- L'Europa come non l'avete mai letta -
venerdì, 30 Maggio 2025
No Result
View All Result
  • it ITA
  • en ENG
Eunews
  • Politica
  • Esteri
  • Economia
  • Cronaca
  • Difesa
  • Net & Tech
  • Agrifood
  • Altre sezioni
    • Cultura
    • Diritti
    • Energia
    • Green Economy
    • Finanza e assicurazioni
    • Industria e Mercati
    • Media
    • Mobilità e logistica
    • Salute
    • Sport
  • Newsletter
  • Invasione russa in Ucraina
  • Energia
  • Israele
  • Usa
    Eunews
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
    • Cronaca
    • Difesa
    • Net & Tech
    • Agrifood
    • Altre sezioni
      • Cultura
      • Diritti
      • Energia
      • Green Economy
      • Finanza e assicurazioni
      • Industria e Mercati
      • Media
      • Mobilità e logistica
      • Salute
      • Sport
    No Result
    View All Result
    Eunews
    No Result
    View All Result

    Home » Non categorizzato » Turbolenza sulle banche: l’economia del debito in crisi

    Turbolenza sulle banche: l’economia del debito in crisi

    [di Luigi Pandolfi] La crisi bancaria italiana è il riflesso di una crisi più ampia, che investe l’attuale modello di accumulazione finanziaria. Negli ultimi trent’anni il credito (e di converso il debito) è stato il vero motore dell’economia, a compensazione della caduta dei redditi da lavoro e dei profitti da capitale. E ora ne paghiamo le conseguenze.

    Redazione</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/eunewsit" target="_blank">eunewsit</a> di Redazione eunewsit
    22 Gennaio 2016
    in Non categorizzato

    di Luigi Pandolfi 

    Ci sono analisti economici che già prefigurano uno scenario simile a quello del 2007-2008. Altri che paventano una vera e propria catastrofe finanziaria, visto che nel turbinio attuale della finanza mondiale vi è finito anche il colosso cinese, alle prese con problemi che derivano dalla quasi-consunzione del suo modello di sviluppo iper-produttivista. Pochi, in ogni caso, sono quelli che minimizzano ciò che sta accedendo sotto i nostri occhi, sbagliando.

    In verità, ci vuole poco a capire che le turbolenze sulle piazze finanziarie di mezzo mondo sono la conseguenza dell’irrisolta anarchia che regna nel “mercato dei soldi”, la cui potenza ormai sovrasta enormemente quella delle cosiddette “economie reali”. Per rendere l’idea di cosa parliamo, basta questo semplice esempio: nel 2014 il “valore” dell’economia finanziaria (o di carta) a livello mondiale ha toccato la cifra astronomica di circa un quadrilione di dollari (mille trilioni) contro un PIL globale (ricchezza materiale prodotta) di “soli” 78 trilioni di dollari. Un rapporto di 13 a 1. Quando si parla di “economia di carta”, per di più, ci si riferisce per oltre il 90% ad attività speculative, ovvero a “giocate” finanziarie tese al massimo guadagno nel minor tempo possibile, che si fanno prevalentemente “fuori borsa”, al di fuori dei mercati regolamentati, senza alcun controllo da parte delle autorità di vigilanza. Il che rende il quadro ancora più cupo.

    Fosse solo una questione di “moneta virtuale”, circolante in una sfera separata dall’economia reale e senza alcuna influenza su di essa, potremmo anche fregarcene delle sue dinamiche. Il problema è che oggi, la finanza, senz’altro fondamentale per l’economia, è del tutto “governata” dalla speculazione, che, a sua volta, “governa” i processi economici “reali” ed il mercato di beni e servizi. Un esempio? In questi giorni si parla molto del calo del prezzo del petrolio, sceso per la prima volta da 13 anni a questa parte sotto i 30 dollari al barile. Trattandosi di un bene “materiale”, per di più ancora indispensabile all’economia mondiale, la caduta del suo prezzo non potrebbe spiegarsi se non con un crollo della domanda, magari in conseguenza di particolari cambiamenti nella struttura produttiva dei principali paesi importatori, ovvero con un aumento dell’offerta nel quadro degli equilibri geo-economici a livello globale.

    Invero, quest’ultima evenienza si è pure verificata, con l’ultima decisione dell’OPEC di aumentare (di poco) l’offerta di greggio, nonostante il prezzo già molto basso dello stesso. Una scelta pilotata essenzialmente dai sauditi, per strozzare la concorrenza di altri paesi produttori, come quelli latinoamericani, che, tuttavia, ha molto poco a che fare col fenomeno che stiamo cercando di commentare. Per capire quello che realmente sta accadendo, infatti, non si può che partire da un dato: ogni giorno si scambiano sul mercato circa 90 milioni di barili di petrolio (92,79 milioni la stima OPEC per il 2016). Barili veri, petrolio vero. Al tempo stesso, sempre giornalmente, si scambiano oltre un miliardo di barili di greggio che costituiscono il “sottostante” di contratti “derivati”. Barili virtuali, petrolio virtuale. Cosa c’entra? C’entra che al giorno d’oggi il prezzo del petrolio è legato, prevalentemente, all’andamento del mercato dei derivati (futures), non a quello del petrolio in quanto tale. Se a ciò si aggiunge, per completezza, che dei “soldi” (ovviamente, il riferimento non è alla carta moneta o alle monetine che usiamo per fare la spesa) in circolazione, solo il 2% costituisce una “risorsa” per l’economia produttiva, si capisce come la frenesia speculativa, ciclicamente, possa “bruciare” non solo moneta virtuale, ma incendiare un intero sistema economico. Basta poco, è una questione di fiducia, di aspettative, di scommesse.

    La fiducia, dunque. Come quella degli investitori nel sistema bancario italiano, scesa ai minimi termini nell’ultimo periodo. Si parla insistentemente di “crediti deteriorati” (non-performing loans), di “sofferenze” bancarie per centinaia di miliardi di euro. Ciò, nonostante il soccorso arrivato in questi anni da parte della BCE alle banche europee, mediante le ben note operazioni di rifinanziamento a lungo termine (LTRO e TLTRO) e lo stesso quantitative easing (QE). Se guardiamo al nostro paese, infatti, colpisce principalmente un aspetto: gli istituti di credito hanno assorbito un quarto dei prestiti agevolati della BCE e stanno beneficiando della liquidità proveniente dal QE, ma, stando alle stime fornite da Bankitalia, le sofferenze lorde, per l’intero sistema, hanno toccato ormai la cifra vertiginosa di 216 miliardi di euro (senza considerare i cosiddetti “incagli”, circa 115 miliardi di euro di esposizioni nei confronti di soggetti in situazione di difficoltà oggettiva, sebbene temporanea, che potrebbero, da qui a poco, aggiungersi alle “sofferenze” propriamente dette), trenta miliardi in più rispetto a un anno prima, il 17% del PIL. Perché? Troppo facile (o troppo comodo) spiegare tutto con la crescita delle insolvenze per effetto della crisi economica.

    La verità è che negli ultimi trent’anni il credito (e di converso il debito) è stato il vero motore dell’economia, a compensazione della caduta dei redditi da lavoro e dei profitti da capitale (utile, a tal riguardo, una rilettura del concetto marxiano di “caduta tendenziale del saggio di profitto”, soprattutto con riferimento agli effetti della rivoluzione informatica), in ragione della crisi del modello di accumulazione produttivista, che aveva segnato la storia economica del capitalismo nei primi tre decenni del dopoguerra. Credito facile, insomma, per spingere i consumi, ma anche per creare denaro dal nulla a fini speculativi. La cartolarizzazione dei crediti, in quest’ultimo caso, è stata, ed è, una delle fonti principali dei problemi che oggi abbiamo sul tappeto. Un meccanismo che ha consentito alle banche di erogare prestiti ben oltre la loro capacità patrimoniale, mediante l’espunzione dai propri bilanci di quote sempre maggiori di crediti concessi, aggirando, in questo modo, i vincoli imposti dalle norme nazionali ed internazionali sulla mitigazione dei rischi connessi a tali attività. Da un lato la moltiplicazione della possibilità di creare denaro dal nulla mediante il credito, dall’altro l’inondazione dei mercati di titoli obbligazionari, più o meno strutturati, non sempre esenti da “tossicità”, ovvero di altro denaro sotto forma di strumenti finanziari. Non è secondario, quindi, che l’Italia, nel mercato europeo delle cartolarizzazioni, si collochi al quarto posto, dopo Regno Unito, Olanda e Spagna.

    Tornando all’attualità, potrebbe risultare contraddittorio che l’Unione europea, da un lato punti i suoi riflettori sul sistema bancario italiano, e sulle scelte del governo in tema di risoluzione del nodo “sofferenze”, dall’altro lavori all’adozione di un Action Plan finalizzato alla creazione dell’Unione dei mercati di capitali in ambito comunitario, al cui centro c’è proprio il “rilancio delle cartolarizzazioni” e un incremento delle attività finanziarie, anche ad alto rischio. Evidentemente, le preoccupazioni delle autorità di Bruxelles si concentrano sulle modalità di smaltimento dei titoli spazzatura, non sulla necessità di riformare un sistema in cui gli stessi costituiscono il prodotto “fisiologico” della creazione dal nulla (e quasi illimitata) di denaro da parte delle banche. E le cartolarizzazioni, come si è visto, da questo punto di vista possono costituire un ottimo purgante per le banche, lo strumento principe per scaricare la feccia finanziaria nel mercato degli asset-backed securities (o ABS), con buona pace dei risparmiatori, soprattutto se ignari della qualità del prodotto che hanno acquistato. E il governo italiano? Stesse preoccupazioni, ricetta diversa (bad bank). Almeno in apparenza. Nessuno, però, ha interesse a puntare il dito contro il vero problema: l’insostenibilità dell’attuale modello di accumulazione finanziaria.

    Pubblicato sull’Huffington Post il 20 gennaio 2016. 

    Ti potrebbe piacere anche

    paesi terzi sicuri
    Diritti

    La revisione dei Paesi terzi sicuri fa paura a socialisti, verdi e sinistra. Tarquinio (Pd): “Un passo molto pericoloso”

    30 Maggio 2025
    Politica Estera

    Siria, Ue al lavoro per i rimpatri. Frontex: “Oltre mille ritorni da marzo”

    30 Maggio 2025
    Protesters gather in front of the Office of the Hungarian President in Budapest, Hungary, on April 15. The protests erupt after the parliament passes legislation restricting the right to assembly, banning Pride Marches. (Photo by Balint Szentgallay/NurPhoto) (Photo by Balint Szentgallay / NurPhoto / NurPhoto via AFP)
    Diritti

    Ungheria, l’Agenzia Ue per i diritti fondamentali: “Serie preoccupazioni, Bruxelles intervenga”

    30 Maggio 2025
    I candidati alla presidenza Karol Nawrocki e Rafał Trzaskowski (Foto: Filip Styczyński, profilo X ufficiale)
    Politica

    Ballottaggio in Polonia, con la sfida Trzaskowski-Nawrocki in ballo anche il destino dell’Europa

    30 Maggio 2025
    Cavie da laboratorio [foto: imagoeconomica, via IA]
    Politica

    Sperimentazione su animali, da marzo 2026 il calendario per lo stop Ue

    30 Maggio 2025
    Finanza e assicurazioni

    In Ue risparmi tre volte superiori agli Usa: investirli aumenterebbe il Pil di 500 miliardi

    29 Maggio 2025

    TUTTI GLI EVENTI CONNACT

    Il Rapporto Draghi in italiano

    di Redazione eunewsit
    9 Settembre 2024
    CondividiTweetCondividiSendCondividiSendCondividi
    Made with Flourish
    paesi terzi sicuri

    La revisione dei Paesi terzi sicuri fa paura a socialisti, verdi e sinistra. Tarquinio (Pd): “Un passo molto pericoloso”

    di Simone De La Feld @SimoneDeLaFeld1
    30 Maggio 2025

    Un gruppo di 38 eurodeputati chiede alla Commissione europea chiarimenti sulla compatibilità della proposta con il diritto internazionale e sul...

    Siria, Ue al lavoro per i rimpatri. Frontex: “Oltre mille ritorni da marzo”

    di Emanuele Bonini emanuelebonini
    30 Maggio 2025

    Brunner: "Creare le condizioni per rientro sicuro, volontario e dignitoso dei rifugiati". L'eliminazione delle sanzioni alla Siria elemento chiave

    Protesters gather in front of the Office of the Hungarian President in Budapest, Hungary, on April 15. The protests erupt after the parliament passes legislation restricting the right to assembly, banning Pride Marches. (Photo by Balint Szentgallay/NurPhoto) (Photo by Balint Szentgallay / NurPhoto / NurPhoto via AFP)

    Ungheria, l’Agenzia Ue per i diritti fondamentali: “Serie preoccupazioni, Bruxelles intervenga”

    di Simone De La Feld @SimoneDeLaFeld1
    30 Maggio 2025

    La stretta sui diritti Lgbtq+, il divieto del Budapest Pride, la legge al vaglio del Parlamento per impedire i finanziamenti...

    I candidati alla presidenza Karol Nawrocki e Rafał Trzaskowski (Foto: Filip Styczyński, profilo X ufficiale)

    Ballottaggio in Polonia, con la sfida Trzaskowski-Nawrocki in ballo anche il destino dell’Europa

    di Marco La Rocca
    30 Maggio 2025

    Domenica i polacchi alle urne per scegliere il successore del presidente conservatore Andrzej Duda. Trzaskowski parte in vantaggio, ma la...

    • Editoriali
    • Eventi
    • Lettere al direttore
    • Opinioni
    • Risultati Europee 2024
    • Chi siamo
    • Contatti
    • Privacy Policy
    • Cookie policy

    Eunews è una testata giornalistica registrata
    Registro Stampa del Tribunale di Torino n° 27

    Copyright © 2025 - WITHUB S.p.a., Via Rubens 19 - 20148 Milano
    Partita IVA: 10067080969 - Numero di registrazione al ROC n.30628
    Capitale sociale interamente versato 50.000,00€

    No Result
    View All Result
    • it ITA
    • en ENG
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
    • Cronaca
    • Difesa e Sicurezza
    • Net & Tech
    • Agrifood
    • Altre sezioni
      • Agenda europea
      • Cultura
      • Diritti
      • Energia
      • Green Economy
      • Gallery
      • Finanza e assicurazioni
      • Industria e Mercati
      • Lettere al direttore
      • Media
      • Mobilità e logistica
      • News
      • Opinioni
      • Sport
      • Salute
    • Editoriali
    • Podcast / L’Europa come non l’avete mai ascoltata
    • Report Draghi
    • Risultati Europee 2024
    • Eventi
    • Le Newsletter di Eunews

    No Result
    View All Result
    • it ITA
    • en ENG
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
    • Cronaca
    • Difesa e Sicurezza
    • Net & Tech
    • Agrifood
    • Altre sezioni
      • Agenda europea
      • Cultura
      • Diritti
      • Energia
      • Green Economy
      • Gallery
      • Finanza e assicurazioni
      • Industria e Mercati
      • Lettere al direttore
      • Media
      • Mobilità e logistica
      • News
      • Opinioni
      • Sport
      • Salute
    • Editoriali
    • Podcast / L’Europa come non l’avete mai ascoltata
    • Report Draghi
    • Risultati Europee 2024
    • Eventi
    • Le Newsletter di Eunews

    Attenzione