Bruxelles – Un anno fa, dall’11 al 13 gennaio 2023, l’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili, durante la sua lunga detenzione, veniva trasferita in una cella d’isolamento nel carcere di Haren, in Belgio. Al freddo e senza la possibilità di lavarsi. “Torturata”, denunciarono i suoi legali. A distanza di un anno, Kaili ha deciso di rompere il silenzio in un’intervista che andrà in onda questa sera (15 gennaio) a Quarta Repubblica, il talk show condotto da Nicola Porro in prima serata su Retequattro.
Nelle parole di Kaili, tutta la rabbia e l’amarezza per un’indagine in cui ci sarebbero state “palesi violazioni della legge europea”. In cui sarebbero mancate “la presunzione di innocenza e l’imparzialità dei giudici“. La socialista greca, che ha scontato sei mesi di carcere preventivo con l’accusa di appartenenza ad un’organizzazione criminale, di corruzione e riciclaggio di denaro, fa una promessa: “Dimostrerò la mia innocenza, non ci sono prove delle accuse che mi rivolgono. Hanno usato me per creare un caso politico”.
Eva Kaili non è la prima a puntare il dito contro il sistema giudiziario belga e ad esplicitare seri dubbi su com’è stata portata avanti l’inchiesta. Prima di lei Niccolò Figà Talamanca, attivista per i diritti umani e segretario dell’ong No Peace Without Justice, rilasciato senza condizioni dopo due mesi di custodia cautelare. Ecco le risposte di Kaili, visionate in anteprima da Eunews.
“Ci sono delle persone, connesse al conflitto di interesse per cui si è ritirato il giudice istruttore Michel Claise, che non sono state coinvolte in questa indagine, né arrestate né interrogate. Chiediamoci per quale motivo”, ha spiegato tirando in ballo il nome della europarlamentare Maria Arena, non coinvolta nell’indagine. Il figlio di Arena era emerso essere socio in affari con il figlio del magistrato Claise, motivo per cui a giugno 2023 si è ritirato dalle indagini.
Sul carcere preventivo, l’ex vice di Roberta Metsola ha dichiarato che “è inaccettabile che tali violazioni dei diritti accadano nel cuore dell’Europa. Ho chiesto di essere sentita al Parlamento europeo, ma questo non è ancora accaduto. Credo che sia giusto che i cittadini sappiano cosa è accaduto prima delle elezioni europee, prima di andare a votare”.
Accuse anche a Pier Antonio Panzeri, l’ex eurodeputato al centro dello scandalo, che il 17 gennaio 2023 ha deciso di firmare un accordo di collaborazione con la giustizia belga: “Da quel momento ha iniziato a mentire facendo anche il mio nome. Panzeri ha accettato l’accordo in cambio della liberazione della moglie e della figlia. Sia nel suo caso che nel mio le nostre famiglie sono state usate contro di noi. Per farmi pressione i primi giorni mi hanno detto che mi figlia sarebbe stata affidata ai servizi sociali. Per portarmi a confessare qualcosa che non ho commesso”.
Un’ultima stoccata al’ex giudice istruttore Claise e alla sua decisione di candidarsi alle elezioni nazionali in Belgio: “Penso che di fronte a tutto questo, a un magistrato che ha dimostrato di avere delle ambizioni politiche, che si è dovuto ritirare per un conflitto di interesse e che ha condotto tutto il caso in questo modo, si debbano sollevare in tutti i cittadini delle serie domande su tutta l’inchiesta Qatargate”.