Bruxelles – È tutto pronto in Portogallo per le elezioni legislative anticipate che potrebbero riconsegnare il governo del Paese al centro-destra dopo nove anni e che allo stesso tempo, per la prima volta dalla caduta della dittatura nel 1976, potrebbero portare l’estrema destra in un ruolo di potere. Dopo le dimissioni a sorpresa alla fine dello scorso anno da parte del primo ministro socialista, António Costa, a due giorni dalla convocazione degli elettori portoghesi alle urne (domenica 10 marzo) il blocco Alleanza Democratica sembra essere favorito per guidare il Portogallo verso le elezioni europee di giugno, anche se rimangono incerti gli scenari delle alleanze post-elettorali e il ruolo che giocherà il partito nazionalista di destra Chega.
Secondo quanto emerge dai sondaggi, la coalizione formata da Partito Social Democratico (Psd), Partito Popolare (Cds) e Partito Popolare Monarchico (Ppm) dovrebbe attestarsi al primo posto tra il 31 e il 32 per cento dei voti, di poco sopra al Partito Socialista (Ps) tra il 28 e il 29 per cento. Più staccata l’estrema destra di Chega tra il 17 e il 18 per cento – ma con un aumento esponenziale rispetto alle elezioni del 2022, quando registrò il 7,2 per cento delle preferenze – e Iniziativa Liberale in crescita al 6 per cento (dal 4,9 di due anni fa). Proprio i liberali sono il primo interlocutore del blocco di centro-destra Alleanza Democratica, ma dalle prestazioni elettorali delle due forze dipenderà la possibilità di formare un governo stabile e senza coinvolgere i nazionalisti di estrema destra.
Fino a oggi il leader del Partito Social Democratico e candidato per il blocco di centro-destra, Luís Montenegro, si è sempre opposto a qualsiasi tipo di alleanza con gli ultranazionalisti, ma l’incertezza dell’esito delle urne non permette di escludere che il presidente del partito e candidato di Chega, André Ventura, possa diventare l’ago della bilancia per la formazione o il sostegno del prossimo governo in Portogallo. Va ricordato che anche alle elezioni del 2022 i sondaggi elettorali davano un testa a testa tra i socialisti e il centro-destra, ma alle urne l’allora premier in carica Costa aveva trionfato con 12 punti percentuali di scarto, riuscendo poi a conquistare la maggioranza assoluta in Parlamento. Questa volta però non si può sottovalutare il peso delle conseguenze della bufera dell’inchiesta di presunta corruzione legata ad alcuni progetti per la transizione verde nel Paese – che ha coinvolto indirettamente anche il premier dimissionario – sulle speranze del candidato socialista (e segretario del partito), Pedro Nuno Santos, di limitare i danni e riconfermarsi prima forza politica in Portogallo. Oggi i socialisti controllano 120 seggi su 230 all’Assemblea nazionale, governando senza alleati.