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    Home » Non categorizzato » La cancelliera d’Europa

    La cancelliera d’Europa

    [di Voci dalla Germania] Il piano segreto della Merkel per ridefinire l’Europa.

    Redazione</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/eunewsit" target="_blank">eunewsit</a> di Redazione eunewsit
    29 Maggio 2017
    in Non categorizzato

    di Voci dalla Germania

    Dopo l’insuccesso del G7, gli spin doctor di Merkel, ormai in piena campagna elettorale, per cercare di trasformare il passo falso di Taormina in un successo da rivendere in politica interna consegnano alla Frankfurter Allgemeine Zeitung un presunto piano segreto per ridefinire l’Europa, ovviamente secondo gli interessi tedeschi. Dalla Faz.net.

    La politica sui profughi ha la priorità

    I piani europei di Merkel, secondo le informazioni di questo giornale, riguardano diversi aspetti. La vera priorità è anche il tema più difficile da risolvere: la questione dei profughi, sulla quale a Taormina non si è riuscito a trovare un accordo con Trump. Negli uffici della cancelleria si ritiene centrale per il futuro dell’Unione europea riuscire a fermare la via di fuga attraverso il Mediterraneo. Quando Merkel in marzo è volata al Cairo e a Tunisi, probabilmente ha potuto osservare dal finestrino dell’aero quanto siano vicini la Sicilia e l’Etna al continente africano. Ma la soluzione è strettamente legata alla stabilizzazione della Libia, il paese da cui provengono gli attentatori di Manchester. E qui la prospettiva è piuttosto triste.

    Buone prospettive per la difesa

    Nella difesa comune ci sono invece le prospettive migliori. Per la difesa Merkel vuole spendere più soldi e lascia al suo ministro Ursula von der Leyen la possibilità di portare avanti con la massima tranquillità i programmi di cooperazione fra gli eserciti. Alle unità comuni con l’Olanda, la Francia e la Polonia, si sono aggiunte quelle con la Repubblica Ceca e la Romania. A Bruxelles si sta realizzando un comando comune per le operazioni militari. Con l’uscita dei britannici sono stati rimossi tutti i freni, e la doppia minaccia di Trump e della Russia ha causato una nuova apertura negli est europei. Da quando non si può più fare affidamento sullo scudo americano, l’uomo forte della Polonia, Jaroslaw Kaczynski, ha già incontrato due volte personalmente Merkel.

    La terza parte della riflessione riguarda il futuro dell’economia e dell’unione monetaria.

    Il dibattito sugli Eurobond aiuta Merkel

    Il dibattito sugli Eurobond può tornare molto utile per i piani di Merkel, anche se il tema continua a causarle molti pensieri. L’idea che gli Stati membri possano essere reciprocamente responsabili per i debiti comuni da tempo è stata sepolta sotto una pietra. “Sono contrario alla messa in comune dei debiti pregressi”, ha detto il nuovo presidente francese Emmanuel Macron durante la sua prima visita a Berlino. Già ora la Francia paga sul suo debito dei tassi molto bassi, e con gli Eurobond dovrebbe accollarsi la seconda più grande quota di garanzia. I riflessi difensivi scatenati dal tema, potrebbero invece tornare utili alla cancelliera per le negoziazioni future: ciò che i capi di governo e di Stato decideranno e che in termini di condivisione del debito si collocherà al di sotto della soglia di allarme degli Eurobond, ai critici sembrerà come un’opzione meno dannosa.

    In sostanza si tratta di un bilancio comune per la zona euro collegato ad un Ministro delle finanze comune. È un desiderio di Macron, e anche il ministro Schäuble lo aveva già proposto. Non è ancora chiaro tuttavia come sarà speso il denaro e da dove dovrebbe arrivare: si parla di un premio per quei paesi che intraprendono le riforme strutturali, oppure per ammortizzare gli shock economici. Un Gerhard Schröder che durante una crisi volesse riformare il mercato del lavoro del suo paese, probabilmente non dovrebbe più elemosinare un ammorbidimento dei criteri di Maastricht. Il denaro arriverebbe da Bruxelles.

    Per quanto riguarda il finanziamento, si parla di una quota dell’IVA, della non ancora adottata tassa sulle transazioni finanziarie o della velenosa proposta di Schäuble di tassare gli automobilisti. L’altra variante è: per finanziare gli investimenti il governo economico dell’eurozona potrebbe anche emettere titoli di debito. A garantire sarebbero tutti i paesi membri, non solo la Germania. La Cancelliera, da quanto si sente dire, ha una certa simpatia per queste proposte. Una tale costruzione sarebbe alquanto diversa, così assicurano i suoi collaboratori, dai classici Eurobond, che Merkel rifiuta (“finché vivo”). Anche il suo ministro delle finanze tiene la porta aperta. Non saremo noi a “far fallire un aumento degli investimenti”, ha detto il ministro.

    È possibile una modifica dei trattati

    La cancelliera prende addirittura in considerazione una modifica dei trattati europei – una novità, da quando circa dieci anni fa dalle ceneri della Costituzione europea è stato messo insieme il Trattato di Lisbona. “Dal punto di vista tedesco è possibile una modifica dei trattati”. E questo è l’obiettivo: utilizzare i tempi tranquilli per rendere l’unione monetaria più resistente alle crisi. Se questo potrà essere raggiunto senza una crisi acuta, è un altro discorso. Tanto più che Merkel sa che dietro gli stessi termini si nascondono idee alquanto diverse: più controllo di bilancio da un lato, più investimenti dall’altro.

    Dopo le elezioni federali di settembre la cancelliera sarà disponibile per compromessi che invece potrebbero ostacolarla durante la campagna elettorale. Una parte di questo pacchetto potrebbe essere anche la presidenza della BCE: se vuole che il tedesco Jens Weidmann sia il successore di Mario Draghi, cosa che Merkel desidera, dovrà fare concessioni altrove. Al contrario, la candidatura di Weidmann è probabilmente utile per placare quei critici che non approvano il nuovo euro-entusiasmo di Merkel.

    Ma il piano di Merkel ha anche un secondo obiettivo: aiutare il nuovo presidente francese ad avere successo – non ad ogni costo, ma fino al punto in cui sarà compatibile con gli interessi tedeschi. Nessuno vuole che fra cinque anni la nazionalista Marine Le Pen governi il paese vicino, si dice negli ambienti di Merkel. Questo significa prima di tutto: molte parole amichevoli, affinché fra tre settimane Macron possa ottenere anche una maggioranza parlamentare. Poi stare a guardare i passi del presidente, senza eccedere con le lezioncine dall’esterno. E alla fine mettere nero su bianco un piano comune.

    Qui ho capito il fascino che può avere l’Europa

    In questo quadro si è aggiunta la prima visita fatta dal nuovo ministro dell’economia e delle finanze francese, Bruno Le Maire, al suo collega Schäuble. Le Maire, un amico dichiarato della Germania, era già stato ministro durante il primo picco della crisi euro ai tempi di Nicolas Sarkozy, sul tema ha anche scritto un libro, in cui Merkel ha un ruolo importante. Ora con Schäuble ha messo in piedi un gruppo di lavoro, che già da luglio inizierà a scrivere proposte di riforma della zona euro – compresi i primi passi per un sistema di tassazione e riscossione unitario.

    Mentre i due capi di dipartimento si presentavano alla stampa in maniera congiunta, Merkel discuteva di Europa con gli studenti a Berlin-Pankov. Anche in questa occasione ha dato libero sfogo al suo nuovo euro-entusiasmo. “Qui ho capito veramente il fascino che l’Europa può esercitare”, ha detto – e ha promesso, “di voler tenere in considerazione sempre di più i desideri e i sogni dei giovani nelle sue politiche”.

    Per il candidato della SPD Martin Schulz la situazione è sempre più difficile. Come ex presidente del Parlamento UE non voleva portare il tema al centro della sua campagna elettorale. Ora invece ha deciso di riprendere l’argomento e la prossima settimana terrà al ministero degli esteri un discorso programmatico sull’Europa. Ma probabilmente Schulz arriva troppo tardi. Con la sua nuova retorica Merkel è già riuscita a radunare intorno a sé gli europeisti moderati, e Schulz probabilmente non riuscirà ad ottenere il voto degli euro-scettici. E non potrà certo presentarsi ai vertici internazionali come il domatore di Donald Trump, un nemico comune è molto utile per l’unità in Europa, visto che al candidato della SPD manca una carica pubblica.

    Pubblicato su Voci dalla Germania il 28 maggio 2017.

    Tags: europagermaniaMacronmerkeloneuroue

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