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    Home » Net & Tech » La “via europea” all’intelligenza artificiale secondo von der Leyen

    La “via europea” all’intelligenza artificiale secondo von der Leyen

    Basta con le leggi e la burocrazia, avanti con la semplificazione per facilitare l'innovazione. Nella conferenza internazionale ospitata nella capitale transalpina da Emmanuel Macron, Bruxelles è sembrata allinearsi a Washington. E ha annunciato un maxi-piano di investimenti da 200 miliardi

    Francesco Bortoletto</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/bortoletto_f" target="_blank">bortoletto_f</a> di Francesco Bortoletto bortoletto_f
    11 Febbraio 2025
    in Net & Tech, Economia
    Ursula von der Leyen

    La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen parla all'AI Action Summit a Parigi, l'11 febbraio 2025 (foto: Dati Bendo/European Union)

    Bruxelles – “È giunto il momento di formulare una visione di dove vogliamo che l’intelligenza artificiale ci porti, come società e come umanità”. Con queste parole, pronunciate dal palco dell’AI Action Summit in corso a Parigi, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha ribadito che è finito il tempo delle riflessioni sull’intelligenza artificiale (Ia) ed è cominciato quello dell’azione. Un’azione che, a giudicare dagli interventi dei principali ospiti, si tradurrà sostanzialmente in una deregolamentazione globale per favorire lo sviluppo commerciale di questa tecnologia così promettente.

    L’AI Action Summit ha riunito a Parigi ieri e oggi (10 e 11 febbraio) capi di Stato e di governo mondiali, imprenditori, amministratori delegati di aziende di varie dimensioni, accademici, esperti, ong ed altri membri della società civile, accolti dal presidente francese Emmanuel Macron insieme all’omologo indiano Narendra Modi per discutere di come sfruttare le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale.

    Emmanuel Macron
    Il presidente francese Emmanuel Macron parla al pubblico durante l’AI Action Summit a Parigi, l’11 febbraio 2025 (foto: Ludovic Marin/Afp)

    Il “continente dell’Ia”

    Parlando dalla cornice del Grand palais, l’enorme palazzo di vetro e acciaio costruito per l’Esposizione universale del 1900 nella capitale transalpina, il capo dell’esecutivo comunitario ha rimarcato che, mentre nei precedenti incontri internazionali ci si era focalizzati sul raggiungimento di un “consenso condiviso” sulla “sicurezza dell’Ia”, ora è il tempo di passare dalle parole ai fatti.

    “Vogliamo che l’Europa sia uno dei continenti leader” nello sviluppo di questa nuova tecnologia, ha dichiarato, indicando che questo comporta “abbracciare uno stile di vita in cui l’Ia è ovunque“. “Può aiutarci a incrementare la nostra competitività, a proteggere la nostra sicurezza, a sostenere la salute pubblica e a rendere più democratico l’accesso alla conoscenza e all’informazione”, ha proseguito, annunciando agli investitori e agli imprenditori presenti all’evento che intende fare dell’Ue “il continente dell’Ia”.

    “La corsa all’Ia è tutt’altro che finita” e “la frontiera è in continuo movimento”, ha detto, minimizzando i ritardi accumulati dal Vecchio continente nella competizione con Cina e Stati Uniti. “La leadership globale è ancora in palio”, ha continuato, suggerendo che l’Europa possa ambirvi poiché “dietro la frontiera c’è l’intero mondo dell’adozione dell’Ia”, dove l’Ue “può davvero guidare la corsa” per l’applicazione industriale di queste tecnologie.

    La via europea all’Ia

    Ma come raggiungere questo obiettivo? Non si possono copiare Pechino e Washington. “Abbiamo bisogno di un nostro approccio distintivo”, sostiene von der Leyen, secondo cui “esiste un marchio europeo di Ia ben distinto” che “sta già guidando l’innovazione” a livello internazionale. Si tratta, secondo la presidente, di “adottare l’Ia in applicazioni complesse, utilizzando i nostri dati e il nostro know-how industriale e produttivo”.

    Altre caratteristiche distintive dell’Ia europea sarebbero, dice, il suo spirito “cooperativo” e “collaborativo” (sul modello del programma Horizon Europe) e la sua natura open source. Tutti elementi che starebbero già rendendo un successo l’intelligenza artificiale made in Europe, che però necessita di un ulteriore potenziamento. Come? Accelerando l’innovazione, cioè mettendo i “supercomputer pubblici” al servizio di start-up e scienziati, per “creare l’Ia di cui abbiamo bisogno”. A questo scopo è stata annunciata la creazione 12 “fabbriche di intelligenza artificiale”, certifica von der Leyen, in cui sono già stati investiti 10 miliardi di euro.

    Henna Virkkunen
    La vicepresidente esecutiva della Commissione europea con deleghe alla Sovranità tecnologica, alla sicurezza e alla democrazia Henna Virkkunen (sinistra) all’AI Action Summit a Parigi, l’11 febbraio 2025 (foto: Johanna Leguerre/European Union)

    E il livello successivo saranno le cosiddette gigafactories, cioè delle “infrastrutture di dati e di calcolo molto grandi, per addestrare modelli molto grandi”: di fatto, dei Cern per l’Ia dove “ricercatori, imprenditori e investitori potranno unire le forze” come avviene al centro di ricerca sul nucleare di Ginevra. Lì verranno accolti “i talenti di tutto il mondo” e “le industrie potranno collaborare e federare i loro dati” perché, ha ribadito per l’ennesima volta la presidente, “l’Ia ha bisogno di concorrenza ma anche di collaborazione” in modo tale che “tutti ne traggano beneficio”.

    Investire nell’innovazione

    L’altro caposaldo della strategia per realizzare la via europea all’Ia è quello dei finanziamenti. Che, non si stanca di ripetere von der Leyen, devono arrivare sia dal pubblico sia dal privato. La cifra messa sul piatto dal capo della Commissione con la strategia InvestAI, lanciata proprio dal palco del Grand palais, è di 200 miliardi, ripartiti tra l’Iniziativa europea dei campioni dell’Ia (con cui fornitori, investitori e industriali si impegnano a stanziare 150 miliardi) e 50 miliardi che verranno invece mobilitati da Bruxelles (di questi, 20 saranno destinati alla creazione di quattro gigafactories).

    “Ci concentreremo sulle applicazioni industriali e mission-critical“, ha evidenziato von der Leyen, che ha etichettato questa iniziativa come “il più grande partenariato pubblico-privato al mondo per lo sviluppo di un’Ia affidabile“. Per rispettare lo spirito del tempo, la presidente ha anche promesso una semplificazione delle procedure e una riduzione della burocrazia, in linea con la nuova Bibbia di Bruxelles, la Bussola della competitività.

    Verso una deregulation globale?

    Alla vigilia della conferenza, il padrone di casa aveva postato su X un video generato con l’Ia in cui il suo volto si presta a diversi “corpi”, reali e immaginari, in una celebrazione delle potenzialità di queste tecnologie digitali. E ha anche annunciato che la Francia beneficerà di investimenti privati per 109 miliardi in una serie di progetti relativi all’intelligenza artificiale, un piano paragonato da monsieur le Président all’iniziativa Stargatepromossa negli Stati Uniti da OpenAI (che però di miliardi ne ha promessi 500).

    Bien joué… pic.twitter.com/zthA2zIBja

    — Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) February 9, 2025

    Macron tenta così di farsi alfiere del cambio di prospettiva che sta prendendo piede nel Vecchio continente, dove si sta passando rapidamente dal focus sulla regolamentazione a quello sulla semplificazione, ritenuta l’indispensabile premessa per l’innovazione (a sua volta condizione necessaria per riguadagnare la competitività perduta). “Semplificheremo”, ha dichiarato al suo pubblico, aggiungendo che “dobbiamo risincronizzarci con il resto del mondo”.

    Sulla stessa linea anche da Henna Virkkunen, vicepresidente esecutiva della Commissione europea con deleghe alla Sovranità tecnologica, alla sicurezza e alla democrazia, la quale ha garantito che la normativa Ue sull’intelligenza artificiale (AI Act) andrà attuata in maniera “molto favorevole all’innovazione”, un obiettivo che l’esecutivo comunitario intende raggiungere attraverso i famigerati provvedimenti Omnibus in arrivo nei prossimi mesi (uno già a fine febbraio, altri due nella seconda metà del 2025). “Ridurremo la burocrazia e gli oneri amministrativi delle nostre industrie“, ha promesso, sottolineando che “dobbiamo rivedere le nostre regole” perché contengono “troppe sovrapposizioni normative“.

    Almeno sull’Ia, sembra dunque esserci una certa sintonia tra le due sponde dell’Atlantico. In un lungo intervento, il vicepresidente statunitense James David Vance ha sottolineato come vadano sfruttate maggiormente le “opportunità” offerte da queste tecnologie e come sia necessario abbandonare una mentalità “troppo avversa al rischio”, poiché “un’eccessiva regolamentazione dell’Ia potrebbe uccidere questa industria trasformativa proprio mentre sta decollando”. L’appello ai partner europei non poteva essere più chiaro: “Serve che i regimi normativi globali promuovano l’Ia anziché strangolarla“, ha detto, e che si guardi “a questa nuova frontiera con ottimismo piuttosto che con trepidazione”.

    JD Vance
    Il vicepresidente degli Stati Uniti James David Vance (foto via Imagoeconomica)

    L’approccio della nuova amministrazione di Washington si articolerà in quattro punti. Mantenere il primato statunitense a livello mondiale nello sviluppo dell’Ia; incoraggiare politiche “favorevoli alla crescita” (leggi: promuovere la deregulation del settore); fare in modo che l’Ia rimanga “libera da pregiudizi ideologici” e impedire che diventi “strumento di censura autoritaria”; e infine sfruttare l’Ia per la creazione di posti di lavoro, perché “non sostituirà gli esseri umani” ma anzi “ci renderà più produttivi, più prosperi e più liberi“.

    Tags: ai actderegulationEmmanuel Macronhenna virkkuneniaintelligenza artificialeJD Vanceursula von der leyen

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