Bruxelles – Con Gruppo di Visegràd (o V4) si intende un’alleanza informale risalente al 1991 tra i governi di quattro Paesi – Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, entrati nell’Unione durante il big bang enlargement del 2004 – che prende il nome dall’omonimo castello ungherese, sede dei primi incontri. Il gruppo V4 non ha mai rappresentato un’unità di intenti tra i quattro governi, spesso divisi, ma ha assunto rilevanza a livello europeo a causa del suo netto rifiuto di accettare i programmi di ridistribuzione dei migranti proposti da Bruxelles. Analizziamo insieme come la situazione nei quattro Paesi si stia evolvendo, soprattutto in relazione alle imminenti elezioni del Parlamento europeo del 26 maggio.
Polonia
Con una popolazione di oltre quaranta milioni di persone, la Polonia è il più grande tra i Paesi della cosiddetta ‘Nuova Europa’, entrati nell’Unione nel 2004. Grazie alle riforme iniziate subito dopo la fine del comunismo, il Paese ha conosciuto una rapida crescita economica, che è solo aumentata a seguito dell’ingresso nel mercato unico. Ciò ha reso i polacchi una delle popolazioni più pro-europeiste del continente.
Nonostante ciò, il partito euroscettico e populista Diritto e Giustizia (PiS) ha preso il potere nel 2015, iniziando una dura battaglia con Bruxelles a causa del suo tentativo di accentrare il potere in Polonia, in modi spesso poco trasparenti o del tutto illegali. Il PiS continua a godere comunque di un buon supporto popolare, grazie soprattutto alle sue generose politiche di welfare, che incontrano il favore delle fasce più deboli della popolazione.
Per cercare di contrastare il PiS in vista delle elezioni europee, il principale partito di opposizione (Piattaforma Civica, PO, un partito di destra liberale) ha creato la Coalizione europea (KE) insieme ad altri quattro partiti, che spaziano dai Verdi, ai socialdemocratici dell’SLD, ai liberali Nowoczesna fino all’agrario Partito popolare polacco. Lo scopo della coalizione è di indebolire il PiS in vista delle elezioni parlamentari, che si terranno il prossimo autunno. Perciò, la campagna per le europee si è concentrata quasi esclusivamente su questioni di natura nazionale.
La maggior parte delle previsioni pre-voto vede un testa a testa tra il partito di governo e la KE, con il primo in lieve vantaggio – attorno al 41% – e la seconda subito a seguire al 39%. A meno che i vari populismi europei non creino un nuovo gruppo euroscettico al Parlamento europeo, i 22 seggi vinti dal PiS andrebbero all’Alleanza dei Conservatori e Riformisti europei; i 22 conquistati dalla KE, invece, verrebbero divisi tra il PPE, l’S&D, l’ALDE e i Verdi europei. Gli altri voti andrebbero agli outsiders Woisna (‘Primavera’, partito progressista e social-liberale) e al partito populista Kukiz’15.