Bruxelles – Insistere su mobilità e programmi Erasmus: questa una delle priorità su cui puntare per migliorare l’istruzione nei Paesi dell’Ue secondo il commissario europeo per l’Istruzione, Tibor Navracsics, e il vicepresidente della Commissione europea per il Lavoro e la crescita, Jyrki Katainen.
I due rappresentanti dell’esecutivo europeo, in un evento organizzato a Bruxelles dallo European policy center hanno dettato una linea strategica che prevede di puntare sugli insegnanti come “fattore chiave” per il futuro dell’Europa, in particolare rilanciando il programma Erasmus Plus che già oggi prevede progetti di mobilità anche per gli insegnanti, oltre che per gli studenti. “Pensate a quanto capitale umano potrebbe derivare”, da una maggiore mobilità degli insegnanti che in questo modo potrebbero “costruire network ed espandere i loro contatti ed esperienze”, hanno puntualizzato i due commissari.
La mobilità è considerata un fattore cruciale per il futuro dell’Europa e del suo benessere economico: “La società e i mercati divengono sempre più aperti e per questo è necessario formare gli individui in modo che si possano adattare facilmente a questi cambiamenti”, ha chiarito Katainen.
Oltre a ciò, è necessario puntare di più sulla formazione degli insegnanti: “Ci sono ancora molte differenze tra Stati membri ed è necessario mantenere i docenti al passo con lo sviluppo tecnologico e intellettuale del momento”, ha affermato il vicepresidente che ritiene la formazione continua degli addetti ai lavori un fattore fondamentale per poter garantire “la migliore educazione possibile”. Digitalizzazione e innovazione sì, dunque, oltre alla necessità di insistere maggiormente sullo sviluppo di capacità personali come il saper condurre una discussione in modo razionale, raggiungere un consenso in modo pacifico e sviluppare soluzioni vincenti: tutte “capacità fondamentali che vanno allenate”, ha puntualizzato Navracsics.
Ciò, tuttavia, senza dimenticare l’importanza di migliorare anche le cosiddette “basic skills”: in Europa ci sono ancora “troppe lacune che riguardano le capacità di leggere e scrivere, con il 25% della popolazione che, per questo, rimane esclusa dalla società mainstream”.
E anche sui finanziamenti è necessario insistere, visto che “a pagare uno dei prezzi più alti delle politiche di austerità”, ha sottolineato Navracsics “è stato proprio il settore dell’istruzione”. “È finito il tempo dell’austerità in Europa”, ha precisato il commissario, sottolineando che la partita in gioco, ora, dipende da quello che sono disposti a fare i ministri delle Finanze dei Paesi europei. “Spendere di più per l’istruzione”, ha voluto precisare il commissario, “non significa soltanto spendere soldi, ma investire sul futuro e sulla crescita economica”.