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    Home » Politica » Boldrini: “Sì all’Ue a due velocità, ma non sia ‘à la carte’ “

    Boldrini: “Sì all’Ue a due velocità, ma non sia ‘à la carte’ “

    In vista del 60° dei Trattati di Roma, la presidente presenta le proposte per il futuro dell’Unione nate dalla consultazione pubblica, tra cui ilreddito di inclusione. L’obbiettivo è l’Europa federale

    Domenico Giovinazzo</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@giopicheco" target="_blank">@giopicheco</a> di Domenico Giovinazzo @giopicheco
    28 Febbraio 2017
    in Politica

    Roma – In vista delle celebrazioni del 60° anniversario dei Trattati di Roma, in programma per il 25 marzo prossimo, quando i leader dei 27 (senza il Regno unito che a breve avvierà le trattative per l’uscita dall’Unione) sottoscriveranno nella Capitale italiana una dichiarazione per il rilancio del progetto europeo, anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, offre il proprio contributo al dibattito, perché non vuole “assolutamente rassegnarsi alla disgregazione” dell’Ue, né “darla vinta ai populisti”. E lo fa dicendo di “sì all’Unione europea a due velocità”, prendendo atto che “è inutile cercare un’unanimità che non ci sarà” sul documento da lei stessa promosso per rafforzare l’integrazione, ma allo stesso tempo rifiuta l’idea di un’Ue da cui “ognuno prenda ciò che vuole”, riducendola a un’istituzione “à la carte”.

    Le idee per il futuro dell’Ue – sia proposte da attuare a trattati vigenti che modifiche delle regole per arrivare a una “Federazione europea di Stati” – sono contenute nella relazione che un gruppo di “eurosaggi”, nominato dalla stessa presidente, ha preparato sulla base degli spunti raccolti con la consultazione pubblica voluta lo scorso anno da Boldrini, nella convinzione che “la partecipazione”popolare sia l’unico modo per procedere a una “necessaria condivisione di sovranità”, senza però che i cittadini sentano allontanarsi il loro potere di controllo democratico.

    La relazione, ha promesso l’inquilina di Montecitorio, sarà inviata ai vertici delle Istituzioni europee e ai presidenti delle Assemblee parlamentari dei Paesi membri, al fine di alimentare il dibattito per rendere le celebrazioni del 25 marzo un’occasione di rilancio per una nuova Ue. Ecco le proposte raggruppate per aree tematiche.

    Identità europea – Secondo il gruppo di saggi, presieduto dal direttore della School of Law dell’Università Luiss di Roma, Enzo Moavero Milanesi, dalla consultazione è emersa la necessità di rafforzare l’identità europea. In quest’ottica, secondo Boldrini serve una definizione di una vera e propria “cittadinanza europea”che non sia “un semplice attributo” dell’appartenenza a uno Stato membro. L’identità europea, però, può essere rafforzata anche con soluzioni più immediatamente percorribili, come quelle illustrate da un’altra componente del gruppo di saggi, la docente di sociologia de La Sapienza Arianna Montanari. Ad esempio, si può indire il 9 maggio come giorno festivo in tutti i Paesi membri per celebrare l’atto di nascita dell’attuale Ue, ovvero la dichiarazione con cui l’allora ministro degli Esteri francese, Robert Schumann, nel 1950 propose di fondare la Comunità europea del carbone e dell’acciaio. Parallelamente, ha indicato ancora la docente, si potrebbe inserire “la storia, la geografia e il diritto dell’Ue nei programmi scolastici”, pensare  a istituzionalizzare l’iniziativa autonoma della schermitrice Elisa Di Francisca conl’introduzione sistematica “dalla bandiera e dell’inno dell’Uenelle competizioni sportive” che coinvolgano atleti europei, o ancora all’istituzione di “un vero e proprio Servizio civile europeo”, al “rafforzamento del programma Erasmus+” e all’apertura di “Istituti europei di cultura” per diffondere la storia dell’Ue negli altri Paesi.

    L’Europa sociale – Il recupero della dimensione sociale è un altro punto cardine per recuperare il rapporto con i cittadini. A questo contribuirebbe l’istituzione di un “reddito di dignità erogato dall’Unione europea”, che da tempo Boldrini propone e nella parte della relazione illustrata dall’ex ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, viene definito “reddito minimo di inclusione”. La misura andrebbe affiancata da un “sussidio europeo di disoccupazione” e da una “rigorosa applicazione della clausola sociale orizzontale”, già prevista dai trattati (art. 9 del Tfue) per bilanciare gli effetti sociali di tutte le politiche europee ma, denuncia Giovannini, “rimasta inapplicata”. Altra proposta ambiziosa è quella di estendere il Piano Juncker agli “investimenti sociali” e a quelli “sul capitale umano” in particolare.

    Bilancio Ue – Per realizzare tutti gli interventi in materia sociale, sottolineano i saggi, bisogna “rafforzare il bilancio Ue”, ma rimane “essenziale che il carico fiscale complessivo resti assolutamente invariato”. L’arduo obbiettivo, suggeriscono, si può raggiungere a partire dalle indicazioni contenute nel rapporto del gruppo di lavoro sulle risorse proprie dell’Unione europea presieduto dall’ex presidente del Consiglio Mario Monti. Sempre per garantire maggiori risorse, proseguono, si può trasformare il Meccanismo europeo di stabilità, il cosiddetto ‘fondo salva Stati’, in “uno strumento di bilancio dell’Eurozona”.

    Fisco – Per mitigare invece gli effetti della globalizzazione, l’indicazione è di “perseguire un maggior coordinamento tra i sistemi fiscali nazionali” per ridurre il dumping tra Paesi membri in questo ambito, e sostenere “un’iniziativa forte nei confronti delle società multinazionali” che sfruttano le pieghe normative dei vari stati per pagare meno imposte.

    Immigrazione – La gestione comune dei flussi migratori è una delle principali richieste avanzate dai cittadini nella consultazione. Le proposte presentate nella relazione suggeriscono di “istituire l’Agenzia europea d’asilo” per “gestire i programmi europei di redistribuzione”. I piani di reinsediamento, si legge nel report, “devono essere obbligatori” e comprendere “azioni per l’integrazione e l’inclusione” dei rifugiati, ma anche “per i rimpatri” di chi non ha diritto alla protezione internazionale. Il regolamento di Dublino va poi rivisto per assicurare “il superamento del principio dello Stato di primo approdo”, obbligato a farsi carico da solo dei migranti che arrivano sul proprio territorio.

    Difesa – Il settore della difesa è quello dal quale ci si attendono novità a breve. “Per ora è impensabile avere un unico esercito europeo”, riconoscono i saggi nella relazione, ma vedono spazi per una “cooperazione strutturata permanente” – strumento indicato a Eunews anche da Nathalie Tocci, la consulente speciale dell’alta rappresentante Ue Ferica Mogherini, e confermato dalla ministra della Difesa Roberta Pinotti. La relazione suggerisce poi la “creazione di un’Accademia militare europea” per formare gli ufficiali, e indica come “indispensabile impostare una standardizzazione degli armamenti, necessaria per ridurre i costi e per rendere più efficaci gli assetti militari europei”. L’istituzione di “uno stato maggiore europeo al comando di forze armate sufficienti” per le operazioni Ue completa il quadro delle proposte relative alla difesa.

    Sicurezza– Anche in materia di sicurezza, secondo la consultazione pubblica della Camera, i cittadini chiedono risposte a livello comunitario. In  questo ambito, Simone Fissolo, presidente della sezione italiana della Gioventù federalista europea, ha illustrato le proposte degli eurosaggi. L’invito è ad allargare al settore penale – in particolare per i reati legati al terrorismo e alla criminalità organizzata – le competenze della Procura europea, che è prevista dai trattati per tutelare gli interessi economici dell’Ue, ma fatica ancora a vedere la luce. Una seconda proposta riguarda poi“la creazione di un’Agenzia di intelligence a livello Ue”, da da realizzare in parallelo al “potenziamento del ruolo di Europol ed Eurojust, che vanno sottoposte al controllo democratico da parte del Parlamento europeo”.

    Comunicare l’Ue–Un altro aspetto sui cui la relazione si sofferma è la necessità di sviluppare “un’opinione pubblica europea”.Una delle idee illustrate dalla giornalista Rai Tiziana Di Simone, e contenute nella relazione,prevede di lanciare “una campagna #BastaBufale e #BastaFalsi sulle decisioni, sulle normative e sulle istituzioni Ue”.Un ulteriore suggerimento riguarda l’organizzazione, al termine di ogni riunione del Consiglio in qualsiasi formazione, di “un’unica conferenza stampa congiunta dei vertici delle istituzioni Ue e dei vari Stati, rinviando in un momento successivo le conferenze stampa dei singoli Paesi”. Al contempo, indicano i saggi, bisogna comunicare meglio e con maggiore visibilità il contributo economico dell’Ue nei vari progetti che finanzia, e “rafforzare la comunicazione online attraverso i social media”.

    L’Europa federale – Se fin qui la maggior parte delle proposte sono realizzabili “a trattati vigenti”,l’obiettivo finale, ha ricordato Boldrini,rimane però quello di “un’Europa federale”. In prospettiva, i saggi indicano dunque la necessità di scrivere “un nuovo Trattato”. Il compito spetta al Parlamento europeo, ha spiegato Virgilio Dastoli, presidente del Consiglio italiano del Movimento europeo. Il Testo dovrebbe essere poi ratificato secondo i dettami costituzionali di ogni singolo Stato membro, ma “alla fine è ineludibile un responso popolare” indica la relazione. Serve “un referendum in tutti i Paesi, da tenersi contestualmente il medesimo giorno”, per dare piena legittimazione popolare alla nuova Costituzione europea. L’assetto federale dovrebbe attribuire al Parlamento Ue “pieni poteri legislativi”, incluso “un diritto di iniziativa in caso di carenza della Commissione”. Quest’ultima diventerebbe “un vero governo europeo, legato da un vincolo democratico e fiduciario al Parlamento europeo”. Il Consiglio dovrebbe essere “vincolato al suo ruolo di eminente istanza che discute e indica gli orientamenti strategici”, trasformandosi in una “sede di dibattiti semestrali sulle grandi priorità politiche”. Andranno previste poi “opportune forme di coinvolgimento dei Parlamenti nazionali” e regionali. Bisognerà disporre “un bilancio federale, con una dimensione coerente con gli obiettivi comuni e le cui entrate siano tributi europei, rigorosamente sostitutivi dei corrispondenti tributi nazionali”. Un’Europa così, ha indicato Boldrini parafrasando Altiero Spinelli, “non può essere solo un’ispirazione, ma una prospettiva concreta per la quale dobbiamo agire, e agire ora”.

    Tags: 60° trattati di romaBoldriniconsultazioneeuropa a due velocitàeurosaggigruppo saggiRoma 2017trattati

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