Bruxelles – Fette biscottate e marmellata, latte e miele, succo di frutta. Cosa mangiare a colazione? Già trovare una risposta a questa domanda, di primo mattino, può non essere semplice. Se poi si vuole rispondere a cosa si mangia, per provenienza e proprietà di ciò che si mette nello stomaco appena svegli, l’operazione mattutina può essere ancor più ardua perché troppo spesso le informazioni ‘sensibili’ non sempre sono immediate da trovare né semplici da comprendere. Per tutto questo l’Aula del Parlamento europeo rimette mano alla direttiva del 2001 sul commercio dei prodotti alimentari utilizzati per il primo pasto di giornata. L’obiettivo è un’etichetta più trasparente, con chiara indicazione del ‘made in’, maggiore completezza sul contenuto degli zuccheri, e lotta alla contraffazione.
Il via libera dell’Aula (522 voti a favore, 13 contrari e 65 astensioni) riflette il voto già avuto in commissione Ambiente (73 sì, 2 no, 10 astenuti) sulla cosiddetta ‘direttiva colazione’, in cui era emerso una grande maggioranza in tal senso. Dunque per miele, marmellate (almeno il 20 per cento di agrumi) e confetture (contenuto di almeno il 35 per cento di frutta) scatterà l’obbligo di riportare chiaramente, sull’etichetta frontale, l’origine della materia prima. Nel caso di contenuto da più Paesi extra-UE per il oltre il 75 per cento, tutti i Paesi dovranno essere indicati in ordine decrescente. Deroghe sono previsti per i piccoli apicoltori con meno di 150 alveari. Previste anche modifiche sui quantitativi di confetture: l’Aula chiede di aumentare la porzione minima da 350 grammi a 450 grammi per chilo di prodotto finale.
Non finisce qui. Le nuove regole intendono prevedere la dicitura “contiene solo zuccheri naturali” per i succhi di frutta. Per soddisfare la crescente domanda di prodotti a basso contenuto di zucchero, i succhi di frutta i cui zuccheri naturalmente presenti sono stati eliminati, possono essere etichettati come “succo di frutta a tasso ridotto di zuccheri”.
Inoltre le nuove tecniche che eliminano gli zuccheri presenti in natura nei succhi di frutta, nelle marmellate, nelle gelatine o nel latte non dovrebbero portare all’uso di edulcoranti per compensare l’effetto della riduzione dello zucchero sul gusto, sulla consistenza e sulla qualità del prodotto finale. Infine, le etichette dei prodotti alimentari a ridotto contenuto di zucchero non devono contenere indicazioni su proprietà positive, come benefici per la salute.
Soddisfatto Salvatore De Meo (Fi), presidente della commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo. “Questa norma è favorevole al mercato agroalimentare italiano”, sottolinea. “Per il miele abbiamo ottenuto il riconoscimento della nostra richiesta sulla provenienza dei Paesi membri ed extraeuropei. Questo è fondamentale per garantire tutela ai produttori, e in questo modo il consumatore potrà fare acquisti responsabili e oggettivi”. Ora l’ultima parola spetta ai negoziati con il Consiglio dell’Ue. L’europarlamento intanto prova a ridisegnare la colazione degli europei.
Paolo De Castro e Camilla Laureti, membri PD del Parlamento Ue, sottolineano in una nota che “rispetto al testo approvato in Commissione Agricoltura qualche settimana fa, siamo riusciti a rafforzare gli impegni di trasparenza nei confronti dei consumatori europei, ed estendere gli obblighi di etichettatura di origine anche a marmellate e succhi di frutta”. I due deputati spiegano che “ogni confezione o barattolo di miele, succo e marmellata dovrà infatti riportare sull’etichetta, accanto al nome commerciale del prodotto, il paese di origine dove la materia prima è stata raccolta o coltivata, incluso lo zucchero”. Dopo il nuovo Regolamento sulle Indicazioni geografiche, concludono i due parlamentari dem, “vogliamo mettere a disposizione dei nostri agricoltori e produttori un ulteriore strumento di tutela e valorizzazione dei propri prodotti”.
Coldiretti esulta. “ E’ il risultato della nostra lunga battaglia per la trasparenza dell’informazione ai consumatori”, sottolinea Ettore Prandini, presidente dell’organizzazione, al termine del voto. Ma soprattutto un provvedimento contro pratiche anti-concorrenziali di un’Europa assediata dalle importazioni di “prodotti low cost di frutta da destinare alla trasformazione industriale in succhi e marmellate dall’estero, dove spesso non vengono rispettati gli stessi criteri in termini di rispetto dell’ambiente, del lavoro e della sicurezza alimentare”.