Bruxelles – Ciò che l’ha colpita di più è la distanza tra “le enormi cifre stanziate dall’Ue e gli squallidi container e bambini scalzi e semi vestiti che giocano tra i recinti di filo spinato”. È tornata a Bruxelles con questa immagine negli occhi Daniela Aiuto, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, che lo scorso 3 e 4 novembre ha visitato tre campi per rifugiati e richiedenti asilo in Grecia, ad Atene, insieme a una delegazione della commissione sui diritti delle donne del Parlamento europeo.
La vita in un campo profughi è di per sé dura, ma lo è ancora di più per donne e bambini che sono i soggetti più deboli soprattutto in condizioni di emergenza, come quelle dei campi per rifugiati. “Nel mese di settembre 2016 in Grecia il totale di rifugiati e migranti ammontava a 40.000 persone di cui 11.397 ad Atene”, ha ricordato Aiuto, “abbiamo visitato tre campi, quello di Elliniko, di Elaionas e di Skaramagas: nel primo alloggiano circa 5.000 rifugiati, in tende precarie riutilizzando gli spazi delle strutture sportive olimpiche abbandonate, mentre negli altri due campi, i rifugiati alloggiano in container”.
La delegazione ha riscontrato che i tempi di permanenza variano tra i 6 e i 12 mesi fino ad oggi, senza certezza di cosa accadrà in futuro. Il loro destino è il più delle volte legato al loro Paese d’origine. “Abbiamo riscontrato un elevato numero di persone provenienti da Afghanistan, Pakistan ed Iran”, ha ricordato l’europarlamentare italiana, “che hanno sicuramente possibilità minori di ottenere l’asilo, rispetto a coloro che provengono dalla Siria”. Tuttavia, a portare il peso maggiore della vita nel campo sono le donne rifugiate, “molte senza la figura maschile di riferimento e con bambini a cui badare e moltissime sono anche donne anziane”.
La deputata dei 5 Stelle ha spiegato che nei campi le donne vivono sotto la minaccia quotidiana della violenza. “Sono molto spesso vittime di violenze domestiche e di genere, per via della loro maggiore vulnerabilità e dell’assenza di controlli nei campi, soprattutto nelle ore notturne. Molto spesso risulta difficile intervenire per gli operatori e i volontari delle organizzazioni che agiscono nei campi, anche a causa di consolidati retaggi culturali che rendono ulteriormente vulnerabili e deboli le donne che, pur di avere al proprio fianco una figura maschile, sono spesso disposte ad accettare maltrattamenti e violenze”.
Oltre all’insicurezza e alla paura, nei campi rifugiati visitati la delegazione ha trovato un altro sentimento dominante: l’incertezza per il futuro. La guerra che li ha fatti scappare è come un terremoto continuo che li costringe a dormire in tenda, una soluzione non più temporanea ma che negli anni è diventata permanente e estremamente precaria.
“Sono in attesa di essere registrati dall’Unhcr e le procedure sono lentissime”, ha spiegato Aiuto, “Le persone si trovano sotto le tende da almeno il mese di marzo e vivono in una precarietà totale”. Al fianco di queste donne che aspettano ogni giorno una risposta dalle autorità ci sono numerosi bambini.
La delegazione europea sul posto ha riscontrato che solo nel campo di Skaragamas “su oltre 3.400 rifugiati (capacità massima del sito) circa 1.200 con età sotto i 18 anni”. Molti di loro sono minori non accompagnati. “I bambini costituiscono circa il 38% del totale di coloro che cercano protezione”, ha spiegato Aiuto, “Attualmente, 1.487 bambini non accompagnati sono attualmente in lista d’attesa per essere sistemati in centri di accoglienza.”
Da Atene la delegazione della commissione parlamentare per i diritti delle donne ha lanciato un appello, affinché “venga chiuso il campo di Elliniko”, il più precario e affollato, ci vivono circa 5000 rifugiati. Alla richiesta si unisce anche Daniela Aiuto che ricorda le parole di una donna rifugiata con cui ha parlato: “Non abbiamo abbandonato il nostro paese per vivere nella sporcizia e nel l’incertezza, ma a causa della guerra e delle bombe, e vogliamo dare un futuro migliore ai nostri figli”.