Bruxelles – In Italia in pochi sembrano accettare i migranti, eccetto la criminalità organizzata tutta italiana che lucra sui disperati. E’ quanto emerge dal rapporto annuale dell’OLAF, l’ufficio anti-frode dell’UE. Nel documento un paragrafo viene dedicato esplicitamente al fenomeno degli sbarchi e alla Penisola. Un’indagine condotta nel 2018 ha mostrato “una situazione terribile in un progetto finanziato attraverso il Fondo europeo per i rifugiati per i centri di accoglienza e gestione dei richiedenti asilo”. Si tratta di infiltrazioni mafiose nel business degli hotspot.
Una maxi operazione condotta dall’ufficio del procuratore anti-mafia di Catanzaro in cooperazione con OLAF ha accertato il coinvolgimento di 84 persone che “si ritengono legate a gruppi mafiosi” in attività illecite attorno ai centri di registrazione dei migranti. Una situazione che ha indotto OLAF a chiedere alle autorità italiana a procedere e soprattutto a proporre alla Commissione europea di negare all’Italia 1,4 milioni di euro di finanziamenti europei, soldi che spetterebbero al Paese ma che il rischio di utilizzo improprio fa decadere.
Danno e beffa, insomma. Il massimo che l’Italia ha ottenuto a livello europeo in questi anni è un aiuto finanziario. L’unica risorsa su l’Italia potrebbe contare viene persa a causa degli italiani, e non degli extracomunitari tanto temuti da qualcuno.
“Questo inquietante quadro dimostra l’urgenza di intervenire per fermare un business che non è più accettabile”, commenta l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle, Laura Ferrara. “Il ricorso all’emergenza unito agli scarsi controlli hanno creato una zona grigia, quella del business dell’accoglienza, che ha stuzzicato le mafie e probabilmente priverà il nostro Paese di 1,4 milioni di euro di finanziamenti europei”.
Non finisce qui. Perché tra frodi e irregolarità l’Italia risulta il quarto Paese dell’UE per violazioni delle regole nell’utilizzo dei vari fondi europei (strutturali, agricoli, investimento). Ben 4.177 i casi registrati dalle varie forze dell’ordine (carabinieri, guardia di finanza, polizia) tra il 2014 e il 2015. In alcuni settori, come quello agricolo, ci sono problemi più strutturali. In Italia, denuncia il rapporto OLAF, si sono registrati “non solo uno schema elaborato e ad ampio spettro di frodi, ma anche possibili legami con le organizzazioni mafiose”.
Per i fondi europei la situazione è diversa. Spesso non si tratta di frodi ma di irregolarità frutto della troppa fretta, spiegano i tecnici dell’ufficio anti-frode. Soprattutto nelle regioni del Sud si corre contro il tempo per non perdere i fondi messi a disposizione attraverso bandi pubblicati in fretta e furia, con tutto ciò che ne consegue. Altri progetti per cui sono richiesti bandi di gara, vengono spezzettati in tanti piccoli progetti così da modificare requisiti, evitare gare pubbliche e gestire tutto direttamente con il privato. Un problema di trasparenza e di controlli, che spesso produce irregolarità.
Infine la guardia di Finanza, con la collaborazione OLAF e dipartimento anti-corruzione di Romania, ha scoperto e smantellato un cartello internazionali attivo nelle frodi carosello, le articolate pratiche per evadere l’IVA. In base alle regole l’imposta va pagata per i beni venduti in un determinato Stato. I truffatori iniziano a vendere più volte lo stesso bene tra società fittizie che scompaiono o dichiarano fallimento prima che le autorità esattoriali possano riscuotere. L’operazione smantellata ha prodotto perdite fiscali pari a 30 milioni di euro.