Bruxelles – Era un passaggio formale, ma comunque da completare con successo. Da oggi (12 dicembre) Donald Tusk è il nuovo primo ministro della Polonia, un ritorno dopo 9 anni di assenza dalla politica nazionale e con la missione di riportare Varsavia in linea con le aspettative di Bruxelles. Dopo il fallimento di ieri (11 dicembre) alla prova del voto parlamentare dell’ex-premier ultraconservatore, Mateusz Morawiecki, il leader del centro-destra popolare è tornato al Sejm (la Camera bassa) per presentare il suo programma di governo e ricevere la fiducia, iniziando così ufficialmente la sua terza esperienza di capo del governo della Polonia.
Tusk era stato incaricato proprio ieri dai deputati di formare un esecutivo, seguendo l’iter previsto dalla Costituzione polacca. Dopo le elezioni del 15 ottobre il presidente della Repubblica, Andrzej Duda, aveva deciso di affidare al premier uscente Morawiecki il mandato per provare a trovare una maggioranza in Parlamento, in quanto leader della prima forza politica (anche se reduce da una dura sconfitta alle urne). Bocciato da 266 deputati su 460, Morawiecki si è fatto da parte e il Parlamento ha nominato con un altro voto (248 a favore e 201 contrari) il nuovo premier designato. Nel giro di 24 ore Tusk è tornato al Sejm per elencare i punti del suo programma di governo e per certificare la maggioranza – con gli stessi voti di ieri, 248 a favore, 201 contrari – composta dai partiti della coalizione unitasi alle elezioni di ottobre: Coalizione Civica (157), i liberali di Terza Via (65) e i socialdemocratici di Lewica (26). Domani mattina si presenterà dal presidente Duda per giurare insieme ai membri del suo gabinetto.
“Dobbiamo parlare con una sola voce e chiederemo la piena mobilitazione dell’Occidente per l’Ucraina, non posso più ascoltare i politici che dicono di essere stanchi”, ha affermato Tusk in uno dei passaggi più forti del suo discorso di presentazione del governo. Sul tema della migrazione il neo-premier ha messo in chiaro che “possiamo proteggere il confine polacco ed europeo ed essere umani allo stesso tempo, sono contrario alla xenofobia introdotta dalle autorità nel dibattito pubblico”. Senza dimenticare i diritti della comunità Lgbtqi+ e soprattutto delle donne: “Abbiamo sviluppato un programma affinché ogni donna polacca percepisca un cambiamento nel trattamento della maternità, nella protezione delle madri e nell’accesso all’aborto legale, fin dai primi giorni intraprenderemo azioni concrete”. E infine Tusk ha preso una netta posizione sul ruolo di Varsavia nell’Unione Europea, promettendo che “i polacchi non hanno motivo di sentire un complesso di inferiorità nell’Ue, torneremo al posto che ci spetta“, nonostante le politiche del governo Morawiecki “avrebbero potuto costarci più del ridicolo”.
Il ritorno di Tusk al Consiglio Europeo
È così che Tusk potrà ora tornare a sedersi subito al tavolo dei leader Ue, in occasione del Consiglio Europeo in programma giovedì e venerdì (14-15 dicembre). Proprio quel Consiglio guidato fino al 2019 da quello che da oggi è tornato a essere premier della Polonia e che nei prossimi giorni parteciperà alle discussioni serrate per provare a superare le posizioni ostruzioniste del primo ministro ungherese, Viktor Orbán, ormai ex-alleato di Varsavia. L’esperienza e la “dedizione ai valori europei” di Tusk vengono considerate da tutti i leader delle istituzioni comunitarie – che già si sono congratulati per la sua nomina a primo ministro – come necessarie per “forgiare un’Unione più forte e più unita“.
Ma sarà interessante notare come si imposterà il dialogo anche con il governo italiano di Giorgia Meloni. Con il fallimento di Morawiecki la premier e presidente di Fratelli d’Italia ha perso il suo più stretto alleato tra gli altri 26 leader Ue (nonostante le evidenti contraddizioni tra sovranismi) con possibili conseguenze sul Partito dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr), guidato proprio da Meloni. Diritto e Giustizia è uno dei due più rilevanti partiti della famiglia conservatrice, che rappresenta allo stesso tempo l’ostacolo maggiore a un complicato accordo pre- o post-elettorale con il Partito Popolare Europeo di Manfred Weber in vista delle europee del prossimo anno. Il vicepremier italiano e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è stato invece uno dei primissimi politici in Europa a rivolgere le congratulazioni a Tusk, non ancora ufficialmente insediatosi come nuovo primo ministro della Polonia: “Lavoreremo insieme per un’Europa ancora più forte ed unita all’insegna dei valori del Ppe“, ha scritto su X il segretario di Forza Italia, alleato di minoranza nel governo guidato da Fratelli d’Italia.