HOT TOPICS  / Invasione russa in Ucraina Coronavirus Fit for 55 Energia Hge Agrifood
Libertà di stampa nel mondo, in 7 Paesi su 10 non ci siamo. L'Ue è porto sicuro, balzo in avanti dell'Italia
(Photo by Emmanuel DUNAND / AFP)

Libertà di stampa nel mondo, in 7 Paesi su 10 non ci siamo. L'Ue è porto sicuro, balzo in avanti dell'Italia

Secondo il rapporto annuale di Reporters Sans Frontiers, le condizioni dei giornalisti sono "buone" o "soddisfacenti" solo in 52 Stati su 180. Oltre a una "maggiore aggressività" di diversi governi verso i media, cresce la minaccia della disinformazione. E per Amnesty International almeno 18 Paesi hanno utilizzato il software Pegasus per spiare i giornalisti

Bruxelles – In 7 Paesi su 10 nel mondo la libertà di stampa non è soddisfacente. In occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, l’ong Reporters Sans Frontières (Rsf) ha pubblicato il rapporto annuale sullo stato di salute del giornalismo nei 5 continenti: una situazione ritenuta “buona” o “soddisfacente” solo in 52 Paesi su 180.

L’Unione Europea si conferma il porto sicuro per chi lavora come giornalista, con solo 6 Stati membri su 27 fuori dai 52 virtuosi. Fanalino di coda nell’Ue è ancora la Grecia, al 107esimo posto, mentre in testa alla classifica stilata da Rsf resta per il settimo anno consecutivo la Norvegia. I Paesi scandinavi continuano a fare scuola, con Svezia e Finlandia al quarto e quinto posto generale. Sul podio salgono per la prima volta l’Irlanda, seconda, e la Danimarca, terza.

L’Italia, nonostante un balzo in avanti dal 58esimo al 41esimo posto, secondo il rapporto presenta ancora diverse criticità: in particolare la tendenza dei giornalisti all’autocensura “per conformarsi alla linea editoriale della loro testata, per evitare cause per diffamazione o altre azioni legale, o per paura di rappresaglie da parte di gruppi estremisti o della criminalità organizzata”. Rsf evidenzia inoltre la “paralisi legislativa” che sta frenando l’adozione di “vari disegni di legge proposti per migliorare la libertà giornalistica”, ricordando che il reato di diffamazione deve ancora essere depenalizzato.

libertà di stampa
Christophe Deloirs, segretario generale di Rsf (Photo by Fabrice COFFRINI / AFP)

A livello globale, il 2023 ha fatto registrare aumenti e cali senza precedenti da parte di diversi Paesi. “Questa instabilità è il risultato di una maggiore aggressività da parte delle autorità di molti Paesi e di una crescente animosità nei confronti dei giornalisti sui social media e nel mondo reale”, ha dichiarato Christophe Deloire, segretario generale di Rsf. Come ad esempio la Turchia, che ha perso 16 posizioni precipitando al 165esimo posto, dove Erdogan sta stringendo sempre di più le maglie dell’informazione in vista delle elezioni del prossimo 14 maggio. O il Senegal (104esimo), retrocesso di 31 posizioni principalmente a causa delle accuse penali intentate dallo Stato contro due giornalisti, e la Tunisia dell’autoritario presidente Kais Saied, la cui esplicita ostilità verso il sistema dei media ha fatto perdere ben 27 posizioni al Paese. I tre Paesi con la situazione più drammatica sono tutti in Asia: Vietnam, Cina e, a chiudere la classifica, la Corea del Nord.

“La volatilità è anche la conseguenza della crescita dell’industria dei contenuti falsi, che produce e distribuisce disinformazione e fornisce gli strumenti per produrla”, ha aggiunto Deloire. In 118 Paesi, due terzi di quelli valutati dall’Indice di Rsf, la maggior parte degli intervistati ha dichiarato che gli attori politici nazionali sono stati “spesso o sistematicamente” coinvolti in massicce campagne di disinformazione o propaganda.

Crescono le minacce digitali alla libertà di stampa

L’immagine di Donald Trump arrestato, generata dal programma Midjourney [Ph Twitter]
Oltre alla disinformazione alimentata dai recenti sviluppi di alcuni programmi di intelligenza artificiale – ad esempio le immagini divenute virali alcune generate da Midjourney, che ritraevano Donald Trump fermato da agenti di polizia e Julian Assange in coma con una camicia di forza -, un’altra minaccia digitale alla libertà di stampa risiede nell’utilizzo da parte di diversi Paesi di software per spiare le attività e la vita privata dei giornalisti. In occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, Amnesty International ha pubblicato un’indagine secondo cui almeno 18 governi nazionali avrebbero utilizzato il software israeliano Pegasus. Tra loro anche alcune democrazie europee, come Francia, Spagna, Belgio, oltre a Grecia e Ungheria.

Questa attività di spionaggio, sottolinea Amnesty International, “può essere particolarmente dannosa per le giornaliste donne, che spesso devono affrontare attacchi basati sul genere e accuse di aver violato norme sociali, sessuali e morali”. Anche l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, ha evidenziato l’aumento di minacce e attacchi, sia online che offline, verso le giornaliste: “il 73 per cento delle giornaliste donne ha subito minacce, abusi e molestie durante il proprio lavoro”, ha ricordato Borrell.

Secondo l’Unesco, nel 2022 sarebbero stati uccisi 86 giornalisti nel mondo e centinaia “minacciati e imprigionati”. Per la vicepresidente della Commissione europea, Vera Jourová, la tendenza generale è preoccupante, con “intimidazioni e violenze contro i giornalisti, pressioni politiche e commerciali sui media”. Per questo l’esecutivo comunitario ha messo sul tavolo il nuovo European Media Freedom Act “per salvaguardare l’indipendenza editoriale” e una legislazione contro le azioni penali (Slapp). “Oggi, e ogni giorno, sosteniamo con forza la libertà dei media e continueremo a lavorare per garantire che nessun giornalista sia minacciato nell’esercizio delle proprie funzioni”, ha promesso Jourová.

ARTICOLI CORRELATI