Per il presidente del Feps sono comprensibili le ragioni degli antieuropei ma non le loro risposte: l’Ue deve “liberarsi dalla prigionia dell’austerità”
Il momento è cruciale è la responsabilità dei cittadini enorme: dalla nuova guida dell’Europa, che sarà scelta con le elezioni di maggio, dipenderà moltissimo. Ne è convinto Massimo D’Alema, secondo cui se ora “l’Europa non si libera dalla prigionia dell’austerità e non si dà una strategia di crescita, le conseguenze sociali saranno insostenibili”. Già oggi, sottolinea da Bruxelles il presidente del Feps (Federazione europea di studi progressisti), “c’è una disoccupazione di massa dei giovani e il tasso di crescita è molto modesto anche nei Paesi più forti”: la Germania, ad esempio, fa notare D’Alema, ha comunque una crescita molto moderata rispetto agli Stati Uniti. Insomma, “è chiaro che siamo in un’impasse dalla quale si deve uscire e si deve uscire con la lotta politica e con la forza del voto dei cittadini”.
Perché il continente possa ripartire occorrono interventi concreti: noi, spiega D’Alema, “proponiamo un piano europeo di investimenti finanziato anche attraverso titoli europei come i project bond e un ruolo accresciuto della Banca europea per gli investimenti”. Non solo, occorre anche interpretare i vincoli in modo meno stringente: “Proponiamo – continua l’esponente del Partito democratico – che al fine del calcolo del 3% gli investimenti non vengano calcolati, la cosiddetta golden rule, in modo da consentire una ripresa massiccia”. Per avere una misura di quanto la situazione sia allarmante, dice d’Alema, basta dare un’occhiata al livello degli investimenti: “In Europa negli anni ’80 erao il 24% del Pil, oggi sono il 16% e questo è il segno di una difficoltà di crescere e se non si creano le condizioni per farlo, con forti investimenti pubblici, oltre che sostenendo quelli privati della piccola e media impresa, non ci sarà mai una forte ripresa economica”.
A dettare la linea della futura Europa, l’esecutivo italiano potrà dare il suo contributo anche attraverso la scelta del commissario del nostro Paese: “E’ importante, sottolinea D’Alema, “che il governo faccia di questa scelta un fatto politico coerente con la visione che il governo ha dell’Europa”. Ma ad avere più voce in capitolo saranno anche i democratici: “I socialisti avranno più parlamentari nel prossimo parlamento, malgrado le difficoltà che ci sono in Francia e in altri Paese”. E questo grazie a diversi altri Stati in cui “le liste socialiste sono sicuramente in crescita”, tra questi “anche l’Italia, per fare un esempio non piccolo, o il Regno Unito, dove si prevede un certo incremento”. E se i sondaggi dicono che i socialisti avranno un certo numero di deputati in più, sembra invece che i popolari ne avranno un certo numero in meno: “La corsa per il primato è totalmente aperta”, ricorda l’esponente Pd.
Da considerare c’è però anche la minaccia degli euroscettici, sicuramente in crescita per ragioni, ammette D’Alema, non difficili da capire: il sentimento antieuropeo che “il Movimento Cinque Stelle cercherà di cavalcare”, nasce da “una protesta verso l’Europa di cui capisco le ragioni”. Quello che contesto, aggiunge però, sono le risposte “che sono controproducenti e ci porterebbero a esiti molto maggiori dal punto di vista dell’occupazione e delle prospettive economiche rispetto alla situazione attuale”.
Letizia Pascale