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La produzione di cereali in Ue in ripresa. Ma è allarme sulla qualità e sulla concorrenza di Mosca
(Photo by GUILLAUME SOUVANT / AFP)

La produzione di cereali in Ue in ripresa. Ma è allarme sulla qualità e sulla concorrenza di Mosca

Secondo le stime sulla produzione presentate dalla Dg Agri della Commissione europea, nel 2023 previste 272 milioni di tonnellate di produzione, il 2,4 per cento in più del disastroso 2022. Ma si resta sotto la media degli ultimi cinque anni

Bruxelles – Segnali incoraggianti dalla raccolta di cereali nei Paesi dell’Ue. Dopo aver toccato il fondo lo scorso anno, con la produzione più bassa degli ultimi dieci anni, le stime per il 2023 presentate oggi (30 agosto) dalla Commissione europea raccontano di una lieve ripresa trasversale a quasi tutte le colture.

272 milioni di tonnellate di cereali prodotte, il 2,4 per cento in più di quanto osservato nel 2022. Ma come sottolineato da Pierre Bascou, direttore per la Sostenibilità della Direzione Generale Agricoltura della Commissione europea, “è un incremento che va inquadrato nel contesto storico”: perché la produzione totale rimarrà comunque 3 punti percentuali sotto la media degli ultimi cinque anni.

Pierre Bascou
Pierre Bascou, Dg Agri della Commissione europea [Ph Twitter]
Per quanto riguarda il grano tenero e l’orzo, di cui l’Ue è leader di esportazioni al mondo, la guardia rimane alta: il primo dovrebbe toccare quota 126 milioni di tonnellate perché “sono migliorate le prospettive di produzione in alcuni Paesi”, il secondo si fermerà a 49 milioni di tonnellate, addirittura il 5 per cento in meno dello scorso. Secondo Bascou questi numeri faranno sì che la Russia, in cui è in corso “una ripresa di produzione di cereali”, possa mettere in difficoltà l’Ue “con una forte concorrenza sul grano tenero e l’orzo”.

Meglio il mais, che con 62 milioni di tonnellate di produzione incrementa di oltre il 18 per cento rispetto al 2022. Ma anche questo è un dato da leggere con prudenza: l’altra faccia della medaglia è che la produzione di mais rimane sotto la media storica del 10 per cento, perché l’anno scorso è stato il più disastroso a causa della siccità estrema. A crescere invece in termini assoluti e costanti sono le piante oleaginose, “ancora sopra il dato medio Ue di un 9-10 per cento”, i girasoli e la soia, entrambe incrementate del 14 per cento.

Anche dal “granaio d’Europa” le previsioni sono in miglioramento: il ministero dell’Agricoltura dell’Ucraina ha comunicato una revisione verso l’alto delle stime sulla produzione, che dovrebbe toccare i 76 milioni di tonnellate, di cui 56 milioni di tonnellate di cereali e 20 milioni di piante oleaginose. Cereali che, se l’Accordo sul grano con il Cremlino non verrà sbloccato, rimarranno in buona parte nei porti delle città ucraine sul Mar Nero.

Nonostante la resilienza del settore suggerita dalle stime per il 2023, la Commissione europea suona un campanello d’allarme: Bruxelles prevede che la qualità dei raccolti sarà “inferiore alla qualità media degli anni precedenti”.  A causa degli eventi climatici estremi “che hanno inciso in particolare in alcune regioni”, ma “non solo”. L’impatto del cambiamento climatico su quantità e qualità della produzione agricola “è un problema da affrontare con azioni a breve termine”, ma “occorrono anche soluzioni a lungo termine”, ha evidenziato Bascou. Per aiutare gli agricoltori ad adeguarsi a ondate di calore, siccità, piogge eccessive e alluvioni, lo strumento su cui punta la Commissione europea è il piano strategico per la Pac, che ogni Paese deve redigere per individuare le misure per aumentare la resilienza della filiera agricola.

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