidarsi di noi” conclude.