Bruxelles – Uno stop che pesa sulla relazioni tra UE e Israele. Il ministero degli Esteri israeliano ha negato ieri (domenica 22 maggio) l’accesso al Paese al capo-delegazione del Parlamento Europeo per la Palestina, Manu Pineda (La Sinistra), costringendo l’intera delegazione in partenza da Bruxelles ad annullare la missione che sarebbe dovuta iniziare oggi.
“In base alle informazioni ricevute dalle autorità competenti in Israele in merito alla richiesta di arrivo del signor Manu Pineda, il ministero desidera aggiornare la delegazione dell’Unione Europea che l’arrivo” del capo-delegazione “non è stato approvato”, è quanto si legge nel comunicato pubblicato dal governo di Gerusalemme. Lo stesso ministero ha sottolineato “la più alta considerazione” che nutre nei confronti della delegazione dell’Eurocamera, lasciando implicito che il negato accesso colpisce solo l’eurodeputato spagnolo dell’estrema sinistra per aver “lavorato con i sostenitori del terrorismo”, come ha scritto il Jerusalem Post. Il riferimento è il supporto di Pineda per il Fronte di Liberazione della Palestina e per Hamas.
https://twitter.com/ManuPineda/status/1528333192515788802?s=20
“Il rispetto per gli eurodeputati è essenziale per le buone relazioni” tra UE e Israele, ha attaccato la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, condannando la decisione di rifiutare l’ingresso nel Paese al capo della delegazione: “Solleverò la questione direttamente con le autorità interessate”. A denunciare l’accaduto “ingiustificato, oltraggioso e democraticamente inaccettabile” è stato anche il gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo, che ha chiesto proprio a Metsola di “protestare ferocemente” durante la sua visita in Palestina (attualmente in corso): “Il business as usual non può essere tollerato. Non resteremo in silenzio, continueremo a criticare l’occupazione illegale dei territori palestinesi“.
La missione degli eurodeputati si sarebbe dovuta svolgere nei luoghi delle violenze a Gerusalemme Est durante il funerale della giornalista palestinese-americana Shireen Abu Akleh, uccisa lo scorso 11 maggio da soldati israeliani in una sparatoria a Jenin. Corrispondente per Al-Jazeera, Abu Akleh era un volto noto nel racconto degli scontri nei territori palestinesi occupati e, al momento della sparatoria, stava seguendo con altri tre colleghi un’operazione delle forze armate israeliane: “All’improvviso hanno cominciato a sparare, senza chiederci di andarcene o di smettere di filmare”, ha raccontato Ali al-Samoudi, anche lui colpito da un proiettile. Per al-Samoudi non c’erano combattenti palestinesi sul posto e il gruppo di giornalisti era “perfettamente riconoscibile” in quanto stampa.