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    Home » Cronaca » Sigarette elettroniche, Regno Unito e Nuova Zelanda le propongono per diminuire la dipendenza da fumo

    Sigarette elettroniche, Regno Unito e Nuova Zelanda le propongono per diminuire la dipendenza da fumo

    Tra le proposte inglesi per il 2030, la prescrizione negli ospedali per aiutare i pazienti a smettere. A Wellington c’è invece già una legislazione di riferimento

    Lena Pavese di Lena Pavese
    24 Maggio 2022
    in Cronaca

    Bruxelles – Prescrivere le sigarette elettroniche per aiutare i fumatori a smettere o a diminuire la loro dipendenza. È tra le proposte del Regno Unito per una società libera dal fumo entro il 2030, l’ambizioso obiettivo che punta a rendere il fumo tradizionale ‘obsoleto’, riformando la regolamentazione di tutti quei dispositivi a tabacco senza combustione, al centro di una delle sessioni dell’evento ‘The E-Cigarette Summit USA’.

    La prescrizione delle sigarette elettroniche è inclusa nella roadmap pubblicata dal governo inglese nel 2020 che, come spiega Ann McNeil, docente di Dipendenza da tabacco del King’s College di Londra, “punta a ridurre il consumo del tabacco”. “Dal 2023-2024, a tutte le persone che accedono in ospedale e fumano viene offerto un programma a lungo termine del NHS (il servizio sanitario nazionale inglese, ndr) per smettere, adattato per chi è in gravidanza. C’è anche il supporto psicologico di specialisti – ha continuato l’esperta – e il programma prevede di includere anche l’opzione per i fumatori di passare alle sigarette elettroniche mentre sono assistiti dalle strutture ospedaliere”. “Perché ogni tipo di fumo è dannoso, ma chi usa le e-cig potrebbe smettere completamente”, ha scandito McNeil.

    A ciò si accompagna la volontà di “lavorare per ridurre l’appeal delle sigarette elettroniche e dei dispositivi con nicotina nei giovani e portare l’età dell’acquisto dei prodotti del tabacco da 18 a 21 anni”. Secondo McNeil, però, non ci sarebbe nessuna politica di riduzione della nicotina.

    La docente ha inoltre descritto, nel corso dell’evento, il panorama legislativo sul tabacco: “L’americano ‘Healthy People 2030’ punta a ridurre l’uso attuale del tabacco negli adulti; in Europa si va per il ‘Piano europeo di lotta con il cancro’ per arrivare al 5 per cento delle persone ‘tobacco-free’ nel 2040. In Nuova Zelanda, si ambisce a ridurre al 5 per cento la popolazione dei fumatori nel 2025”.

    Anche la Nuova Zelanda è stata oggetto di una delle sessioni del summit. Dal 2020 vige una delle prime normative sul fumo elettronico. L’obiettivo è “di trovare un equilibrio tra il dare la possibilità a chi vuole smettere con le sigarette di passare a prodotti alternativi meno dannosi e salvaguardare il consumatore da prodotti non ancora certificati”, ha spiegato Ben Youdan, direttore della Youdan Consulting. “Questa legislazione è molto chiara. Aiuta chi vuole abbandonare il fumo tradizionale ma vuole anche evitare di incoraggiare i giovani verso i nuovi dispositivi elettronici”, ha proseguito.

    La politica neozelandese sul fumo elettronico si basa infatti su alcuni principi quali pesanti restrizioni sul marketing, un particolare sistema di vendita al dettaglio, il divieto parziale sulle sostanze aromatizzate nelle e-cig, l’obbligo di protocolli di sicurezza e report sugli effetti avversi, il divieto sul tabacco a uso orale, il cosiddetto ‘snus’, e l’utilizzo di campagne informative sulle sigarette elettroniche e per smettere di fumare. Youdan ha aggiunto: “È vero che incoraggiare i prodotti a rischio ridotto può far avvicinare i giovani al vaping, ma se andiamo a vedere i dati, la prevalenza di questi nuovi ‘svapatori’ evidenzia che solo il 3 per cento non aveva mai fumato, mentre quasi l’80 per cento era già un fumatore abituale”.

    Tags: fumoNuova ZelandaRegno Unitosigarette elettronichesnustabacco riscaldatovaping

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