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    Home » Non categorizzato » Il vero ruolo dell’America in Siria

    Il vero ruolo dell’America in Siria

    [di Jeffrey D. Sachs] È ampiamente diffusa, ma falsa, l’idea che Obama abbia tenuto gli Stati Uniti fuori dal conflitto siriano. Gli USA sono impegnati in una guerra attiva con lo scopo di rovesciare Assad: una guerra per procura contro l’Iran e la Russia.

    Redazione</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/eunewsit" target="_blank">eunewsit</a> di Redazione eunewsit
    7 Ottobre 2016
    in Non categorizzato

    di Jeffrey D. Sachs

    La guerra civile in Siria rappresenta la crisi più pericolosa e distruttiva del pianeta. Dall’inizio del 2011 centinaia di migliaia di persone sono morte, circa dieci milioni di siriani sono sfollati, l’Europa è stata sconvolta dal terrore dello Stato islamico e dalla controversia politica dei rifugiati, mentre gli Stati Uniti e gli alleati della NATO sono arrivati più di una volta ad un pericoloso confronto diretto con la Russia. Purtroppo il Presidente Barack Obama ha contribuito ad aggravare i pericoli nascondendo al popolo americano e all’opinione pubblica mondiale il ruolo degli Stati Uniti in Siria.

    Porre fine alla guerra in Siria richiede un’ammissione onesta da parte degli Stati Uniti del ruolo continuativo e spesso segreto all’interno del conflitto siriano sin dal 2011, compreso chi sta finanziando, armando, formando e favorendo le diverse fazioni. Una simile apertura aiuterebbe a porre fine a molte delle azioni imprudenti di vari Stati.

    È ampiamente diffusa, ma falsa, l’idea che Obama abbia tenuto gli Stati Uniti fuori dal conflitto siriano. Infatti la destra americana lo critica regolarmente per aver tracciato una linea invalicabile nei confronti del presidente siriano Bashar al-Assad sulle armi chimiche e aver poi fatto marcia indietro quando sembrava che Assad l’avesse presumibilmente superata (la questione rimane comunque torbida e controversa, come molte altre questioni legate alla Siria). Uno dei principali opinionisti del Financial Times, ribadendo erroneamente che gli Stati Uniti sono rimasti al margine degli eventi, ha recentemente affermato in modo implicito che Obama aveva al tempo rifiutato il consiglio del segretario di Stato Hillary Clinton di armare i ribelli siriani che combattevano contro Assad.

    Tuttavia, di volta in volta il sipario viene alzato. A gennaio il New York Times ha riportato alcuni fatti legati ad un ordine segreto presidenziale del 2013 alla CIA di armare i ribelli siriani. Secondo il resoconto del giornale l’Arabia Saudita fornirebbe un consistente finanziamento per gli armamenti, mentre la CIA, su ordine di Obama, garantirebbe supporto organizzativo e la formazione.

    Purtroppo la storia è uscita e sparita senza alcuna ulteriore elaborazione da parte del governo statunitense o seguito da parte del New York Times. L’opinione pubblica è stata lasciata all’oscuro rispetto a tanti quesiti: quanto ampie sono le operazioni tra la CIA e i sauditi? Quanto spendono gli Stati Uniti per la Siria ogni anno? Quali tipi di armi gli Stati Uniti, i sauditi, i turchi, il governo del Qatar e altri stanno fornendo ai ribelli siriani? Quali gruppi ricevono le armi? Qual è il ruolo delle truppe statunitensi, della copertura aerea e dell’altro personale coinvolto in Siria? Il governo statunitense non sta rispondendo a queste domande e, da parte loro, i media principali non stanno perseguendo le risposte.

    In più di una dozzina di occasioni Obama ha detto al popolo americano che «non ci sarebbero state truppe statunitensi sul terreno». Tuttavia una volta ogni tanto esce una breve dichiarazione del governo in cui si afferma che le forze speciali statunitensi sono state dispiegate in Siria. Il Pentagono nega regolarmente di essere in prima linea. Ma quando la Russia e il governo di Assad hanno bombardato recentemente e aperto il fuoco di artiglieria contro le postazioni dei ribelli nel nord della Siria, gli Stati Uniti hanno comunicato al Cremlino che gli attacchi stavano minacciando le truppe americane a terra. Ma all’opinione pubblica non è stata data alcuna spiegazione sulla loro missione, sui costi e sulle controparti in Siria.

    Tramite fughe di notizie occasionali, rapporti investigativi, dichiarazioni da parte di altri governi e rare dichiarazioni da parte dei funzionari statunitensi, sappiamo che l’America è impegnata in una guerra attiva, continuativa, coordinata dalla CIA con lo scopo di rovesciare Assad e di combattere l’ISIS. Gli alleati dell’America nella lotta contro Assad sono l’Arabia Saudita, la Turchia, il Qatar ed altri paesi della regione. Gli Stati Uniti stanno spendendo miliardi di dollari sulle armi, sulla formazione, sulle operazioni delle forze speciali, sulle incursioni aeree e sul supporto logistico alle forze ribelli tra cui ci sono mercenari internazionali. Gli alleati americani hanno addirittura speso di più, ma le somme precise non vengono mai riportate.

    L’opinione pubblica statunitense non ha avuto alcuna voce in capitolo rispetto a queste decisioni. Non c’è stato alcun voto di autorizzazione o approvazione del budget da parte del Congresso statunitense, mentre il ruolo della CIA non è mai stato spiegato o giustificato. La legalità interna e internazionale delle azioni statunitensi non è mai stata difesa di fronte al popolo americano o al mondo.

    Per chi opera al centro del complesso militare e industriale statunitense, questa segretezza è corretta. La loro posizione è che il voto di quindici anni fa del Congresso che ha autorizzato l’uso delle forze armate contro i colpevoli dell’attacco dell’11 settembre dà al presidente e ai militari carta bianca per combattere guerre segrete nel Medio Oriente e in Africa. Perché gli Stati Uniti dovrebbero spiegare pubblicamente quello che stanno facendo? In questo modo metterebbero solo in pericolo le operazioni e rafforzerebbero i nemici. L’opinione pubblica non ha bisogno di sapere.

    Io sostengo una posizione diversa. Le guerre dovrebbero rappresentare l’ultima spiaggia e dovrebbero essere vincolate dallo scrutinio democratico. In base a questa prospettiva la guerra segreta dell’America in Siria è illegale sia rispetto alla Costituzione statunitense (che dà al Congresso il potere esclusivo di dichiarare guerra) sia secondo la Carta delle Nazioni Unite. Inoltre la guerra ambigua dell’America in Siria è una scommessa cinica e imprudente. Gli sforzi guidati dagli Stati Uniti per rovesciare Assad non hanno lo scopo di proteggere il popolo siriano come hanno suggerito diverse volte Obama e la Clinton, ma sono in realtà una guerra per procura contro l’Iran e la Russia con la Siria come campo di battaglia.

    La posta in gioco in questa guerra è molto più alta e molto più pericolosa di quello che i combattenti americani della guerra per procura immaginano. Mentre gli Stati Uniti portavano avanti la loro guerra contro Assad, la Russia ha aumentato il sostegno militare al suo governo. Per i principali media americani il comportamento della Russia è un affronto: come si permette il Cremlino di ostacolare gli Stati Uniti nel rovesciamento del regime siriano? Il risultato è uno scontro diplomatico sempre più grande con la Russia che potrebbe aumentare e portare, forse inavvertitamente, al conflitto militare.

    Queste questioni dovrebbero essere soggette a scrutinio legale e al controllo democratico. Sono sicuro che il popolo americano risponderebbe con un solenne “no” alla guerra in atto guidata dagli Stati Uniti per un cambio di regime in Siria. Il popolo americano vuole la sicurezza, e la sconfitta dell’ISIS, ma riconosce anche la lunga e disastrosa storia degli sforzi statunitensi volti a cambiare regime come in Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, America centrale, Africa e Asia sudorientale.

    Questa è la ragione principale per cui i servizi di sicurezza si rifiutano di dire la verità. Il popolo americano chiederebbe la pace invece di una guerra perpetua. Rimangono pochi mesi ad Obama come presidente per rimediare al suo lascito negativo. Dovrebbe iniziare allineandosi al popolo americano.

    Pubblicato su Project Syndicate il 30 agosto 2016. Traduzione di Marzia Pecorari. 

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