Bruxelles – Maggiore controllo preventivo di acquirenti e venditori potenziali. L’Unione europea, in nome della propria sicurezza, economica e non, rivede la propria strategia nei confronti dei Paesi terzi. La Commissione Ue vara le proposte di modifica alle regole che disciplinano investimenti stranieri diretti e vendita di tutti quei prodotti civili che possono essere usati a fini militari. Un cambio di rotta che per l’Europa implica il ‘modello Stati Uniti’, che prima di vendere determinate tecnologie vogliono sapere cosa si intende farne.
Gli investimenti stranieri diretti riguardano la Cina, le tecnologie cosiddette ‘duali’ (impiego civile-militare) riguardano principalmente la Russia e quanto potrebbero riutilizzare i prodotti ‘made in EU’ per sostenere il Cremlino. Del resto la comunicazione rivolta agli Stati membri evidenzia che “nuovi rischi per la sicurezza economica stanno emergendo a seguito delle crescenti tensioni geopolitiche, della frammentazione geoeconomica e dei profondi cambiamenti tecnologici”. Il commissario per il Commercio, Valdis Dombrovskis, lo dice in modo più esplicito. “Dobbiamo controllare l’esportazione di prodotti sensibili per evitare che finiscano nelle mani sbagliate“.
Ecco dunque la proposta di revisione del regolamento sugli investimenti stranieri diretti. Un’iniziativa quanto mai necessario per quanto, probabilmente, tardiva. La Cina controlla già infrastrutture critiche europee quali i porti, esercitando così pressioni sul blocco dei Ventisette, ponendo sfide di sicurezza. Una situazione figlia di mancate attenzioni tutte europee.
La Commissione, attraverso la proposta di regolamento, intende garantire che tutti gli Stati membri dispongano di un meccanismo di controllo e che via un’armonizzazione delle diverse regole nazionali per rendere la cooperazione con gli altri Stati membri e la Commissione più efficace ed efficiente. Non solo. Ogni stato membro dovrà identificare un ambito settoriale minimo da tenere sotto controllo, con la possibilità per i governi di rimanere liberi nelle proprie scelte per tutto ciò che non rientra nella lista essenziale, a seconda dei propri interessi di sicurezza nazionale. Ancora, la Commissione intende estendere l’ambito dello screening UE per coprire le transazioni all’interno dell’UE, dove l’investitore diretto è in ultima analisi posseduto da individui o entità di un paese extra-UE.
Per l’export di beni sensibili la Commissione mette sul tavolo un libro bianco, documento non legislativo ma preparatorio. Una raccomandazione agli Stati è annunciata “entro l’estate”. Intanto l’esecutivo comunitario propone di introdurre controlli UE uniformi su quegli articoli che non sono stati adottati dai regimi multilaterali di controllo delle esportazioni a causa del blocco da parte di alcuni membri. “Ciò eviterebbe un mosaico di approcci nazionali”, sottolinea la Commissione, che inoltre propone di creare un forum per il coordinamento politico, che consentirebbe discussioni tra la Commissione e gli Stati membri ad un livello senior adeguato per promuovere posizioni comuni dell’UE sui controlli delle esportazioni.