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    Home » Editoriali » Ma questo Qatargate cos’è veramente?

    Ma questo Qatargate cos’è veramente?

    Lorenzo Robustelli</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@LRobustelli" target="_blank">@LRobustelli</a> di Lorenzo Robustelli @LRobustelli
    5 Gennaio 2023
    in Editoriali
    qatar gate

    I contanti rinvenuti nelle abitazioni di Kaili e di Panzeri [Ph account Twitter Polizia Federale Belga]

    E’ passato quasi un mese dallo scoppio del Qatargate, il nome con il quale, in particolare in Italia, abbiamo definito l’inchiesta della magistratura belga su alcune persone all’interno ed all’esterno del Parlamento europeo che avrebbero accettato dei soldi dal governo del Qatar, ma si sospetta anche da quello del Marocco, per ammorbidire le posizioni dell’Eurocamera sulla questione del rispetto dei diritti umani in quei due Paesi.

    Al momento gli indagati sono una deputata greca, Eva Kaili, subito destituita (con voto quasi unanime) dalla carica di vice presidente del Parlamento, un ex deputato, Pier Antonio Panzeri, un assistente parlamentare, Francesco Giorgi, che è anche compagno nella vita di Kaili, il segretario generale della Ong “Non c’è pace senza giustizia” Niccolò Figà-Talamanca (questi tutti in stato di arresto dal 9 dicembre) e l’ex segretario generale della Federazione mondiale dei sindacati, Luca Visentini (fermato e poi rilasciato, a quanto pare dopo aver confessato di aver accettato dei soldi da Panzeri per la sua campagna elettorale). I soldi in ballo, sempre a quanto si sa, sono meno di un milione e mezzo in contanti, trovati un po’ a casa di Panzeri, un po’ a casa Giorgi/Kaili, un po’ in una valigia nelle mani del padre di Kaili a Bruxelles, che però non è stato fermato.

    C’è poi la richiesta della magistratura belga al Parlamento di levare l’immunità (ma al momento non sappiamo se c’è anche una richiesta di arresto) per due deputati europei, anche loro del gruppo S&D come Kaili: il belga Marc Tarabella (la cui abitazione è già stata perquisita) e l’italiano Antonio Cozzolino, del quale Giorgi è assistente parlamentare.

    Le uniche indiscrezioni che la stampa ha avuto (a parte la foto dei soldi in contanti e la notizia della perquisizione da Tarabella e di alcuni uffici del Parlamento) sono arrivate dalla magistratura italiana, estratte dalle rogatorie con le quali il Belgio chiede l’estradizione della moglie e della figlia di Panzeri, considerate complici dell’ex deputato. Qui in Belgio vige uno strettissimo segreto sulle indagini, che si scioglierà solo con l’inizio del processo. La regola è intesa a tutelare la difesa degli accusati, e in caso di violazione tutto il procedimento potrebbe saltare, e anche per questo i magistrati la rispettano scrupolosamente.

    Dunque, in realtà, non sappiamo quasi nulla. Non sappiamo con certezza da dove sono arrivati questi soldi (che sono stati in gran parte stampati in Belgio), in che quantità da una o dall’altra fonte sospettata (Qatar e Marocco), ma sopratutto non sappiamo a cosa servissero. Certo, non è normale per nessuno che abbia anche un reddito alto come una vice presidente del Parlamento, avere la disponibilità in contanti di oltre mezzo milione di euro, conservato poi in buste e valige, è strano anche che li abbia il presidente di una minuscola Ong come “Fight impunity”, quella fondata e presieduta da Panzeri. Nulla sappiamo invece, ma davvero nulla, su cosa ci sia a carico di Figà-Talamanca, sappiamo solo che il su ufficio, come numerosi altri, è nello stesso stabile di quello di Panzeri. A quanto si racconta Giorgi avrebbe “parlato”, tirando in ballo Cozzolino, che è presidente della Delegazione parlamentare per il Maghreb, ma il deputato nega con fermezza ogni addebito e di dice, da settimane, pronto a parlare con i magistrati, che però non lo hanno ancora convocato.

    Questo è più o meno lo stato dei fatti.

    Non voglio essere garantista a tutti i costi, ho già definito questo reato, se c’è, come particolarmente odioso, ma ci sono molti punti non chiari in questa storia, anche considerando il dovuto riserbo delle autorità belghe.

    La cosa che salta agli occhi è la qualità delle persone fino ad ora coinvolte. Sono figure, tutto sommato, di secondo piano: una vice presidente del Parlamento che rappresenta sì un grande gruppo, ma che viene da un piccolo partito di un piccolo Paese,e che certamente non era tra i personaggi più influenti tra i deputati europei. Panzeri non è più deputato da quasi quattro anni, ed aderisce ad un partito minuscolo, Articolo1. Giorgi è un assistente parlamentare, dunque con un ruolo importante nei riguardi dell’ufficio del deputato per cui lavora (prima era Panzeri ed ora è Cozzolino) ma certo non una persona in grado di influenzare il voto del Parlamento. Visentini, in quanto prima leader dei sindacati europei e poi mondiali sì, avrebbe potuto prendere posizioni influenti sui diritti dei lavoratori in Qatar o in Marocco, ma è stato rilasciato dopo pochissimi giorni.

    E poi un’altra cosa accomuna tutti questi ed anche i due possibili indagati futuri: sono tutti membri o comunque persone nell’area del gruppo S&D, quello del centro-sinitra, del quale fa parte anche il Pd, (che, se dovesse passare la richiesta di autorizzazione contro Cozzolino, avrebbe un solo indagato in questa vicenda).

    Questa è una stranezza evidente. Ripeto, pur credendo nel diritto di ciascuno ad essere ritenuto innocente fino alla fine del processo, mi domando perché questa eventuale attività corruttiva avrebbe coinvolto un solo gruppo politico? La regola base del lobbismo (che è una pratica sana e riconosciuta, vuol dire ascoltare i gruppi di interesse, dall’industria dell’auto alle Chiese, dall’Ong per il rispetto dei diritti umani della più piccola comunità, allo sport associativo) è che lo si pratica (ovviamente senza pagare nessuno) ad ampio spettro, su ogni gruppo politico, perché nessun singolo gruppo è in grado di indirizzare la volontà di tutto il Parlamento.

    Perché questi eventuali corruttori avrebbero deciso di intervenire solo su due o tre deputati su 705?

    Forse qualcosa deve ancora uscire da queste indagini, oppure, come dice qualche osservatore, questi governi “hanno soldi da buttare”, e gli sono capitate queste persone sulla strada ed hanno deciso di spendere una piccola cifra su di loro, nel quadro, chissà, di un’operazione corruttiva molto più estesa?

    Certo, qualcosa di non trasparente c’è, la cifra in assoluto non è enorme, ma è in contanti; non esiste, a quanto si sa, nessun “contratto” di consulenza con Panzeri. Non si sa che giri questi soldi abbiano fatto, chi li abbia presi da chi e come li abbia distribuiti (a parte i 50mila euro che a quanto sembra sono stati accettati da Visentini da parte di Panzeri).

    Certo, se la corruzione fosse provata, se qualche deputato in cambio di soldi (e non per un legittimo cambio di posizione politica, cosa assolutamente lecita) avesse assunto posizioni particolari, la vicenda sarebbe gravissima, anche se non in grado di destabilizzare il Parlamento o le istituzioni europee, che hanno reagito rispondendo con sollecitudine e collaborazione alle richieste della magistratura.

    Tags: Qatarqatargate

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