Bruxelles – C’era una volta il Fondo di solidarietà che per 20 anni ha permesso agli Stati membri dell’Ue di rispondere alle conseguenze dei disastri naturali con una ripresa a breve e lungo termine. Ma questa storia di successo potrebbe essere arrivata alla fine, se le istituzioni comunitarie non riusciranno a trovare delle soluzioni sostenibili per rendere il dispositivo fuori bilancio dell’Unione più efficace di fronte alle sfide sempre crescenti del cambiamento climatico. Perché il 2023 ha portato a esaurimento le risorse del Fondo di solidarietà Ue quasi alla metà dell’anno (lasciando scoperti diversi mesi di potenziale necessità) e ha dimostrato per la prima volta che mezzo miliardo di euro per 365 giorni non sarà più sufficiente nel presente e futuro degli eventi meteorologici estremi.
Il Fondo di solidarietà è un dispositivo fuori bilancio che permette di mobilitare fino a 500 milioni di euro all’anno – oltre ai fondi non spesi dell’anno precedente – per coprire parte dei costi per la ricostruzione. Gli Stati membri Ue colpiti da disastri naturali possono richiederne l’attivazione alla Commissione entro 12 settimane dalla data dei primi danni rilevati, allegando alla domanda una stima dei danni. Questo dispositivo ammette interventi d’emergenza come il ripristino immediato del funzionamento delle infrastrutture essenziali (energia, telecomunicazioni, trasporti, sanità, istruzione), la fornitura di alloggi temporanei alla popolazione, le operazioni di pulizia e la protezione del patrimonio culturale, mentre i danni privati non sono ammissibili. La concessione dei fondi è subordinata all’esito della valutazione della domanda da parte dell’esecutivo comunitario.
I fondi del 2023 sono stati quasi completamente assorbiti da tre disastri naturali verificatisi tra la fine del 2022 e l’inizio di quest’anno. Secondo la proposta della Commissione approvata dai co-legislatori, 33,9 milioni di euro sono stati destinati per affrontare le conseguenze della siccità che ha colpito la Romania fino all’agosto del 2022, 20,9 milioni per sostenere l’Italia dopo le inondazioni delle Marche nel settembre dello scorso anno e 400 milioni per aiutare la Turchia a riprendersi dai terremoti di febbraio. Un totale di 454,8 milioni di euro sborsati ancora prima del verificarsi delle tre più grosse crisi del 2023, con soli 45 milioni rimasti nelle casse del Fondo di solidarietà (più il rimanente non utilizzato del 2022): le alluvioni in Emilia-Romagna di inizio maggio, le inondazioni in Slovenia di inizio agosto – il peggior disastro naturale della sua storia – e quelle in Grecia di un mese più tardi nella regione della Tessaglia.
Tutti e tre i Paesi membri hanno fatto richiesta per accedere al Fondo di solidarietà, ma solo Roma e Lubiana hanno ricevuto già quest’anno un anticipo per sostenere gli sforzi di ricostruzione. A novembre è arrivata la decisione di Bruxelles di stanziare 94,7 milioni per l’Emilia-Romagna e 100 milioni per la Slovenia, mentre in una recente risposta a un’interrogazione parlamentare la commissaria per la Coesione e le riforme, Elisa Ferreira, ha reso noto che “la Commissione sta valutando la richiesta” di Atene in relazione alle inondazioni in Tessaglia arrivata lo scorso 20 novembre. In ogni caso – anticipi a parte – tutte e tre le richieste complessive cadranno nel bilancio del Fondo di solidarietà del 2024, anche se il budget totale da stanziare dipenderà dalle disponibilità finanziarie e dal numero di crisi che l’Unione e i suoi Paesi membri dovranno affrontare.
È per questo motivo che dal Parlamento Europeo si sono alzate richieste sempre più urgenti alla Commissione Ue di affrontare il problema per cui ogni anno la riserva da 500 milioni di euro viene esaurita e che non è più sufficiente per affrontare i fenomeni naturali sempre più estremi. La proposta degli eurodeputati è quella di raddoppiare l’importo a 1 miliardo all’anno, aumentando i massimali per gli stanziamenti singoli. L’esecutivo comunitario ha invece proposto nel quadro della proposta di revisione del bilancio pluriennale Ue 2021-2027 di aumentare gli stanziamenti per la Riserva di solidarietà e aiuti d’emergenza (Sear) di 2,5 miliardi di euro, da ripartire per gli ultimi 4 anni restanti del periodo di programmazione tra i suoi due strumenti, il Fondo di solidarietà e la Riserva di emergenza e aiuti.
Dalla sua attivazione nel 2002 e fino al 2022 il Fondo di solidarietà ha mobilitato oltre 8,2 miliardi di euro complessivi per 127 disastri – di cui 107 legati a fenomeni meteorologici estremi – in 25 Stati membri, più il Regno Unito e 3 Stati in via di adesione (Albania, Montenegro e Serbia). Di questi fondi quasi un terzo (poco più di 3 miliardi) è stato destinato all’Italia, poco meno del doppio della Germania seconda beneficiaria (1,6 miliardi). Sopra il miliardo di euro anche la Croazia, più staccate invece sono Francia (403 milioni), Regno Unito (222 milioni) e Austria (213 milioni). I minori beneficiari al momento sono Malta (961 mila euro), Albania (900 mila) e Montenegro (199 mila), mentre Finlandia e Danimarca sono gli unici Paesi membri Ue che in 20 anni non hanno mai richiesto e ricevuto alcuno stanziamento dal Fondo di solidarietà Ue.