Bruxelles – L’arte scende nell’arena politica dell’Unione europea e crea nuove narrazioni per l’Europa di oggi. Questa l’idea alla base della mostra “Imagine europe. In search of new narratives” che da oggi, 13 aprile, al 29 maggio sarà visibile al Bozar, Palazzo delle Belle Arti di Bruxelles. Lo scrittore italiano Umberto Eco sosteneva che “la capitale dell’Unione europea dovrebbe diventare una sorgente culturale, un centro per il confronto delle diversità”, ed è ispirandosi a queste parole che il Bozar ha cercato di creare un’agorà in cui individui provenienti da diversi campi professionali ed artistici potessero confrontarsi. Per questo non bisogna aspettarsi la tipica esposizione di opere, bensì una combinazione tra una piazza del mercato, un laboratorio e un’officina, nella quale la connessione con l’attualità è costante. L’esibizione conferma che la politica non è più imprigionata nei palazzi del potere, ma scende nelle piazze, in questo caso nei musei, e le nuove generazioni reclamano una loro partecipazione. La mostra ideata per connettere l’Europa con i cittadini è stata sostenuta anche dalla Commissione europea.
Quello messo a disposizione dal Bozar è uno spazio dove si possa riflettere ma anche creare e scambiare opinioni, dando risalto a punti di vista inusuali sulla politica. Artisti, architetti, designer e studenti sono stati chiamati a plasmare la loro idea di Europa attuale e i loro progetti di Europa futura, all’interno di diversi ambiti. In tutto ciò, i giovani hanno ricoperto un ruolo di rilievo. Paul Dujardin, direttore generale del Palazzo delle Belle arti, ha descritto il proposito alla base dell’esposizione: “Stiamo portando opere d’arte esistenti e nuove nel dibattito, e vogliamo che i giovani siano attivamente coinvolti nel processo di riflessione. Dopo tutto, gli artisti sono esperti nello sviluppo di immagini e narrazioni. Come reagiscono alle sfide di fronte all’Unione europea? Come possono ispirare l’Europa del futuro?”.
La risposta degli artisti coinvolti si estende lungo 12 sale, coprendo diversi settori. Dopo un richiamo all’arte classica con la più antica narrazione sul nostro continente, il ratto di Europa di Ovidio, lo scrittore Ingo Niermann e i designer del Zak Group sorprendono i visitatori con una riflessione “paradossale” secondo cui ciò che manca all’Ue per conquistare il cuore dei suoi cittadini è una teoria cospirazionista. Dalla seconda sala cominciano a prendere spazio i giovani, come si nota dal titolo dell’esposizione “Next generation, please” alla quale hanno lavorato gli studenti della scuola europea di Laeken sotto l’ala dell’artista Filip Van Dingenen, e gli studenti dell’istituto di arti plastiche Sainte Marie di Bruxelles, interrogandosi sulla nozione di spessore dei confini e sulla questione dei migranti. E’ quest’ultimo un tema che ritorna durante il percorso, con una stanza dedicata al film “D’est” della regista Chantal Akerman. Anche l’architettura si prende la sua parte nell’esposizione, presentando gli interventi che lo studio Xml e il designer Jurgen Bey hanno creato per l’edificio Justus Lipsius durante la presidenza dei Paesi bassi del Consiglio dell’Unione europea. Non manca la fotografia, grazie a Mashid Mohadjaerin e al suo reportage sulle giovani attiviste nel Medio oriente, mirato a proporre un volto femminile per il concetto di rivoluzione.
Durante la mostra, un passaggio obbligato è nell’ufficio del presidente della Commissione europea: la stanza in cui Jean-Claude Junker svolge il suo lavoro è stata riprodotta in scala 1:1 dall’architetto Rem Koolhaas, compresi fogli e giornali sul tavolo. Da qui ci si sposta nelle piazze per il progetto di Yves Mettler “Europaplatz”, in cui l’artista riflette sul ruolo e sulla funzione di questi spazi attraverso l’Unione europea. Nella mostra spicca anche il nome di Michelangelo Pistoletto. Cittadellarte-Fondazione Pistoletto ha scelto di posizionare due specchi ad angolo creando dei giochi di prospettiva, per invitare lo spettatore a porre l’attenzione su se stesso nel processo di creazione di nuove narrative. Nella stessa sala viene anche presentato il progetto online “Geographies of change”, che propone una nuova geografia fatta di luoghi in cui organizzazioni di natura e provenienza diversa hanno iniziato e stanno portando avanti pratiche di sostenibilità reale nei più diversi campi e settori della collettività. Infine il Bozar propone una “discussion room”, una piattaforma a disposizione di un ampio numero di organizzazioni provenienti da tutte le parti dell’Unione, che può essere utilizzata per dibattiti, spettacoli, presentazioni e seminari. Attualmente ospita il progetto video “Art meets science and spirituality in a changing economy” di Louwrien Wijers, un documentario sull’incontro tra artisti, scienziati, leader spirituali e economisti che ha avuto luogo nel Museo Stedelijk di Amsterdam nel settembre del 1990.