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    Home » Politica Estera » Il figlio dell’ultimo scià di Persia al Parlamento Europeo: “La mia missione è la transizione democratica” in Iran

    Il figlio dell’ultimo scià di Persia al Parlamento Europeo: “La mia missione è la transizione democratica” in Iran

    Reza Ciro Pahlavi ha incontrato deputati di diversi gruppi politici, per cercare di legittimarsi come garante della transizione democratica a Teheran in caso di implosione del regime. E chiede agli eurodeputati di prendere ulteriori misure in supporto dei manifestanti

    Simone De La Feld</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@SimoneDeLaFeld1" target="_blank">@SimoneDeLaFeld1</a> di Simone De La Feld @SimoneDeLaFeld1
    1 Marzo 2023
    in Politica Estera
    scià persia Reza Ciro Pahlavi Iran

    Bruxelles – Reza Ciro Pahlavi, il figlio maggiore dell’ultimo scià di Persia, cerca di accreditarsi agli occhi del mondo democratico come figura cardine delle forze di opposizione in Iran che da mesi stanno manifestando contro il regime degli ayatollah. “È un onore per me parlare per conto dei miei compatrioti, che mi hanno dato il compito di portare la loro voce e il loro messaggio ai rappresentanti eletti dell’Ue”, ha esordito il principe ereditario in visita oggi (primo marzo) al Parlamento Europeo, accompagnato dagli eurodeputati Charlie Weimers (Ecr) e Tomáš Zdechovský (Ppe).

    Pahlavi, in esilio dall’età di 19 anni, intravede ora uno spiraglio per rientrare nel Paese e rovesciare il regime che nel 1979 depose suo padre e instaurò la Repubblica Islamica a Teheran. Fondatore del National Council of Iran nel 2013, gruppo di opposizione in esilio, ha sposato la causa del popolo iraniano e cerca ora di ritagliarsi un ruolo di primo piano nell’Iran che verrà. “La mia missione è di servire la transizione”, ha dichiarato Pahlavi, che vuole essere “costruttore di un processo democratico” nel suo Paese dopo “l’inevitabile caduta del regime criminale” dei mullah. Apparentemente nessun ruolo politico, nessuna bramosia di potere: “Devo essere al di sopra e neutrale, non siamo qui per imporre un’alternativa, ma per proporre un processo”, promette il principe.

    Il percorso sembra essere tracciato. Dopo aver preso coscienza che la Repubblica Islamica “rappresenta una minaccia per il suo popolo e che non può essere riformata”, oggi stiamo assistendo alla “disobbedienza civile e agli scioperi nazionali che porteranno al collasso del sistema”. Una volta caduto il regime, il processo “dovrà continuare con libere elezioni per un’Assemblea costituente e infine arrivare a un referendum nazionale“, dove i cittadini sceglieranno la forma di governo che desiderano “per salvaguardare i propri diritti”. Se fosse una monarchia parlamentare, è lecito pensare che il figlio dell’ultimo scià di Persia non rifiuterebbe l’onere e l’onore di guidarla.

    Da sinistra: Reza Ciro Pahlavi e l’eurodeputato Charlie Weimers (Ecr)

    Ma Pahlavi al Parlamento Europeo è venuto anche per chiedere che l’Ue inasprisca le posizioni contro il regime attuale e che garantisca supporto totale al popolo iraniano. Aiutare gli iraniani a evitare la soppressione di internet da parte del regime, finanziare lunghi scioperi sindacali e designare il corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche come organizzazione terroristica. Perché sanzionare i pasdaran “velocizzerebbe il processo di implosione del regime”, facilitando defezioni tra le fila governative. E potrebbe anche aprire la strada al sequestro di beni da utilizzare per creare un fondo per finanziare i lavoratori iraniani, ha suggerito Weimers.

    Pahlavi è convinto che il supporto alla causa del popolo iraniano rientra anche negli interessi economici dell’Unione, perché “l’Iran rappresenta oggi il più vasto mercato ancora da aprire al mondo“. Con un regime democratico, partner dell’Occidente, le aziende europee avrebbero “immense opportunità economiche”, ma non solo: Teheran potrebbe “soddisfare i bisogni energetici dell’Ue con benefici reciproci“. A chi gli chiede del programma sul nucleare, Pahlavi garantisce che ne ha sempre avuto un giudizio negativo, anche nelle applicazioni civili. “Ci sono molte alternative più pulite e sicure da sviluppare”, ha dichiarato ancora il principe, sottolineando inoltre “l’incompetenza del regime che ha portato a una grave crisi ambientale nel Paese”. Il messaggio di Pahlavi è che un Iran pacifico è la promessa di un “futuro più sicuro e prospero per tutte le nazioni democratiche”. Resta da capire se il giovane popolo iraniano che protesta ha intenzione di consegnare le chiavi della transizione al vecchio figlio di un ancor più vecchio monarca.

    Tags: Iranreza pahlavi

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