Bruxelles – Se le critiche dell’Unione europea alla Turchia per le presunte violazioni dello stato di diritto non sono solo un pretesto per bloccarne il processo di adesione, allora Bruxelles lo dimostri aprendo i capitoli negoziali che riguardano proprio questi temi. È la sfida lanciata dal governo di Ankara all’Alto rappresentante per gli Affari esteri Ue, Federica Mogherini e al commissario per le Politiche di vicinato, Johannes Hahn, oggi per la prima volta in Turchia dopo il tentativo di colpo di Stato dello scorso 15 luglio. “Vogliamo che i capitoli 23 e 24 sui diritti fondamentali siano aperti”, ha chiesto ai membri della Commissione Ue il ministro turco per gli Affari europei, Omer Celik: “Molte cose sono state scritte, molte critiche sono state fatte su questi temi. Meglio aprire i capitoli così avremo una piattaforma ufficiale per parlarne”. Se l’Ue rifiuterà di aprire i negoziati in materia ma continuerà con le critiche “significa – secondo il ministro turco – che non c’è un attitudine sincera da parte vostra e che questi temi vengono usati come un pretesto contro la Turchia”.
Johannes Hahn, commissario responsabile per l’Allargamento e quindi di gestire i negoziati di adesione, si è detto “d’accordo ad aprire i capitoli 23 e 24 il prima possibile”. Prima, però, ha sottolineato il commissario, “spero si possa trovare una soluzione alla questione cipriota”. Nicosia è infatti restia all’apertura di nuovi capitoli negoziali visto che Ankara non riconosce Cipro come Stato. “Sarebbe un segnale positivo per l’Ue e la Turchia e potrebbe spianare la strada per negoziare i capitoli 23 e 24”, ha insistito Hahn. “Vediamo una finestra di speranza perché questa questione sia risolta nei prossimi mesi”, si è detta fiduciosa anche Mogherini. Ma per Ankara farsi bloccare dalle reticenze di Cipro è un cattivo segnale. “Il blocco sull’apertura di questi capitoli è un segno della debolezza dell’Ue nel trovare la soluzione a certi problemi”, ha attaccato il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu subito rimbeccato da Hahn: “Sta agli Stati membri decidere unanimemente su ogni passo del processo di allargamento e questa non è una debolezza, sono le nostre regole e devono essere rispettate”.
Allo stesso modo l’Ue non mostra di volere fare sconti sul rispetto dei criteri per arrivare alla liberalizzazione dei visti tra Turchia ed Unione. Ankara ha insistito sulla necessità di giungere ad un risultato entro ottobre al più tardi e Cavusoglu ha chiesto agli interlocutori di Bruxelles una roadmap precisa da seguire. I tempi dell’approvazione, ha però ribattuto Hahn, “dipendono dalla Turchia”. Ankara non sembra pronta a mollare sulla modifica della legge antiterrorismo e ha definito “irrazionale” la richiesta europea di un ammorbidimento in un momento in cui il Paese deve difendersi dalle conseguenze di un tentato colpo di Stato, fronteggia diverse organizzazioni terroristiche e ha l’esercito impegnato a combattere al confine. Sia il governo turco che la Commissione si sono però detti ottimisti sulla possibilità di trovare un accordo sul tema, grazie anche alla mediazione del Consiglio d’Europa con cui Ankara sta lavorando.
Per la Turchia è fondamentale che si prosegua di pari passo con tutti gli accordi stretti tra Bruxelles e Ankara, non solo quello sui migranti, con cui la Turchia ha bloccato l’arrivo dei profughi in Grecia, ma anche il proseguimento del processo di adesione e la liberalizzazione dei visti: “Non possiamo continuare con un accordo e lasciare da parte gli altri, non sarebbe onesto. Se la Turchia viene trattata così non possiamo accettarlo”, ha protestato Cavusoglu. Bruxelles e Ankara si sono comunque impegnati a proseguire il dialogo abbassando i toni, spesso aspri, rispetto alle scorse settimane: abbiamo concordato, ha spiegato Mogherini dopo colloqui definiti “franchi, aperti, rispettosi e costruttivi”, di “parlare un po’ più tra di noi e un po’ meno di noi”.