Bruxelles – Alla fine il presidente degli Stati Uniti rompe gli indugi. Donald Trump invia una lettera alla Commissione europea in cui avverte che dall’1 agosto scatteranno dazi del 30 per cento su tutte le merci europee, e se l’Ue dovesse reagire scatteranno altri dazi. Una mossa non gradita, e che porta l’Ue a considerare tante opzioni. La prima: scaricare gli Stati Uniti. “Sono un partner importante, che valgono il 13 per cento del commercio mondiale. Vuol dire che c’è un 87 per cento oltre gli Stati Uniti“, ragiona a voce alta Lars Lokke Rasmussen, ministro degli Esteri e del commercio estero della Danimarca, Paese con la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue, in occasione della riunione dei ministri del commercio.
La Danimarca, che con l’amministrazione Trump ha anche la questione della Groenlandia aperta, è pronta allo scontro. “Non vogliamo una guerra, non è nel nostro interesse, ma dobbiamo riconoscere che le nostre relazioni con gli Stati Uniti sono ad una giuntura critica e dobbiamo essere pronti per tutte le circostanze“. Vuol dire negoziare una soluzione amichevole entro l’1 agosto, e contemporaneamente mettere a punto i contro-dazi. “Se vuoi la pace devi prepararti per la guerra”, sbotta infine il Rasmussen, che invita i Ventisette a essere “uniti” nella risposta alle minacce di Trump. Quindi riassume la politica del ‘doppio binario’: “Non vogliamo la guerra ma dobbiamo essere pronti”, e in tal senso la presidenza danese conferisce mandato pieno al negoziatore Ue, il commissario per il Commercio, Maros Sefcovic, che “ha bisogno di tutto il nostro sostegno”.

“Sono deluso” perché la lettera inviata da Trump “ci pone in una dinamica diversa”, riconosce Sefcovic. Non ha gradito l’iniziativa dell’inquilino della Casa Bianca nel bel mezzo del negoziato in corso, che comunque il commissario per il Commercio, non abbandona. “Non abbiamo mai cambiato la nostra strategia: la soluzione negoziata è sempre meglio delle tensioni”. Quindi si discute, e si preparano le contromisure, perché le tariffe americane annunciato sono irricevibili. “Che i dazi siano al 30 per cento o di più non cambia gli effetti: si rende il commercio quasi impossibile e la catena di approvvigionamento trans-atlantica sarebbe interrotta”.
I ministri fanno un punto per capire come muoversi, ma non si può escludere una riunione straordinaria dei capi di Stato e di governo. “Ditemi un leader che sia contento di questi dazi…“, commenta Sefcovic, consapevole che le cose non si stanno mettendo nel migliore dei modi.
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