Roma – Il governo fa quadrato attorno al suo Def, Giovanni Tria tira dritto e lancia la sua missione (chissà se impossibile) e cioè recuperare la fiducia dei mercati. Il ministro dell’Economia torna dopo ventiquattro ore in Parlamento e davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato conferma le cifre del ‘suo’ Def.
“Le coperture della manovra 2019 – argomenta Tria – ammontano a 15 miliardi di euro, di cui 6,9 miliardi di tagli e 8,1 miliardi di aumenti di entrate. Nell’anno successivo le coperture sono di 7,8 miliardi con un importo analogo di tagli e aumenti di entrate pari a 3,9 miliardi, nel 2021 4,7 i miliardi dovuti ai tagli e 5,2 miliardi alle maggiori entrate”. Il conto delle misure della manovra prevede interventi per 36,7 miliardi nel 2019”.
Ma, al di là delle cifre, è sul piano politico che Tria abbozza la sua reazione. Le bocciature in serie di Bankitalia, Corte dei Conti e Upb, hanno lasciato il segno. Ed è proprio sulle stime dell’Ufficio parlamentare di Bilancio che il titolare di via XX Settembre eccepisce e difende a spada tratta i tecnici del MEF: “Le cifre dell’Upb sono state pubblicate sulla base di informazioni parziali o obsolete ma il rispetto istituzionale va in tutte le direzioni. Le strutture tecniche del Mef non sono meno valide di altre. Le capacità tecniche e i modelli – puntualizza – non credo siano inferiori a quelle di altri. Stiamo parlando del Ministero dell’Economia e delle Finanze e di strutture tecniche che non sono cambiate e che da anni fanno queste cose”.
Di sicuro, e qui Tria si allinea ai due vicepremier Di Maio e Salvini, i contenuti del Documento di economia e finanza non cambiano, si va avanti. “Sappiamo tutti – dice – che lo spread attuale ma anche quello dell’anno scorso non riflette e non rifletteva i fondamentali dal punto di vista della sostenibilità del debito. Il governo vuole recuperare la fiducia e cercherà di fare di tutto per recuperare la fiducia. Non possiamo però pensare: non abbiamo fiducia e allora non facciamo manovre di crescita. Nessun governo può porsi su questo piano”.
I rischi politici ed economici internazionali sono sempre esistiti ed è anche per questo motivo che nei documenti di programmazione si formulano previsioni prudenziali e non ottimistiche. Ma non possiamo, né non dobbiamo, basare il quadro programmatico su scenari di rischio a ribasso altrimenti stravolgiamo il significato di tale previsione”. La missione del ministro Tria è già partita.

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