Bruxelles – Giù le mani dai fondi di coesione. Questi miliardi di euro non dovranno finire sull’altare sacrificale della risposta all’emergenza caro-energia, e questo vale soprattutto per l’Italia. Il Paese, solo per il suo Mezzogiorno, ha circa 31 miliardi per il ciclo di bilancio 2021-2027, il 71 per cento del totale assegnatole. Risorse da usare per ridurre il divario con il centro e soprattutto il nord, ricorda Elisa Ferreira. “Vogliamo che le politiche di coesione restino concentrati sulla convergenza” dei territori, per portarli allo stesso livello di crescita e competitività, sottolinea in occasione della settimana delle città e regioni europee. “Nel caso dell’Italia, sappiamo che ci sono questioni storiche che le impediscono di essere competitiva”, sottolinea riferendosi alla questione meridionale, e invita a non ri-orientare la dote finanziaria portata dall’Europa.
Ovunque, Italia compresa, “non vogliamo mettere a repentaglio le risorse per il periodo 2021-2027”. Da qui l’invito, a questo punto per il nuovo esecutivo nazionale in via di formazione, a fare bene le scelte del caso. “Quando parliamo della questione energetica è chiaro che le politiche di coesione non sono solo l’unico strumento a disposizione” per far fronte al problema. Cita la strategia RepoweEu, e i piani di ripresa concordati con la Commissione, sostenuti dal Recovery fund, su cui comunque, nel caso tricolore, aleggiano dubbi.
Il rapporto annuale sulle città e le regioni 2022, visto in anteprima da Eunews, sembra criticare la cabina di regia di Mario Draghi. Solo l’1 per cento degli enti locali afferma di essere stato “pienamente coinvolto” nella stesura del piano nazionale di ripresa, mentre un 7 per cento è stato coinvolto “parzialmente”. Risultato: otto enti locali su dieci (79 per cento) dichiarano di “non essere stato coinvolto ma informato dal governo” sulle misure messe a punto. “Il rischio principale di un approccio troppo centralizzato è che gli obiettivi dei piani non rispondano in modo efficace alle diverse necessità sul campo”, specie nelle regioni più arretrate. Draghi ha puntato molto sul Mezzogiorno, ma senza un adeguato coinvolgimento si potrebbe avere un ampliamento del divario.
Intanto dal Comitato europeo delle regioni arriva l’invito a non desistere dagli sforzi per più rinnovabili e promozione dell’efficienza energetica. “La transizione verde non ha la stessa risposta rapida” di altri strumenti per rispondere alla crisi energetica, ammette il presidente Vasco Alves Cordeiro. “Ma prepara meglio e in modo più consistente le regioni per far fronte alla sfida”.