Bruxelles – L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) potrebbe valutare l’uso del vaccino contro il COVID-19 anche per i giovani sotto i 12 anni di età. Al momento i due vaccini mRNA, Moderna e BioNTech-Pfizer, sono autorizzati all’uso sopra i 12 anni di età “quindi si ritiene che il rapporto rischio-beneficio dell’uso di questi vaccini nell’adolescenza sia positivo”. Sotto i 12 anni l’EMA si aspetta di ricevere “i dati almeno per alcuni dei vaccini” autorizzati nell’UE “durante l’autunno per capire se partendo dall’età di cinque anni si può raggiungere un rapporto rischio-beneficio altrettanto positivo”. A confermarlo oggi (9 settembre) è Marco Cavaleri, responsabile della strategia sui vaccini dell’Agenzia europea con sede ad Amsterdam, durante il periodico briefing virtuale con la stampa. Il primo dopo la pausa estiva di agosto.

“Cercheremo di capire se effettivamente questo vaccino può essere utilizzato anche nei bambini sotto i 12 anni”. Aggiunge che lo studio dei vaccini per gli under 12 è motivato dal fatto che “quello che stiamo vedendo emergere anche dagli Stati Uniti con la variante Delta che si sta diffondendo è che c’è un massiccio aumento di ospedalizzazione a causa della variante, che colpisce soprattutto gli adolescenti che non sono ancora vaccinati”.
Fa il punto sui lavori in corso all’EMA, dalla valutazione dell’uso di una terza dose di vaccini anti-COVID alle revisioni in corso su nuovi potenziali vaccini ancora sotto la lente dell’UE. “Sui vaccini russo Sputnik V e cinese Sinovac le discussioni con le aziende” che li producono “sono state costruttive, ma servono ancora dei dati che dobbiamo verificare prima di poter progredire con le varie valutazioni”, ha aggiunto Cavaleri. “È ancora troppo presto per annunciare una tabella di marcia precisa”, ha detto.
Ad Amsterdam prosegue il lavoro per capire come e quando somministrare una dose aggiuntiva di vaccino contro il virus. Nelle prossime settimane è atteso l’esito della valutazione sull’uso di una dose di richiamo del vaccino Comirnaty (prodotto da Pfizer-BioNTech) da somministrare sei mesi dopo la seconda dose a persone di età pari o superiore ai 16 anni. Mentre appare sempre più chiara la necessità di una dose aggiuntiva – quindi non di richiamo – per le persone gravemente immunocompromesse (cioè con sistema immunitario indebolito), che quindi non hanno sviluppato un livello adeguato di protezione dalla loro vaccinazione primaria standard e che possono aver bisogno di “una dose aggiuntiva come parte della loro vaccinazione primaria”, ha ricordato Cavaleri citando la raccomandazione congiunta con il Centro europeo di prevenzione e controllo delle malattie (ECDC) pubblicata nei giorni scorsi.