Bruxelles – Prepararsi al peggio, per sapere cosa fare se questo dovesse verificarsi. La Commissione europea prosegue lungo il filone inaugurato a fine marzo, con la ‘guida’ di sopravvivenza alle prime 72 ore di crisi. Adesso inizia a dare un nome preciso a questo ‘peggio’ che potrebbe verificarsi: disastri naturali, resistenza agli antibiotici, virus dal potenziale pandemico contraibili attraverso la respirazione così come attacchi chimici e guerre biologiche. Per tutti questi tipi di minacce si invita a lavorare per un miglior coordinamento, che è innanzitutto politico.
Risorse da investire non ce ne sono. Al momento si hanno a disposizione 5 miliardi di euro per l’intero periodo 2021-2027 provenienti dai diversi programmi legati alla salute e alla gestione delle crisi (EU4Health, Horizon Europe e rescEU), e la Commissione promette di mettere a disposizione soldi per la preparazione alle crisi nel prossimo bilancio pluriennale, la cui prima bozza è attesa per la prossima settimana (16 luglio).

Ciò che la Commissione invita a fare è iniziare a studiare come rendere disponibili le contromisure medico-sanitarie in caso di crisi. Non si tratta di realizzare scorte voluminose di farmaci o apparecchi, quanto di mettere a punto la strategia per la messa in comune, lo spostamento, la fornitura. In questo un ruolo fondamentale giocherà la capacità di usare le forze armate per fini civili. Il meccanismo di protezione civile e gli eserciti dovranno saper cooperare per affrontare le crisi che l’Ue vede di fronte a sé. “Innanzitutto bisogna riconoscere le minacce”, ricorda Lahbib, sottolineando l’importanza di una cabina di regia che funzioni da “sentinella” per
“Il nostro obiettivo è chiaro: proteggere le persone”, sottolinea Roxana Minzatu, vicepresidente esecutiva della Commissione responsabile per Diritti sociali e preparazione. “La preparazione è una responsabilità collettiva e, collaborando con gli Stati membri, l’Ue può fare davvero la differenza. Che si tratti di catastrofi naturali o minacce biologiche, dobbiamo garantire che i beni essenziali rimangano disponibili“.
La strategia, al momento, riguarda proprio questo: garantire che tutto funzioni anche quando le cose si dovessero mettere male, garantire l’accesso a beni essenziali e risorse critiche in tutta l’Unione europea attraverso una maggiore collaborazione con gli Stati membri. Sulla scia dell’esperienza Covid, quando l’economia si è fermata e sono scattati confinamenti, e si è dovuto rispondere a razionamenti e penuria di beni, alimentari e medici, l’Ue intende costruire un’integrazione europea della gestione delle crisi, con una rete operativa vera.
Cinque le aree dove si deve costruire la rete di solidarietà europea, a partire dai rifornimenti di emergenza per attrezzature e materiali essenziali (come tende, coperte e kit per la depurazione dell’acqua). Necessarie poi le contro-misure mediche quali vaccini, medicinali e attrezzature per le emergenze sanitarie. In terzo luogo gli Stati dovranno prestarsi materie prime critiche, ossia le risorse vitali per l’industria e l’autonomia strategica. Quarta priorità le apparecchiature energetiche per mantenere la sicurezza energetica (come generatori di corrente e apparecchiature ad alta tensione). Infine la sicurezza agricola e idrica implica la definizione di potenziali misure contro la carenza di cibo e acqua in caso di crisi.
In questo quadro la Commissione elaborerà una rosa di contromisure mediche essenziali per le aggressioni armate così come in caso di incidenti di natura chimica e biologica. “Oggi rafforziamo lo schema di prevedibilità europeo in un mondo di incertezza”, assicura Lahbib.
“Accolgo con favore l’adozione di queste strategie, tuttavia mancano le disposizioni finanziarie”, commenta un soddisfatto a metà Tomislav Sokol, coordinatore Ppe in commissione Salute. “Queste strategie sono necessarie per garantire la nostra preparazione alle crisi future, basate sull’idea di solidarietà“. Quest’ultima, sottolinea l’europarlamentare dei popolari, “il nostro valore fondamentale, è qualcosa che dobbiamo preservare perché senza solidarietà non esiste l’Unione europea”.



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