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    Home » Politica » Italia, la sfida dopo il via libera alle colonnine elettriche: tanti punti ricarica in poco tempo

    Italia, la sfida dopo il via libera alle colonnine elettriche: tanti punti ricarica in poco tempo

    Il Consiglio dell'Ue approva in via definitiva il regolamento per la mobilità pulita. Per il Paese le stazioni ogni 60 km vuol dire un centinaio di punti funzionanti entro il 2025

    Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
    25 Luglio 2023
    in Politica

    Bruxelles – Avanti con la mobilità sostenibile. Il Consiglio dell’Ue ha approvato in via definitiva  la proposta di regolamento per l’installazione di stazioni di ricarica lungo la rete stradale e autostradale europea. Una rivoluzione che inizia subito, venti giorni dopo la pubblicazione su gazzetta ufficiale dell’Ue, prevista “dopo l’estate”, fa sapere la presidenza spagnola di turno del Consiglio. Bisognerà fare in fretta, per essere pronti nel 2025, e questo implica mettersi al lavoro. Per l’Italia vuol dire oltre 60 stazioni per auto e furgoni.

    In base all’accordo uscito dal Consiglio, e già approvato dal Parlamento Ue, dal 2025 dovranno esserci stazioni di ricarica rapida di almeno 150 kW per autovetture e furgoni ogni 60 chilometri lungo i principali corridoi di trasporto dell’Ue, la cosiddetta ‘rete transeuropea dei trasporti (Ten-T)’. Sempre a partire dal 2025 stazioni di ricarica per i veicoli pesanti con una potenza minima di 350 W dovranno essere installate ogni 60 chilometri lungo la rete centrale stradale e autostradale e ogni 100 chilometri (anziché 120 chilometri, come richiesto dal Parlamento) sulla rete globale, arrivando a coprire l’intera rete entro il 2030. Mentre a partire dal 2030, stazioni di rifornimento di idrogeno sia per le autovetture che per gli autocarri dovranno essere installate in tutti i nodi urbani e ogni 200 km lungo la rete centrale Ten-T.

    Per l’Italia mettersi in regole vuol dire intervenire sui due corridoi europei che interessano il Paese, soprattutto il corridoio ‘Scandinavia-Mediterraneo’ e il corridoio ‘Mediterraneo’. Il primo di questi due vale, per lo Stivale 2.447 chilometri. Conformarsi alle nuove disposizione in vigore da dopo l’estate vuol dire per l’Italia realizzare all’incirca 41 stazioni di ricarica rapida per auto e furgoni, 1 ogni 60 chilometri, più 41 punti di ricarica per veicoli pesanti con una potenza minima di 350 kW. Dunque da qui al 2025 l’Italia dovrà saper garantire un totale di oltre 80 stazioni pronte per l’uso lungo l’asse nord-sud del Paese. 

    A questo si aggiunge l’autostrada Torino-Venezia, che corre lungo il corridoio ‘Mediterraneo’. Qui le nuove regole vorrebbero dire altre 16 stazioni di ricarica (circa 8 ogni 60 chilometri per le due tipologie diverse di veicoli) per soddisfare l’asse ovest-est del nord del Paese. Un centinaio di stazioni di ricarica circa da realizzare nel giro di un anno e mezzo (senza considerare che l’Italia è interessata da altri due corridoi, il Reno-Alpi e il Baltico-Adriatico). L’impresa, certamente ambiziosa, rischia seriamente di non essere altrettanto realizzata, dati i tempi ristretti. Su cui incide anche l’incognita legata a permessi, autorizzazioni, appalti.

    L’Ue però intanto canta vittoria. Si dota di regole per un trasporto a prova di Green Deal. Ai governi il compito di tradurle in realtà nel rispetto di dettami e senza incorrere in procedure d’infrazione. Un compito valido soprattutto per l’Italia.

    Tags: italiamobilità elettricareti ten-tsostenibilitàtrasportiue

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