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Bruxelles lavora al Club sulle materie prime critiche e cerca la sponda di Washington
Ursula von der Leyen e Joe Biden

Bruxelles lavora al Club sulle materie prime critiche e cerca la sponda di Washington

La conferma nel Piano industriale per il Green Deal, a marzo arriverà il Critical Raw Material Act con un elenco di almeno una trentina di materie prime considerate critiche per la produzione di tecnologie pulite

Bruxelles – Un club di partner affidabili sulle materie prime critiche per garantire un approvvigionamento globale e sostenibile e conveniente di materie prime essenziali per la doppia transizione verde e digitale. Litio, cobalto, tungsteno, gallio, silicio metallico per i semiconduttori e platino per le celle a idrogeno e le celle elettrolitiche: sono tutte materie prime che l’Ue considera critiche e strategiche per la produzione di tecnologie pulite necessarie alla transizione, ma su cui è quasi completamente dipendente da Paesi terzi, come la Cina.

Nel quadro del ‘Critical Raw Material Act’, la legge europea sulle materie prime critiche che Bruxelles dovrebbe presentare il prossimo 8 marzo, l’esecutivo comunitario dovrebbe presentare i dettagli dell’idea di dar vita a un club delle materie prime critiche con partner che la pensano allo stesso modo – dagli Stati Uniti all’Ucraina – per rafforzare collettivamente le catene di approvvigionamento e diversificare dai fornitori unici. L’intenzione è stata confermata anche ieri, scritta nero su bianco nella comunicazione adottata dal collegio a guida von der Leyen relativa al Piano industriale per il Green Deal, pensato con l’obiettivo di spianare la strada a un’industria a zero emissioni. Un Piano che per Bruxelles altro non è se non una risposta al piano di sussidi per le tecnologie verdi da quasi 370 miliardi di dollari, l’Inflation Reduction Act (Ira), varato dall’amministrazione statunitense e che secondo Bruxelles può svantaggiare le imprese europee.

Nella comunicazione si legge che l’intenzione è quella di “lavorare con partner che condividono la stessa idea per creare un “Club delle materie prime critiche per garantire un approvvigionamento globale sicuro, sostenibile e conveniente di materie prime essenziali per la nostra transizione verde e digitale con una base industriale competitiva e diversificata”. Il Club dovrebbe dunque sviluppare principi per riunire i “consumatori” di materie prime e i Paesi ricchi di risorse e promuovere la cooperazione per consentire ai Paesi in via di sviluppo ricchi di risorse di risalire la catena del valore.

Pochi ancora i dettagli, se non che il club dovrebbe essere un’iniziativa sostenuta anche dal governo statunitense e che dovrebbe riflettere il lavoro della partnership Usa già avviata sul fronte dei minerali (a cui l’Unione europea ha aderito insieme ad altri Stati membri, tra cui Italia, Francia e Germania). A quanto si apprende da fonti diplomatiche, all’interno della Commissione europea il club sarà gestito da due diverse direzioni generali: quella che si occupa del commercio (DG Trade), che starebbe lavorando a una comunicazione non vincolante ma con linee guida che andranno a individuare le partnership necessarie e indirizzare le politiche commerciali che riguardano minerali e materie prime critiche; e poi la direzione generale che si occupa di Mercato interno, industria, imprenditoria e PMI (DG Grow) che dovrebbe invece lavorare a un regolamento vero e proprio per stimolare e accelerare la trasformazione in chiave di autonomia strategica per quanto riguarda la produzione, l’assemblaggio e il riciclo di materie prime sensibili e altri minerali.

Sulle materie prime critiche l’Unione europea è già impegnata in una partnership bilaterale con il Canada, il club dovrebbe seguire gli stessi obiettivi ma su un piano multilaterale. La corsa all’approvvigionamento di materie prime per l’Unione europea passa anche attraverso il rafforzamento degli accordi commerciali, ovvero uno dei quattro pilastri della piano per l’industria verde presentato ieri. Bruxelles vuole rafforzare le partnership commerciali strategiche con quei Paesi che possono aiutare l’Unione nella corsa alle materie prime. L’esecutivo comunitario è al lavoro per concludere accordi con Messico, Cile, Nuova Zelanda e Australia. Il Cile è il secondo produttore al mondo di litio, impiegato per le batterie, e anche l’Australia ne è uno dei maggiori produttori al mondo. Al vaglio anche un accordo con il Messico e la ripresa delle trattative con il blocco del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) sospese dal 2019.

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