Bruxelles – La Corte suprema irlandese ha rifiutato di estradare un uomo condannato per frode a Londra perché quando finirà la sua pena detentiva il Regno Unito avrà già lasciato l’Unione europea. E non è il primo caso, la sentenza ha rivelato che un’altra ventina di persone è nella stessa situazione, e non viene estradata per gli stessi motivi.
Iniziano così, quando manca più di un anno dall’uscita formale del Regno unito dall’Ue i primo problemi giudiziari causati dalla Brexit, che possono portare ad un terremoto nella collaborazione giudiziaria, ora molto solida, tra Ue e Uk, perché in futuro potrebbe anche avvenire un caso contrario.
Questo caso riguarda Thomas Joseph O’Connor, dirigente di una società di costruzioni, che nel 2007 fu condannato per frode fiscale a Londra, ma che riuscì a fuggire in Irlanda. Le autorità britanniche emisero dunque un mandato di arresto europeo – una procedura standard che normalmente garantisce la consegna rapida dei rei all’interno dell’Ue – e O’Connor fu arrestato da Gardaí.
La Corte suprema irlandese, però, ha rifiutato di estradarlo nel Regno Unito e ha deciso che il suo caso deve essere deferito alla Corte di giustizia europea di Lussemburgo perché risolva la questione. Proprio quella stessa Corte dalla cui giurisdizione i sostenitori della Brexit vorrebbero sfuggire.
Secondo i magistrati irlandesi se O’Connor tornasse nel Regno Unito “continuerebbe a essere lì detenuto per scontare la sua condanna oltre il 29 marzo 2019, quando il Regno Unito uscirà dall’Unione europea”. I suoi avvocati hanno spiegato al quotidiano The Guardian che “all’Irlanda è stato chiesto di consegnare un cittadino dell’Ue a un Paese in cui la Carta dei diritti fondamentali dell’Ue potrebbe non essere più fatta valere” (anche se la Gran Bretagna non ha mai aderito a questo documento esso è comunque una base legale per la Corte). La sentenza accoglie questo dubbio.