Bruxelles – Rientra l’allarme per le centinaia di migliaia di imprese artigiane italiane ed europee che effettuano riparazioni e manutenzioni di elettrodomestici, orologi, capi d’abbigliamento, automobili, impianti, telefoni e computer. I negoziatori dell’Eurocamera e del Consiglio dell’Ue hanno raggiunto nella notte l’accordo sulle nuove norme comunitarie per garantire un vero “diritto alla riparazione”. E nel testo di compromesso è ricomparso il principio che “i produttori dovranno rendere disponibili pezzi di ricambio e strumenti a un prezzo ragionevole”.
La direttiva, proposta dalla Commissione europea il 22 marzo 2023, mira sostanzialmente a ridurre gli sprechi e rafforzare il settore delle riparazioni rendendo le riparazioni dei prodotti più accessibili ed economiche. Agendo contemporaneamente da due lati: imporre maggiori obblighi ai produttori e incoraggiare i consumatori a prolungare il ciclo di vita dei propri beni.
La denuncia di SMEunited e Confartigianato per eliminare disparità di trattamento
Il rischio, denunciato nei giorni scorsi dal SMEunited, l’associazione dell’artigianato e delle piccole e medie imprese in Europa che riunisce circa 70 membri da oltre 30 Paesi europei, era che in fase di negoziati interistituzionali potesse passare la posizione dei Paesi membri. Che avevano cancellato ogni riferimento all’eliminazione delle barriere e delle disparità di trattamento che impediscono ai riparatori indipendenti di poter operare alle stesse condizioni dei riparatori autorizzati dalle case madri produttrici.
Il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, aveva espresso questa preoccupazione in una lettera al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, chiedendo alla delegazione italiana di difendere il diritto dei riparatori indipendenti all’accesso “a tutti i pezzi di ricambio, alle specifiche tecniche e agli strumenti necessari per effettuare le riparazioni a un costo ragionevole per tutta la durata di vita di un prodotto”. Granelli, raggiunto da Eunews, ha sottolineato “l’opportunità preziosa e imperdibile per valorizzare le competenze degli artigiani e dei piccoli imprenditori” e per “offrire ai consumatori servizi qualificati e a costi equi” che questa direttiva presenta.
Perché non sono in ballo solamente 68 mila piccole imprese nel settore dell’autoriparazione, 106 mila riparatori di impianti, quasi 4 mila che si occupano di elettrodomestici, 2 mila che riparano ascensori, 12 mila sarti e 3 mila laboratori di orologiai – dai dati italiani resi noti da Confartigianato. Ma anche la libertà di scelta dei consumatori, che troppo spesso si vedono costretti a rivolgersi esclusivamente all’azienda produttrice per tutte le eventuali riparazioni. Con tutta una serie di possibili disagi, per esempio se per sostituire un pezzo danneggiato della propria automobile si è costretti a fare decine di chilometri per raggiungere la casa madre.
L’esito delle negoziazioni. Reynders: “Gli investimenti nella riparazione ripagano”
Alla fine, dopo un trilogo che secondo fonti dell’Eurocamera è stato ricco di proposte e cambiamenti, l’accordo provvisorio si spinge oltre e vieta ai produttori di utilizzare clausole contrattuali e tecniche hardware o software per ostacolare le riparazioni. E li obbliga a permettere l’uso di pezzi di ricambio di seconda mano o prodotti in 3D da parte di riparatori indipendenti.
“La nuova direttiva renderà la riparazione più facile, più accessibile e più conveniente. Inoltre, invierà un messaggio importante alle aziende: i modelli di business sostenibili e gli investimenti nella riparazione ripagano”, ha commentato il commissario Ue per la Giustizia, Didier Reynders. Il relatore della proposta per l’Eurocamera, il socialdemocratico tedesco René Repasi, ha rivendicato il “successo significativo per il Parlamento europeo, che si è espresso con veemenza a favore del rafforzamento dei consumatori nella lotta contro il cambiamento climatico.
L’accordo introduce inoltre 12 mesi aggiuntivi di garanzia legale sui prodotti riparati, la possibilità per i consumatori di prendere in prestito un dispositivo mentre il proprio è in riparazione, l’accesso online gratuito ai prezzi indicativi delle riparazioni. Infine ogni Stato membro dovrà introdurre almeno una misura per promuovere la riparazione, come voucher e fondi per la riparazione, campagne di informazione, corsi di riparazione o sostegno per spazi di riparazione gestiti dalla comunità, o – in linea con le norme esistenti sulla tassazione –, un riduzione dell’aliquota IVA sui servizi di riparazione.