Bruxelles – La coesione e l’agricoltura “rimangono al centro di questo bilancio”. È la promessa, ribadita oggi (12 novembre) di fronte all’Eurocamera, con cui Ursula von der Leyen ha riportato nei ranghi i gruppi politici che la sostengono e che – fino a pochi giorni fa – sembravano pronti a ergere le barricate in difesa dei Fondi di Coesione e della Politica agricola comune. I mal di pancia rimangono soprattutto in casa socialista, ma la crisi è scongiurata.
Al confronto con l’emiciclo, la presidente della Commissione europea è giunta forte delle concessioni annunciate a inizio settimana ai due co-legislatori per garantire la continuità dei due pilastri dell’Unione, che rischiano di essere fusi in un unico grande fondo, insieme a tutti gli altri programmi di spesa, nel prossimo quadro finanziario pluriennale. “Le risorse per entrambi i settori sono preservate“, ha assicurato von der Leyen, snocciolando i numeri indicati nella proposta: “Un minimo di 218 miliardi di euro per le regioni meno sviluppate. Un minimo di 294 miliardi di euro per il sostegno al reddito degli agricoltori. Un minimo di 2 miliardi di euro per i nostri pescatori. Tre volte più fondi per affrontare le condizioni meteorologiche estreme e altre emergenze. Un obiettivo del 43 per cento per gli obiettivi climatici e ambientali. Un obiettivo del 14 per cento per gli investimenti sociali nei piani”. E via così, fino a raggiungere i quasi due mila miliardi proposti per il bilancio 2028-2034.
Insomma, “la struttura del bilancio cambia, ma i nostri valori rimangono gli stessi“, ha insistito la leader UE. Le regioni “continueranno a dialogare direttamente con la Commissione” – attraverso un “controllo regionale” che dovrà garantire che le realtà locali siano al centro dei piani nazionali – e l’istituzione di una “dotazione minima per il sostegno al reddito” degli agricoltori e di un “obiettivo rurale” per il finanziamento alle zone rurali garantirà che la PAC continui a “poggiare su basi solide”.
C’è poi – ed è questo il punto che più di tutti ha creato malumori al Parlamento europeo – la questione del rischio di un eccessivo accentramento delle funzioni di orientamento e controllo della spesa nelle mani della Commissione. Von der Leyen ha che “Parlamento e Consiglio, in qualità di autorità di bilancio, decideranno insieme le priorità e le relative dotazioni di bilancio per l’anno successivo. E quando si verificheranno crisi gravi, il Parlamento europeo sarà immediatamente coinvolto attraverso il nuovo meccanismo di crisi”.
Dopo aver fatto la voce grossa per settimane, i gruppi politici della maggioranza europeista hanno smorzato i toni. A partire dal Partito popolare europeo, di cui fa parte la stessa von der Leyen: il capogruppo Manfred Weber ha riconosciuto che nella proposta di bilancio trovano spazio “molte delle priorità” del Ppe, e avvertito che la questione del controllo del bilancio “sta a cuore” al gruppo. “Sono stati fatti passi nella giusta direzione”, ha concluso Weber.
Liberali e verdi – il cui peso specifico alla conta dei numeri non consente loro di puntare i piedi -, hanno ribadito le loro linee rosse su regioni, agricoltura e governance, senza però attaccare la Commissione. “Se mi viene chiesto se sono pienamente soddisfatta, la risposta è no. Tuttavia per me è un primo passo”, ha ammesso la leader dei Verdi, Terry Reintke. I mal di pancia sono rimasti in casa socialista: gli S&d sono, a ben vedere, l’unico gruppo con ‘l’onore e l’onere’ di poter portare lo scontro fino quasi alla rottura. Per la capogruppo, Iratxe Garcia Perez, la proposta resta “insufficiente”. Anzi, le modifiche suggerite da von der Leyen per ottenere l’endorsement del Parlamento sono “un mero cambio cosmetico”. Garcia Perez ha lanciato un monito anche alle capitali: “Non si può fare di più con meno. Se gli stati membri non vogliono aumentare i contributi e al contempo chiediamo nuove priorità, non ci sono molte alternative”.
Nonostante l’ostinazione dei socialisti, il ‘maquillage‘ di von der Leyen potrebbe essere bastato. D’altronde – ha riconosciuto la presidente della Commissione europea – “questo è solo l’inizio del processo” e “i negoziati saranno lunghi e difficili”. La crisi per ora è stata scongiurata. O per lo meno, rimandata.










![[foto: Mattia Calaprice/Wikimedia Commons]](https://www.eunews.it/wp-content/uploads/2025/12/Imagoeconomica_1783367-120x86.jpg)