Bruxelles – La lotta contro il terrorismo è una priorità assoluta dell’Unione europea e prevenire la radicalizzazione in tutte le sue forme è un urgenza per gli Stati Membri.
Così, dopo che le conclusioni della relazione della commissione speciale sul terrorismo del Parlamento Ue hanno sottolineato la necessità di affrontare la sfida crescente della radicalizzazione nelle carceri e di sviluppare e attuare misure più efficaci in questo settore, il Consiglio europeo riconosce il rischio potenziale per i cittadini dell’Unione derivante da atti terroristici ispirati, organizzati, facilitati o commessi da autori di reati di terrorismo ed estremismo violento. A maggior ragione se questi individui si sono radicalizzati nel corso della loro permanenza in carcere.
Mettendo in luce la necessità di un costante miglioramento della cooperazione e delle azioni sia a livello nazionale che comunitario, lo sviluppo di strumenti più idonei contro la radicalizzazione di criminali in reclusione e sulla la gestione del numero di terroristi ed estremisti violenti dopo la scarcerazione vengono adottati nel Progetto di conclusioni del Consiglio.
In effetti tenendo conto del rischio rappresentato dal numero crescente di autori di reati di terrorismo ed estremismo dopo una permanenza in carcere, delle politiche nazionali in materia di coordinamento e partenariato faciliterebbero il tempestivo rilevamento della radicalizzazione e del reclutamento nelle carceri con il seguente sviluppo di misure adeguate, tra cui la rapidità di scambio di informazioni, istruzioni e strategie tramite il coinvolgimento e la partecipazione dipartimenti di sicurezza e agenzie.
Il ricorso a personale specializzato per monitorare il comportamento e le affiliazione dei detenuti si è mostrato un metodo efficiente per individuare le fonti di radicalizzazione e contrastarle. Tali unità saranno responsabili della lotta all’estremismo e alla diffusione di criminali radicalizzati nelle prigioni tramite l’ identificazione, deradicalizzazione, disimpegno e reinserimento sociale degli individui.
Programmi di formazione generale per il personale penitenziario e di sorveglianza, soprattutto nella fase iniziale di formazione, nelle prigioni in cui sono detenute persone con un passato di terrorismo o di radicalizzazione. Questo mirerebbe a migliorare la comprensione, da parte del personale, dell’estremismo violento, dei fenomeni di radicalizzazione e delle ideologie estremiste, tra cui la capacità di riconoscere le prime avvisaglie di comportamento radicalizzato.
Inoltre con l’attuazione di un particolare regime detentivo applicabile alle persone condannate per reati terroristici e l’introduzione di misure speciali di sicurezza generali o adattate ai singoli detenuti, si prospettano delle soluzioni alternative per la dispersione degli elementi radicalizzati tra la popolazione carceraria. Ciò favorirebbe la riduzione dei rischi di recidività, anche tramite programmi di riabilitazione e sostegno psicologico, con corsi di formazione e istruzione identificati come elementi chiave per la riuscita di un reinserimento professionale e sociale dopo il rilascio di persone che potrebbero essersi radicalizzate durante la detenzione.
A tali conclusioni, si aggiunge l’invito della Commissione a portare avanti uno scambio informativo, su base bilaterale o multilaterale, tra gli Stati membri dell’UE riguardo ai detenuti radicalizzati, bisognerebbe rafforzare lo scambio di informazioni e sostenere il lavoro di Paesi terzi e di partner vicini ai confini europei.