Bruxelles – Viene definita come “l’incapacità di raggiungere un livello socialmente e materialmente necessario di servizi energetici domestici”, e si traduce nella difficoltà, talvolta impossibilità, di avere una casa adeguatamente riscaldata o con l’elettricità necessaria per la vita di tutti i giorni. E’ la povertà energetica, fenomeno che colpisce soprattutto le donne e non solo nel portafogli. Perché “vivere in case non adeguatamente riscaldate o raffreddate è anche fonte di aumento dello stress, riduzione del benessere e depressione“. Dal Parlamento europeo suona un campanello d’allarme, attraverso il documento di lavoro condotto per la commissione Diritti delle donne.
Un’indagine sulla salute pubblica svolta a Barcellona, in Spagna, basata su dati auto-riportati, ha rilevato che le donne che si ritiene vivano in condizioni di povertà energetica riferiscono problemi di salute mentale 1,9 volte più frequentemente rispetto alle donne che non vivono in condizioni di povertà energetica. Un dato di disagio che si somma a quanto già vissuto dalle donne durante la crisi sanitaria, con pandemia e confinamento. Dopo il COVID-19 il caro-bollette seguito all’aggressione russa dell’Ucraina.
Risultato: che si tratti di single o madri senza più partner ma con figli a carico, le donne “sembrano essere colpite in modo sproporzionato dalla povertà energetica a causa delle disuguaglianze strutturali nella distribuzione del reddito, dello stato socioeconomico e del divario di assistenza di genere”.
La questione è delicata dal punto di vista politico, dato che parità di genere, così come mercato del lavoro e remunerazione sono prerogative nazionali. Spetta ai governi rimuovere ostacoli e differenza. Ciò non significa restare a guardare. Al contrario, è parere dei realizzatori del documento di lavoro che la direzione generale per l’Energia della Commissione europea “dovrebbe sviluppare un piano d’azione di genere per affrontare la povertà energetica” che affligge le donne nell’Ue. Tale piano d’azione di genere dovrebbe affrontare “le dimensioni di genere della povertà energetica per garantire che le politiche siano socialmente inclusive”.
Anche perché, e questo è il grande nodo della questione, le informazioni sono poche, “sono disponibili limitati dati disaggregati per genere”, e quindi si può fare solo un ragionamento a spanne, che peraltro in Parlamento europeo si è già iniziato a fare. A luglio scorso l’Aula ha adottato una risoluzione sulla povertà energetica femminile in cui viene denunciato come complessivamente nel territorio dell’Ue 64,6 milioni di donne “vivono attualmente in condizioni di povertà” (a fronte di 57,6 milioni di uomini), e che questo incide sulla loro capacità di pagare le bollette.
Le donne in condizione di povertà energetica sono tante, dunque. Nell’ordine di milioni, ma attenzione: “Il numero di donne che vivono in condizioni di povertà energetica può essere sottostimato”, avvertono i responsabili del documento. Vuol dire anche più casi di depressione non dichiarati. Un altro problema con cui l’Europa degli Stati deve fare i conti.