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    Home » Politica Estera » L’Occidente sembra aver ritrovato l’unità sull’Ucraina. Si lavora sulle garanzie di sicurezza e un bilaterale Putin-Zelensky

    L’Occidente sembra aver ritrovato l’unità sull’Ucraina. Si lavora sulle garanzie di sicurezza e un bilaterale Putin-Zelensky

    L'incontro di ieri alla Casa Bianca tra Donald Trump e una mezza dozzina di leader europei (incluso il presidente ucraino) è servito per riportare Washington dalla parte di Kiev. Ma rimangono molte questioni aperte sul tavolo

    Francesco Bortoletto</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/bortoletto_f" target="_blank">bortoletto_f</a> di Francesco Bortoletto bortoletto_f
    19 Agosto 2025
    in Politica Estera
    colloqui Casa Bianca Ucraina

    L'incontro dei leader europei e Volodymyr Zelensky con Donald Trump alla Casa Bianca, il 18 agosto 2025 (foto via Imagoeconomica)

    Bruxelles – Europa e Ucraina possono tirare un mezzo sospiro di sollievo. L’incontro di ieri alla Casa Bianca, dove Donald Trump ha accolto Volodymyr Zelensky e una mezza dozzina di leader del Vecchio continente, è servito per riaffermare una qualche forma di unità d’intenti tra le due sponde dell’Atlantico. A partire dalle garanzie di sicurezza per Kiev, non ancora definite ma alle quali dovrebbe partecipare anche Washington. Trapela cauto ottimismo anche sulla possibilità di un bilaterale tra Zelensky e Vladimir Putin, anche se nessuno si illude che la guerra possa finire tanto presto.

    Alla fine, il maxi-incontro di ieri (18 agosto) alla Casa Bianca è andato meglio di quanto si aspettassero i suoi stessi protagonisti, o perlomeno gli ospiti giunti da Oltreoceano. Pubblicamente, tutti loro – il presidente francese Emmanuel Macron, la premier italiana Giorgia Meloni, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il primo ministro britannico Keir Starmer, il presidente finlandese Alexander Stubb, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il Segretario generale della Nato Mark Rutte – hanno definito come positivi i colloqui col padrone di casa Donald Trump e il leader ucraino Volodymyr Zelensky, sottolineando in particolare la ritrovata unità d’intenti tra alleati.

    Today, important negotiations took place in Washington. We discussed many issues with President Trump. It was a long and detailed conversation, including discussions about the situation on the battlefield and our steps to bring peace closer. There were also several meetings in a… pic.twitter.com/YqkdRlyKCI

    — Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) August 19, 2025

    Prima di allargare la riunione agli altri leader, Trump e Zelensky hanno avuto un faccia a faccia nello Studio ovale, che è andato decisamente meglio rispetto al precedente, risalente allo scorso febbraio. “Una conversazione lunga e dettagliata, incluse discussioni sulla situazione sul campo e i nostri passi per avvicinare la pace”, nelle parole dello stesso presidente ucraino. Stavolta, anziché insulti, i due si sono scambiati elogi e convenevoli, scherzando come vecchi amici.

    Garanzie di sicurezza

    Tra i principali temi discussi dai leader c’era quello delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina, che dovrebbero scoraggiare potenziali nuove aggressioni da parte della Russia. Per Zelensky si tratta di “una questione fondamentale, un punto di partenza per porre fine alla guerra“.

    Ora, tali garanzie non hanno ancora una forma concreta, ma dovrebbero emergere con maggiore chiarezza nei prossimi giorni. In questo momento è in corso una videoconferenza dei partecipanti alla coalizione dei volenterosi, che dovrebbero riunirsi regolarmente nelle settimane a venire per mettere nero su bianco “chi fa cosa”.  L’aspetto più delicato rimane quello dell’invio di contingenti militari stranieri in Ucraina. Sul punto, gli alleati di Kiev sono divisi: Francia e Regno Unito sono possibilisti, decisamente più fredde Germania e Italia. Stando al numero uno della Nato, Rutte, la questione degli “stivali sul terreno” non è stata affrontata durante le discussioni di ieri.

    Emmanuel Macron Donald Trump
    Il presidente francese Emmanuel Macron (sinistra) e quello statunitense Donald Trump (foto via Imagoeconomica)

    Tuttavia, a rincuorare gli animi è stato l’ennesimo cambio di passo di Trump, rispetto a quello che sembrava un (ri)allineamento tra Washington e Mosca dopo l’incontro in Alaska di venerdì scorso, che aveva rinnovato i timori di uno scollamento tra le posizioni degli alleati transatlantici.  Gli Usa forniranno all’Ucraina “un’ottima protezione, un’ottima sicurezza“, ha garantito il capo dell’amministrazione a stelle e strisce, pur ribadendo che “l’Europa è la prima linea di difesa“. Ma, in seconda linea, ci sarà anche lo zio Sam: “Noi aiuteremo, saremo coinvolti“, ha promesso, senza tuttavia specificare come si concretizzerà tale supporto.

    Il modello su cui parrebbe esserci un accordo, almeno in linea teorica, è quello dell’articolo 5 della Carta Nato, il Trattato di Washington del 1949 che sancisce, proprio in quella clausola, il principio della difesa collettiva. In questo senso, l’Ucraina dovrebbe di fatto ottenere la protezione dell’Alleanza nordatlantica pur senza entrare a farne parte formalmente. Da Mosca, tuttavia, la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha sostenuto che la presenza di truppe Nato sul territorio ucraino costituisce una linea rossa inaccettabile, ammonendo che “potrebbe portare ad un’escalation incontrollabile del conflitto con conseguenze imprevedibili”.

    Le altre questioni sul tavolo

    Apertura sarebbe invece arrivata da parte dello zar rispetto alla proposta avanzata da Trump di un bilaterale Putin-Zelensky, cui dovrebbe seguire un trilaterale con lo stesso tycoon. Il presidente statunitense ha parlato al telefono il suo omologo russo per una quarantina di minuti (parrebbe in accordo coi leader europei), per aggiornarlo sullo stato delle discussioni.

    Le diplomazie sarebbero già al lavoro per portare i leader dei due Paesi belligeranti uno di fronte all’altro, in quello che sarebbe senz’altro un successo politico di grande peso per Trump. Finora, al netto di dichiarazioni perlopiù cosmetiche, Putin si era sempre rifiutato di sedersi allo stesso tavolo di Zelensky, ritenuto illegittimo, mentre quest’ultimo ha ribadito la propria disponibilità a incontrare l’inquilino del Cremlino “senza alcuna condizione“.

    Vladimir Putin
    Il presidente russo Vladimir Putin (foto via Imagoeconomica)

    D’altro canto, non sembrano essersi registrati grossi progressi su altre due importanti questioni. Una doccia fredda è arrivata per quanto riguarda il cessate il fuoco, considerato da europei e ucraini come prerequisito per avviare le trattative con la Federazione. Nonostante la loro insistenza, Trump ha liquidato l’opportunità di una tregua nei combattimenti come “non necessaria” ai fini di un accordo di pace complessivo.

    Fuori dalle discussioni sarebbe rimasto infine anche il capitolo scottante delle cessioni territoriali. Nei giorni scorsi, Trump era parso suggerire a Zelensky di accettare la perdita definitiva della Crimea e dell’intero Donbass (composto dalle oblast’ di Donetsk e Luhansk, occupate solo parzialmente dai russi) per ottenere in cambio il ritiro delle truppe di Mosca da alcune aree nei dintorni di Sumy e Kharkiv. Per Zelensky, tuttavia, le questioni territoriali potranno essere affrontate solo durante un incontro al massimo livello tra i presidenti dei due Paesi in guerra.

    Alle 13 di oggi, i capi di Stato e di governo dei Ventisette si riuniranno per un summit virtuale convocato dal presidente del Consiglio europeo, António Costa, per un debrief sui colloqui di ieri a Washington e per coordinare i prossimi passi.

    Tags: cessate il fuococoalizione dei volenterosidonald trumpgaranzie di sicurezzaguerra ucrainanegoziati ucrainaVladimir Putinvolodymyr zelensky

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