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    Home » Cronaca » L’inatteso inquinamento da navi da crociera, con l’Italia tra i paesi più a rischio

    L’inatteso inquinamento da navi da crociera, con l’Italia tra i paesi più a rischio

    L'analisi del Gruppo di trasporto europeo rivela come le emissione dei grandi operatori nel settore del turismo per mare sia 10 volte maggiore di quelle prodotte da tutte le automobili presenti negli Stati Membri. Ma le aziende contestano i dati

    Angelo Visci di Angelo Visci
    5 Giugno 2019
    in Cronaca

    Bruxelles – Le emissioni di ossido di zolfo (SOX) prodotte dalle crociere intorno alle coste europee sono 10 volte maggiori di quelle prodotte da tutto il parco auto europeo nel 2017.  Questo è quanto rivela un’analisi dellla ONG europea, Transport & Environment, in base allo studio condotto sulla Carnival  Coorporation, il più grande operatore al mondo nel settore delle crociere di lusso.

    Prendendo in considerazione la Royal Caribbean Cruises, la seconda azienda al mondo nel settore, è seconda per emissioni nell’atmosfera pari a quattro volte superiore rispetto a tutte le 260 milioni di automobili dell’Unione Europea. In merito all’inquinamento atmosferico di tali emissioni, queste producono aerosol di solfato (SO4), aumentando in maniera nette i rischi per la salute umana e e contribuendo all’acidificazione in ambienti terrestri e marittimi, decretando la decrescita del valore del pH oceanico, causato principalmente dall’assunzione di anidride carbonica.

    I paesi dell’Unione più esposti all’inquinamento da navi da crociera sono le principali destinazioni turistiche, come Spagna e Italia: la penisola iberica è attraversata da 172 viaggi da crociera e quella italica da 141, i quali producono rispettivamente 15 mila e 14 mila tonnellate di ossido di zolfo, di gran lunga superiore all’inquinamento prodotto da 23 milioni e da 38 milioni di automobili spagnole e italiane che insieme non raggiungono neanche le 2 mila tonnellate.

    Questi paesi mediterranei sono seguiti da Grecia, Francia e Norvegia, che lungo le loro coste un numero esiguo di navi da crociera sono responsabili di un inquinamento atmosferico maggiore rispetto alla gran parte del loro parco macchine nazionale. Sono talmente esposti all’inquinamento anche perché hanno delle norme meno rigide in materia di combustione di solfuro per uso marittimo, consentendo così alle navi di bruciare il combustibile più sporco e solforoso lungo le loro coste. Città come Barcellona, Palma di Mallorca e Venezia sono le aree portuali europee più colpite, seguite da Civitavecchia e Southampton.

    “Le navi da crociera sono città galleggianti alimentate da alcuni dei carburanti più inquinanti al mondo”, afferma Faig Abbasov, membro del gruppo di trasporto aereo e marittimo europeo di Transport & Environment, identificando tutto ciò inaccettabile “poichè l’innovazione tecnologica è abbastanza matura per ripulire le navi da crociera e aiutarle a ridurre le emissioni nei porti”. Abbassov, prosegue concludendo come “l’utilizzo della tecnologia all’idrogeno potrebbe alimentare le crociere”, ma essendo gli operatori del settore non  apparentemente disposti ad affrontare questo passaggio volontariamente, “per cui spetta all’Europa attuare quanto prima degli standards portuali a emissioni zero”.

    L’industria del settore però non ci sta, e circa le notizie uscite in questi giorni sull’inquinamento a Venezia diffonde una lunga nota nella quale la Clia – associazione internazionale dell’industria crocieristica – “non può che smentire con forza quelle che qualcuno potrebbe chiamare ‘fake news’”.

    La CLIA, afferma la nota, si è impegnata ad arrivare a produrre “zero emissioni” e, anche se “rappresenta meno dell’1% dello shipping mondiale, il settore delle crociere è all’avanguardia nel raggiungimento di questo obiettivo”.

     CLIA accoglie con favore il coinvolgimento della società civile in questa delicata discussione, ma “è delusa dal fatto che Transport & Environment abbia pubblicato un’analisi effettuata solo dal proprio staff, in modo autoreferenziale e senza discussioni pubbliche o contributi dall’industria delle crociere. Le compagnie sono preoccupate che i risultati siano stati pubblicati senza alcun controllo accademico o revisione tra pari. D’altra parte anche la metodologia utilizzata da quella associazione di cittadini per calcolare i risultati non risulta essere stata riconosciuta come un processo scientificamente valido”.

    Soprattutto, “la classifica si basa esclusivamente su ipotesi e non su misurazioni effettive e non tiene conto dell’eventuale utilizzo delle tecnologie di abbattimento delle emissioni già presenti sulle navi. Che è nota o comunque di facile consultazione per chiunque voglia affrontare tale tema senza faziosità”.

    Per esempio, il settore delle crociere è stato “uno dei primi ad adottare la tecnologia di pulizia dei gas di scarico (EGCS). Di conseguenza questa tecnologia si è sviluppata permettendo di ridurre le emissioni di zolfo oltre i limiti previsti dalle regolamentazioni internazionali e di ridurre inoltre le emissioni di particolato”.

    Oltre a questo, rivendica Clia, “il settore delle crociere è stato anche uno dei primi ad adottare la propulsione a Gas Naturale Liquefatto (GNL). Più di un terzo di tutte le nuove navi in costruzione da qui a pochi mesi, 25 in totale, utilizzeranno il GNL come combustibile di propulsione principale”.

    Queste percentuali di utilizzo di EGCS e GNL “non hanno paragoni in nessun altro settore dello shipping e non state adeguatamente considerate nell’analisi di Transport & Environment”, afferma l’industria crocieristica.

    Tags: CliaCrociereemissioni NOxemissioni SOXFaig Abbassovinquinamento atmosfericoNaviossidi di zolfosolfurotrasporti marittimi

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